Impianti fotovoltaici sempre più accessibili, ma a sorpresa aumentano i guasti prematuri e i costi di manutenzione
Secondo la Wood Mackenzie quest’anno si dovrà metter mano su 4,2 GW di impianti che avrebbero dovuto funzionare senza problemi ancora per molti anni. E la situazione si aggraverà da qui al prossimo 2025, quando i pannelli da sostituire o “riparare” saranno 9 volte più numerosi
La componentistica necessaria per la costruzione di un sistema fotovoltaico risulta esser di anno in anno più accessibile. I costi per l’installazione di un impianto domestico di media potenza stanno di fatto toccando il minimo stodico, andando ben oltre le previsioni di settore. Secondo uno studio condotto dalla Wood Mackenzie, azienda globale di ricerca e consulenza specializzata nelle energie rinnovabili, il calo sarebbe da attribuire principalmente al crollo del costo dei moduli… e la diminuzione sarà più evidente nei prossimi anni. Entro il 2025 infatti, un sistema residenziale con moduli mono PERC, dovrebbe costare in media il 17 per cento in meno. A rendere gli impianti ancor più accessibili anche il crollo del prezzo di altre componenti, che subiranno nello stesso periodo una diminuzione dei costi compresa tra il 16 e il 20 per cento.
La notizia appare dunque positiva, quanto meno per i futuri acquirenti di un impianto fotovoltaico. C’è tuttavia un aspetto che rischia di rendere “nuvolose” le giornate di chi, spinto magari dal desiderio di ridurre il proprio impatto sull’Ambiente, o più semplicemente di tagliare i costi della propria bolletta, ha scelto già da anni di installare dei pannelli per la produzione di energia elettrica. Secondo la stessa Wood Mackenzie, quest’anno, ben 4,2 GW di impianti fotovoltaici dovranno fare conti con guasti prematuri, un totale annuo destinato persino a salire a 36 GW entro il 2025. Con l’aumento delle nuove installazioni, e il progressivo invecchiamento degli impianti più datati, cresceranno inevitabilmente anche gli interventi di manutenzione, revamping (ammodernamento) e repowering (potenziamento).
Allo stato attuale la maggior parte dei lavori di sostituzione riguardano l’inverter, responsabile di norma del 69 per cento dei guasti all’impianto. “Sebbene meno dell’1 per cento dei sistemi subisca guasti prematuri - ha evidenziato l’analista Leila Garcia da Fonseca - tra il 10 e il 12 per cento dei costi sono dedicati alla sostituzione degli inverter”: già oggi il 5 per cento degli impianti possiede inverter prossimi al fine vita. Questo numero toccherà quota 16 per cento (ben 227 GW complessivi) entro il 2025.
Gli interventi di sostituzione, spiega l’analista Daniel Liu, della Wood Mackenzie, sono particolarmente importanti in Europa, dove più di 16 GW di sistemi solari hanno attualmente oltre 10 anni di vita. Secondo gli esperti, adottando una pianificazione degli interventi sul lungo periodo, è probabile che i contratti di assistenza “tutto incluso” siano più convenienti di quelli che limitano gli interventi ad attività specifiche, e questo vale anche per gli impianti O&M (non residenziali). “Senza sistemi a portafoglio completo, la gestione della vegetazione - concludono gli analisti della Wood Mackenzie - i lavori di manutenzione correttiva e il lavaggio dei moduli sono spesso esclusi dal campo di applicazione, nonostante siano fondamentali per mantenere le prestazioni delle centrali solari”.