La vita marina non dovrà più temere la plastica creata dall’uomo, sviluppata una versione biodegradabile ricca di nutrienti

Il nuovo materiale, sviluppato presso l’Università di Toky, riesce a decomporsi con un tasso del 25 per cento in appena 30 giorni. I residui di polirotassano, inoltre, possono supportare la vita marina

Foto Shutterstock
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TiscaliNews

Quando si parla di plastica, inevitabilmente, si pensa anche ai problemi ambientali riconducibili alla sua cattiva gestione. Si stima infatti che nell’ambiente si trovino al momento non meno di 150 milioni di tonnellate di questo materiale derivato dal petrolio, e ogni anno tale quantitativo aumenta, con gravissime conseguenze per gli ecosistemi terrestri e marini. L’annuncio dei ricercatori dell’Università di Tokyo lascia però sperare in un futuro migliore. Il team di ricercatori giapponesi, coordinato dal professor Shota Ando, ha infatti annunciato di aver creato un’innovativa plastica cinque volte più resistente alla frattura dei vitrimeri convenzionali e anche biodegradabile in acqua di mare.

Alta biodegradabilità e resistenza

Stando a quanto spiegato dall’equipe, il nuovo materiale - basato sulla resina epossidica Vitrimer Incorporato con Polirotassani (VPR) – ha mostrato una impressionante rapidità di riciclo chimico, soprattutto quando viene immerso in un solvente e riscaldato. Fondamentale anche la biodegradabilità in acqua salata, che sfiora il 25 per cento in soli 30 giorni. I frammenti residui, composti prevalentemente da polirotassano, potrebbero servire inoltre da nutrimento per la vita marina.

La nuova plastica possiede inoltre la capacità di autoripararsi, e di riassumere la forma originale una volta riscaldata. Tale caratteristica è stata efficacemente dimostrata attraverso un esperimento con una figura di origami: una gru che, dopo essere stata appiattita, ha recuperato la sua forma tridimensionale con un semplice riscaldamento.

Possibili utilizzi in altri settori

Il VPR usato dagli scienziati giapponesi potrebbe rivoluzionare molteplici settori industriali. A detta dei ricercatori potrebbe cambiare sostanzialmente le pratiche per la manutenzione di strade e ponti, consentendo alle suddette strutture di ripararsi quando esposte a fonti di calore. Possibili utilizzi anche nel settore della moda, che potrebbe sfruttare la nuova tecnologia per dar vita a nuove linee di “abbigliamento modellabile”: immaginiamo ad esempio dei capi che si auto stireranno.

Fonte:
ACS Material Letters