Gesti quotidiani per salvare il pianeta: dal cibo alla moda, dal fumo ai rifiuti elettronici
Comportamenti virtuosi possono aiutare la sostenibilità contribuendo, anche grazie al progresso tecnologico e scientifico, al proprio e all’altrui benessere

Periodicamente davanti a disastri e calamità naturali l’opinione pubblica s’interroga sul futuro del pianeta. È accaduto con gli incendi in Amazzonia e con quelli, più recenti, in Australia. Preoccupano anche gli effetti delle emissioni di CO2, gli inquinanti, il clima che cambia.

UN ALBERO PER L’AUSTRALIA
In questo contesto chi può, cerca una soluzione, come Refurbed, una start-up tedesca del riuso hi-tech fondata da Peter Windischhofer, Kilian Kaminski e Jürgen Riedl e sbarcata anche in Italia. Davanti alle fiamme che divoravano ettari di foresta australiana Refurbed ha avviato una campagna in collaborazione con One Tree Planted per dare la possibilità, a chi acquista sulla sua piattaforma un prodotto hi-tech rigenerato, di piantare un albero in Australia, Madagascar, Nepal e Haiti. Nel lanciare la campagna i fondatori di Refurbed hanno spiegato d’impegnarsi personalmente nella vita quotidiana per ridurre al minimo il loro impatto ambientale utilizzando sul lavoro e nel privato prodotti rigenerati e andando al lavoro in bici o con i mezzi pubblici.

5 REGOLE PER SALVARE IL PIANETA
Per proteggere il pianeta da stress e inquinamento Refurbed ha pensato a cinque regole.
La prima: è importante cambiare la propria alimentazione riducendo il consumo di carne, mangiando prodotti di stagione, meglio se a Km 0 per ridurre l’impatto ambientale delle serre e le emissioni dovute al trasporto.

La seconda: non lasciarsi tentare dalle mode e dall’industria del fashion con abiti gettati via - spesso non smaltiti correttamente - per fare subito posto ad altri, da qui il consiglio di acquistare solo ciò di cui si ha veramente bisogno.

La terza: ridurre l’uso di oggetti monouso e di quelli con troppi imballaggi, quindi rifornirsi, portando da casa un contenitore, in negozi dove si vendono prodotti sfusi.

La quarta: no a fumo e droghe, dannosi non solo per la salute ma anche per l’ambiente. Un esempio sono i mozziconi di sigaretta che impiegano “moltissimi anni per decomporsi” o i laboratori che processano la cocaina e che ogni anno, secondo uno studio americano, spiega Refurbed, riversano nel suolo della regione delle Ande “10 milioni di litri di acido solforico, 16 milioni di litri di etere etilico e 8 milioni di litri di acetone”.

La quinta: optare, quando possibile, per prodotti rigenerati con prestazioni “equiparabili” a quelli nuovi e venduti a prezzi inferiori: “Risparmierete” spiega Refurbed “e avrete tolto dalla discarica un oggetto inquinante”, mentre in caso di elettrodomestici scegliere sempre quelli di classe energetica A+++. Refurbed è, infatti, consapevole che molte persone smaltiscono i rifiuti, in particolare i RAEE, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, in maniera scorretta gettandoli nell’indifferenziata, immettendo, così, nelle comuni discariche “qualcosa che può avere effetti tossici ed estremamente nocivi”, laddove liberarsi di un RAEE può anche voler dire liberarsi di qualcosa di prezioso. “I RAEE” spiega, infatti, Refurbed “possono, invece, essere rigenerati e tornare a nuova vita, garantendo ottime prestazioni equiparabili ai prodotti nuovi, oppure se ne possono recuperare importanti elementi come rame, zinco e persino oro e argento”.

VECCHI RAEE COME MINIERE D’ORO
il 6 febbraio ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha annunciato l’arrivo di ROMEO - acronimo di Recovery Of MEtals by hydrOmetallurgy - primo impianto pilota in Italia per il recupero di materiali preziosi da vecchi computer e cellulari grazie a un processo a temperatura ambiente e senza pretrattamento delle schede elettroniche.

