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Pesce: i consigli del Wwf per portare sulle nostre tavole quello a minor impatto ambientale

Si sta consumando più pesce di quello che la natura è in grado di fornirci, così per soddisfare la domanda si usano tecniche di pesca impattanti a livello ambientale. Possiamo contrastare il fenomeno acquistando esemplari di pesce adulto, pescato vicino la nostra zona e certificato.

Anna Simonedi Anna Simone   

Cozze dell’Atlantico, calamari cileni, naselli senegalesi, merluzzi dell’Alaska: sono solo alcuni esempi del pesce che arriva sulle nostre tavole, di certo non a km zero nonostante l’Italia sia circondata da mare.
Ma non finisce qui. Gli stock ittici di tutto il mondo sono ai limiti del loro sfruttamento, a causa del forte aumento della domanda in questi ultimi decenni. Basti pensare che l’Unione europea rappresenta il principale importatore al mondo di prodotti ittici - oltre la metà dei quali proviene da Paesi asiatici, africani e da altri in via di sviluppo -, non fa eccezione l’Italia dove i due terzi della domanda nazionale è soddisfatta dagli oceani.

“La pesca nel Mediterraneo, soprattutto artigianale, stenta a sopravvivere per la concorrenza sleale di quella illegale, per la scarsità di risorse disponibili, oltre che per le scelte di consumo che si orientano sulle poche specie pregiate, trascurandone moltissime altre meno conosciute, ma buone da mangiare e a minor rischio di sovra sfruttamento. Inoltre, la maggior parte del pesce che acquistiamo non è stato pescato o allevato in maniera sostenibile e ciò comporta un impatto fortemente negativo sugli ecosistemi marini e sulla sopravvivenza delle specie” si legge sulla Guida Wwf al consumo responsabile di pesce.
Sono a rischio sia gli ecosistemi marini sia le comunità di pescatori locali che da essi traggono economia e sostentamento perché si pesca una quantità eccessiva rispetto a quanto l’oceano ne possa produrre: dopo i cambiamenti climatici, lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche è la seconda minaccia, in ordine di importanza, per i nostri oceani.

Cosa fare

Tutti noi possiamo agire - come suggerisce il Wwf - scegliendo di acquistare pesce sostenibile, che è sicuro a livello alimentare, aiuta la conservazione degli stock ittici nel lungo termine e contribuisce alla sussistenza di oltre 800 milioni di persone, che dalla pesca traggono sostentamento.
In concreto bisogna:

- Optare per il pesce locale, nel Mediterraneo è possibile scegliere prodotti della pesca locale e artigianale a “miglio zero”, basta chiedere  al pescivendolo le specie pescate in zona.

- Diversificare il pesce a tavola per una pressione più bilanciata sulle risorse marine. Nel Mediterraneo ci sono oltre 500 specie di pesce commestibili, ma solo una ventina sono quelle scelte abitualmente.

- Acquistare solo esemplari adulti per contribuire a ricostituire le risorse ittiche, visto che i pesci troppo giovani non hanno ancora avuto il tempo di riprodursi.

- Leggere l’etichetta per conoscere il nome completo del pesce, la sua provenienza, per sapere se è stato pescato o allevato, se si tratta di pesce fresco o scongelato.

- Cercare di acquistare pesce certificato MSC (Marine stewardship council), che certifica il pesce pescato secondo criteri di sostenibilità, oppure ASC (Aquaculture stewardship council) che certifica il pesce allevato secondo criteri di sostenibilità, o biologico, che garantisce una scelta secondo criteri di sostenibilità.

La scelta giusta

Il Wwf- sulla base dell’impatto che la pesca industriale ha sulle singole specie di pesce e sull’ambiente nel suo complesso - ha stilato una lista delle specie da mangiare e di quelle che sarebbe meglio evitare. Ecco qualche esempio.

