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“Governo investa sul progetto Flotta Green”, la presa di posizione dell'ex capo di stato maggiore Marina Militare

Secondo Giuseppe De Giorgi, l’impiego del “Gasolio Navale Verde” consentirebbe, oltre al risparmio sulle spese di petrolio, di ridurre fino al 26% le emissioni di anidride carbonica e di polveri sottili nell’aria, cooperando a toccare gli standard richiesti dall’Unione Europea sul contenimento delle emissioni dei gas serra

di Paolo Salvatore Orrù   
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L’80% delle merci viaggia via mare causando l’emissione di 2-3% della CO2 a livello globale. Un progetto della Marina Militare, avviato nel 2012 dall’ex capo di stato maggiore De Giorgi, prevedeva l’utilizzo di biocombustibili a basso impatto. Un progetto pilota in Europa che è stato interrotto nel 2016 per mancanza di fondi. Perché non riprenderlo?

Ammiraglio, la tutela ambientale è un tema cruciale  

“Lo sconvolgimento climatico non determina solo la perdita di ecosistemi a danno della fauna selvatica, cosa di per sé gravissima, ma può incidere anche sulla stabilità sociale e quindi sulla pace delle regioni maggiormente affette dalle sue conseguenze. Basti pensare alle tensioni per il controllo delle risorse idriche che andrebbero perdute con l’invasione delle falde acquifere da parte dell’acqua marina per l’innalzamento del livello medio del mare, oltre che alla perdita di territorio costiero di pregio, pensiamo al caso di Venezia e alle terre costiere dell’alto Adriatico. Fra le minacce che dovremo affrontare nel medio termine, si parla di effetti gravi già apprezzabili nel 2050, vi sono indubbiamente le conseguenze del riscaldamento globale per la crescita incontrollata dei livelli di CO2 e di altri gas nocivi nell’atmosfera”.  

La tutela del male gioca un ruolo fondamentale in questa sfida?

“Tra i maggiori contributori all’immissione di CO2 e di altri gas nocivi nell’atmosfera vi è il settore dei trasporti. La parte del leone la fa il trasporto marittimo, attore principale nel commercio mondiale. Più dell'80% di tutte le merci è trasportato via mare. Il settore marittimo consuma più di 330 MTOE (tonnellate petrolio equivalenti) all'anno ed è responsabile del 2-3% della CO2 a livello globale, 4-9% di emissioni di Ossido di Zolfo e 10-15% di Ossido di Azoto”.  

Quali sono gli elementi più inquinanti nel trasporto marino?  

“Nei motori marini vi sono le particelle di Zolfo contenute nei combustibili navali e rilasciate nell'atmosfera, in navigazione e in porto. L'applicazione di norme sempre più stringenti da parte dell’International Maritime Organization (Organismo dell’ONU per la regolamentazione del settore marittimo) renderà la gran parte del combustibile oggi prodotto fuori norma. Si stima che il 70% del combustibile non sarà rispondente alle norme in vigore dal 2025. Non possiamo quindi farci trovare impreparati vista la centralità del trasporto marittimo per l’economia nazionale”.  

Durante il suo mandato, quali progetti sono stati avviati per rendere le navi militari meno inquinanti? 

“Nel periodo 2012-2016 la Marina aveva assunto un ruolo di leader per la protezione dell’ambiente progettando nuove classi di navi dotate di sistemi avanzati per il contenimento delle emissioni nocive e sperimentando, su un crescente numero di navi della flotta, miscele di gasolio verde prodotto da oli vegetali e in prospettiva da microalghe. Siamo stati i primi a livello europeo a sperimentare e impiegare biocombustibile verde, prodotto in Italia, sulle nostre navi".  

Un progetto a impatto zero per le navi militari italiane?  

“Nel 2012, per volontà del mio predecessore l’Ammiraglio Binelli, l'ENI e la Marina Militare iniziavano una collaborazione per la produzione di un nuovo tipo di F76 (denominazione NATO del gasolio navale per uso militare) ottenuto utilizzando una miscela al 50% di Diesel verde e 50% di Diesel F76 fossile caratterizzata da un livello di zolfo di molto inferiore rispetto all'F76 normale, aderente alle più stringenti normative sulle emissioni EU, in grado di ridurre di oltre il 50% l'impronta CO2 rispetto all'F76 tradizionale. Nell’Aprile 2014, in riconoscimento dell’iniziativa e dal ruolo leader assunto dalla Marina italiana in Europa, la Marina USA, per mano del Segretario di Stato alla Marina On. Mabu, firmava un accordo di cooperazione con la Marina Militare, in materia di bio combustibili per uso navale”. 

Quel progetto perché non è andato avanti? 

“Visti i risultati incoraggianti e in sintonia con la politica del Governo italiano di maggiore attenzione alla tutela ambientale avevo fissato per la Marina Militare l’ulteriore estensione dell’impiego di miscele di F76 verde alla metà della Flotta entro il 2020. Purtroppo, nell’estate del 2016, con il termine del mio mandato alla guida della Marina Militare, tale direttiva veniva di fatto abbandonata per il triennio successivo, almeno sino al maggio del 2019, quando il Vespucci impiegava circa 30 tonnellate di gasolio verde. La speranza è che con la recente nomina dell’Ammiraglio Cavodragone come Capo di Stato Maggiore della Marina, l’attività di sperimentazione possa riprendere con rinnovato slancio”. 

Come si può rilanciare l’impegno della Marina Militare? 

“Un intervento del Ministro della Difesa a sostegno di tale iniziativa sarebbe certamente determinante per dare impulso e continuità alle attività di sviluppo e acquisizione di combustibili non fossili da parte della Marina Militare e delle altre Forze Armate, naturalmente ove possibile e applicabile. Una direttiva Ministeriale eviterebbe che con il periodico cambio dei vertici e delle loro sensibilità in materia, il lavoro e le risorse già investite rischino di andare disperse. Sarebbe un segnale importante anche dal punto di vista politico, coerente con le politiche a tutela dell’ambiente annunciate dall’attuale Governo”.

di Paolo Salvatore Orrù   
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