ROMEO, spiega ENEA, trasformerà vecchi computer e cellulari in miniere d’oro. Ubicato nel Centro Ricerche Casaccia, a nord di Roma, l’impianto ha, infatti, una resa del 95% nell’estrazione dai RAEE di oro, argento, platino, palladio, rame e piombo. Secondo stime ENEA dal trattamento di 1 tonnellata di schede elettroniche sarà possibile ricavare 129 kg di rame, 43 kg di stagno, 15 kg di piombo, 0, 35 kg di argento e 0,24 kg di oro per un valore complessivo, al prezzo attuale di mercato, di oltre 10 mila euro. “I RAEE rappresentano una fonte di materie prime che potrebbe affrancare il nostro paese e l’Europa dalle importazioni provenienti da Cina, Africa e Sud America” spiega Danilo Fontana, primo ricercatore del laboratorio ENEA di tecnologie per il riuso, il riciclo, il recupero e la valorizzazione di rifiuti e materiali.
Grazie a questa tecnologia, conclude il ricercatore, l’industria potrà dotarsi di “processi eco-innovativi” che possano aiutarla a “completare la filiera del ciclo di trattamento dei rifiuti per far rimanere sul territorio materie prime strategiche come oro, terre rare, magnesio e cobalto, con tutti i benefici che ne conseguono in termini occupazionali, economici e sociali”. Per il futuro si pensa anche all’estrazione di “materiali ad alto valore aggiunto” da “magneti permanenti, batterie al litio a fine vita, sottoprodotti industriali, ceneri e catalizzatori esausti”.
RECUPERO DELLA PLASTICA DI FRULLATORI, PHON E MOUSE
Un’altra novità arriva da Milano dove il 31 gennaio durante un convegno su rifiuti elettronici ed economia circolare si è parlato di come migliorare il recupero delle plastiche dei RAEE. È stato, ad esempio, presentato un progetto del consorzio Ecolight, Stena Recycling Italia e del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università di Studi di Brescia sulla separazione e selezione delle plastiche di frullatori, phon e mouse, ciò che ha fatto registrare un aumento delle percentuali di riciclo delle plastiche leggere - quindi di maggiori quantità destinate al recupero -, il calo delle plastiche pesanti, con minori quantità da incenerire, e degli scarti nella frazione a resa metallica, con una migliore qualità, pertanto, dei materiali inviati a recupero.

I PIRATI DEI RAEE
I RAEE sono da tempo un grande business tanto da essere al centro di traffici illeciti su scala internazionale, di sfruttamento dei lavoratori, in gran parte minori dei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, mentre se mal gestiti possono costituire una fonte di inquinamento ambientale. I fenomeni di illegalità si registrano durante la raccolta, la gestione e il riciclo tanto da rendere necessarie attività di prevenzione e di contrasto. Diversi i dossier sul fenomeno come I pirati del RAEE, dossier del 2014 di Legambiente e CdC RAEE, il centro di coordinamento RAEE, con i pirati accusati di sottrarre al sistema virtuoso il 70% dei rifiuti.
Video
China: Streamlining Electronic Waste
CANNIBALIZZAZIONE DEI RAEE
Altro fenomeno, e che provoca danni ambientali ed economici, è la cannibalizzazione che consiste nella sottrazione di parti e apparecchiature di maggiore valore economico. Secondo un’indagine di ASSORAEE, l’associazione recupero apparecchiature elettriche ed elettroniche, ed EERA, l’associazione europea dei riciclatori di apparecchiature elettroniche, la cannibalizzazione sottrae agli impianti italiani circa 19 mila tonnellate di materie riciclabili causando perdite superiori ai 14 milioni di euro l’anno e circa 170 milioni in ambito europeo.

I componenti sottratti, spiega l’indagine, variano a seconda del raggruppamento dei RAEE. Nel raggruppamento R1 – Freddo e Clima, di cui fanno, ad esempio, parte frigoriferi, scaldabagni, congelatori, condizionatori, altre apparecchiature refrigeranti – il 40% dei RAEE è privo dei compressori, il 24% dei cavi di alimentazione, il 9% della carcassa esterna e il 6% dei radiatori. Nel raggruppamento R2 - Grandi Bianchi e cui appartengono, ad esempio, lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, cappe, forni, cucine – il 16% è privo dei cavi e l’11% dei motori. Nel Raggruppamento R3 - Tv e Monitor e cui appartengono, ad esempio, televisori, schermi a tubo catodico, LCD o al plasma, schermi pc – il 18% dei RAEE è privo dei gioghi di deflessione, il 12% di cavi e alimentatori e il 10% degli hard drive.