Acciuga
L’acciuga è diffusa nel Mar Mediterraneo, nel Mar Nero e nell’Oceano Atlantico. Vive fino a 4 anni, in enormi banchi vicino alle coste e ha un elevato tasso riproduttivo perché si riproduce più volte durante l’anno. 
La salute degli stock ittici varia dell’area di cattura, quelli del Mediterraneo e del Mar Nero sono considerati pienamente sfruttati o sovra sfruttati, così come nell’Atlantico centro-orientale. In altre aree di cattura mancano informazioni.

Anguilla
L’ anguilla è diffusa dall’Islanda alle coste africane e in tutto il Mediterraneo. Vive in acqua dolce, ma al momento della riproduzione migra verso il mare dei Sargassi. Questo pesce è in forte declino, tanto da essere in pericolo di estinzione ovunque.

Baccalà
Il merluzzo atlantico o baccalà è la specie importata più nota nel mercato italiano. Gli stock ittici principali si trovano nell’Artico nord-orientale, nel mare di Norvegia e intorno all’Islanda, un tempo erano  abbondanti poi a causa del sovra sfruttamento dal 1990 sono collassati, lungo la costa della Groenlandia, dei “Grand Banks” in Canada e lungo tutta la costa orientale degli Stati Uniti, e ad oggi non si sono ancora ricostituiti.
È da evitare il baccalà proveniente dall’Atlantico nord-orientale Fao 27 e dall’Atlantico nord-occidentale Fao 21 perché pescato con ogni tipo di attrezzatura.

Cernia
Esistono numerose specie di cernie: nel Mediterraneo è presente la Cernia Bruna, diffusa anche nell’Atlantico e nell’oceano Indiano, altre sottospecie vivono nel Pacifico.
La maggior parte degli stock ittici è sfruttata o sovra sfruttata, inoltre in molte aree la sua presenza scarseggia, e la sua popolazione è segnalata  “in decrescita”. Il Wwf sconsiglia l’acquisto delle cernie perché sarebbe una scelta insostenibile a livello ambientale.

Cozze
Le cozze o mitili sono dei bivalvi che vivono filtrando il loro nutrimento dall’acqua di mare. In Europa vengono allevate su pali infissi nel fondale o su corde galleggianti sorrette da boe, quelle neonate vengono allevate su lunghe corde per essere poi rilasciate in mare per depositarsi sui fondali e crescere fino a dimensioni adatte al consumo.
In generale, la gestione degli allevamento di cozze in Europa è ancora in conflitto con la conservazione della natura, no nonostante si osservino alcuni miglioramenti ci registrano significative diminuzioni di questa specie.

Nasello
Esistono varie specie di nasello provenienti dal Mediterraneo, dall’Atlantico e dal Pacifico, tutte accomunate da una crescita lenta, infatti subisce gli effetti di una pesca eccessiva.
Solo alcuni stock in Nuova Zelanda (M. australis), nord del Pacifico (M. productus) e Europa del Nord (M. merluccius) sono in buone condizioni, tutti gli altri sono in regime di sovra sfruttamento.

Orata
L’orata il “tipico” pesce mediterraneo, diffuso in tutte le acque calde e temperate costiere (salmastre).
In alcune regioni del Mediterraneo ci sono evidenze di gravi impatti della pesca su questa specie perché è pescata, soprattutto giovane, con reti a strascico, che causano un elevato tasso di catture accidentali, tra cui molte specie protette.  Anche la pesca artigianale con palangari e reti da posta e quella ricreativa con lenze di fondo esercitano una forte pressione sullo stock, pescando prevalentemente in periodo riproduttivo o sui giovanili. Secondo il Wwf  sono da evitare le orate provenienti dal mar Mediterraneo e mar Nero Fao 37 e Atlantico nord-orientale FAO 27.

Sogliola
La sogliola è presente nell’Oceano Atlantico, nel Mare del Nord, nel Baltico e nel Mediterraneo, lo stato degli stock ittici nel Mare del Nord e nel Canale della Manica sono generalmente in buono stato, mentre in tutte le altre regioni dalla zona dello Skagerrak/Kattegat all’Irlanda e al Mediterraneo gli stock sono pienamente sfruttati o in regime di sovra sfruttamento.

Abbiamo parlato di:
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Anna Simonedi Anna Simone   
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