La Guerra in Ucraina rischia di riportare sugli scaffali i prodotti con l’olio di palma
Il conflitto bellico sta causando il rapido esaurimento delle scorte di olio di semi. Per l’industria alimentare questo è un grosso problema. Per non fermare le produzioni si potrebbero persino valutare opzioni “poco sostenibili”

Nei supermercati italiani l’olio di girasole - come anche quello di semi o di mais - è diventato merce preziosa. Le quantità disponibili sul mercato, a seguito della guerra scoppiata in Ucraina, sono sempre più limitate e così i prezzi volano inevitabilmente alle stelle. Per l’industria alimentare questo è un grosso problema, perché senza olio molte produzioni rischiano di bloccarsi, innescando inevitabilmente situazioni di crisi difficilmente gestibili.
E allora si valutano tutte le alternative disponibili al classico olio, e come in un film già visto compare di nuovo l’opzione olio di palma. Tale “risorsa”, il cui utilizzo è vietato nell’Unione europea dal 2007, viene identificato come cancerogeno e in grado di danneggiare i sistemi riproduttivi, degli animali come anche dell'uomo, ma una guerra come quella in corso potrebbe riportarla comunque sia in auge.

Le alternative per l’industria alimentare non sono poi tante. Il ministero dello Sviluppo Economico ha già dato il suo assenso per una temporanea modifica delle etichette. I vari produttori potranno sostituire l’olio di girasole con “altri grassi vegetali”, termine generico che potrebbe includere un po’ di tutto. Ad esser interessati sono tutti i prodotti che oggi contengono olio di girasole, e sono tantissimi. Questo "grasso vegetale" si trova comunemente in:
- bevande vegetali
- biscotti
- creme spalmabili
- merendine
- panna e besciamelle vegetali
- pasta ripiena
- pasta sfoglia
- patè
- pesto
- preparati per brodo
- prodotti da forno (sia dolci che salati)
- prodotti sott’olio (ortaggi, tonno, salmone ecc ecc)
- salse (sughi e anche maionese)
- snack e barrette
- zuppe pronte
L’industria dovrà dunquye impegnarsi, e scegliere rapidamente qualcosa che non alteri il sapore, l’aspetto e la consistenza dei propri prodotti, e l’olio di palma sembra al momento la scelta più logica… benché controversa. L’unico strumento a disposizione dei consumatori resta l’etichetta che, guerra o non guerra, dovrà indicare a chiare lettere il contenuto di un dato prodotto.
A cura di Roberto Zonca