Nel raggruppamento R4 – che racchiude piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, utensili, giocattoli, home fitness, apparecchi di illuminazione, tostapane, aspirapolvere, telefonini, computer con unità centrale, mouse e tastiera, stampanti, fax, giochi elettronici, ventilatori, asciugacapelli, ferri da stiro, macchine per cucire, friggitrici, telefoni cellulari, videoregistratori, frullatori, apparecchi radio – il 27% dei RAEE è privo di hard drive, il 24% di schede elettroniche (24%) e il 18% di cavi e alimentatori.

Un esempio di impatto ambientale è quello di un RAEE privato di compressore e che a sua volta rilascia nell’atmosfera, ad esempio, i gas dei circuiti refrigeranti di frigoriferi e congelatori, come i gas CFC e HCFC tipici dei vecchi modelli. L’indagine ha stimato che nel 2018 la cannibalizzazione dei compressori dei frigoriferi ha provocato emissioni per 580 mila tonnellate di CO2, l’equivalente di oltre 300 mila automobili. “I RAEE” spiega, ad esempio, l’Unione Nazionale dei Consumatori nella sua guida sul corretto smaltimento dei RAEE “contengono sostanze inquinanti: i circuiti refrigeranti e le schiume isolanti dei vecchi frigoriferi, ad esempio, contengono gas lesivi per l’ozono come i CFC (clorofluorocarburi); nei tubi catodici dei televisori un po’ datati si trova il piombo, mentre molte sorgenti luminose contengono mercurio. Tutte sostanze dannose per l’ambiente e per l’uomo”.
SMALTIRE I RAEE
La guida dell’Unione Nazionale Consumatori raccomanda, in generale, di non gettare mai i RAEE nell’indifferenziata; di non abbandonarli nell’ambiente; di non dimenticarli in casa; di portali alle isole ecologiche – chiamate anche centri di raccolta, piattaforme ecologiche, eco-centri, riciclerie – più vicine, ricordando che si tratta di strutture allestite dagli enti locali per la raccolta differenziata delle diverse tipologie di rifiuti urbani, fra cui i RAEE; di chiedere al proprio Comune o alla società che effettua per conto del Comune i servizi di gestione dei rifiuti urbani il ritiro a domicilio dei RAEE ingombranti. Senza dimenticare i benefici del decreto ministeriale uno contro uno che, in caso d’acquisto di un nuovo elettrodomestico, consente al cliente di “consegnare gratuitamente al negoziante quello da buttare” purché “equivalente”, ad esempio frigorifero per un frigorifero e lavatrice per una lavatrice.

Quindi, i benefici del decreto uno contro zero che permette di conferire presso grandi punti di vendita, anche se non si acquista nulla, RAEE di dimensione inferiore al massimo di 25 cm: i punti vendita saranno obbligati ad accettarli. Un modo intelligente per non disperdere nulla nell’ambiente.
Abbiamo parlato di:
Refurbed Website | Twitter | Facebook | Instagram
One Tree Planted Website | Twitter | Instagram | Pinterest | YouTube | LinkedIn
ENEA - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile Website | Twitter | Facebook | YouTube | LinkedIn
Ecolight Website | Facebook | Instagram | YouTube
Stena Recycling Italia Website | YouTube
Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale - Università degli Studi di Brescia Scheda
I pirati del RAEE Dossier
Legambiente Website | Twitter | Facebook | Instagram | YouTube | LinkedIn
CdC RAEE – Centro di Coordinamento RAEE Website | Twitter | YouTube | LinkedIn
ASSORAEE - Associazione Recupero Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche Website | Twitter | Facebook
EERA – European Electronics Recyclers Association Website | Twitter | Facebook
Unione Nazionale dei Consumatori Website | Twitter | Facebook | LinkedIn
Dove li butto? Guida