Come difendere gli animali domestici dalle insidie di avvelenamenti e intossicazioni
Non solo esche avvelenate o con altro materiale, i pericoli arrivano anche da situazioni accidentali, ad esempio le mura domestiche. Come comportarsi?

Fari sempre più puntati sugli avvelenatori di animali: il 12 luglio scorso il Ministero della Salute ha, infatti, emesso con un’ordinanza le nuove Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati, in Gazzetta Ufficiale dal 22 agosto.
Lo spargimento di esche e bocconi, reato penalmente perseguibile, costituisce un pericolo anche sotto il profilo ecologico, sanitario e d’incolumità pubblica. Il primo degli otto articoli del provvedimento vieta, infatti, a chiunque di “utilizzare in modo improprio, preparare, miscelare e abbandonare esche e bocconi avvelenati o contenenti sostanze nocive o tossiche, compresi vetri, plastiche e metalli o materiale esplodente, che possono causare intossicazioni o lesioni o la morte del soggetto che li ingerisce”, proibendo, altresì, “la detenzione, l’utilizzo e l’abbandono di qualsiasi alimento preparato in maniera tale da poter causare intossicazioni o lesioni o la morte del soggetto che lo ingerisce”.

AVVELENATORI DI ANIMALI
Perché vengono avvelenati gli animali, parliamo, quindi, degli avvelenamenti dolosi, pratica diffusa in tutta Italia? Dietro, spiega l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, ci sono cause come “dissidi tra vicini, il disturbo arrecato da animali randagi, la concorrenza tra cacciatori, l’eliminazione di animali predatori”. Un esempio su scala regionale è quanto emerso da un’indagine dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie sui casi di avvelenamento nel Triveneto tra il 2014 e il 2017 ai danni della fauna domestica e di quella selvatica, con i casi riguardanti la seconda giudicati “sottostimati, a causa delle difficoltà legate al ritrovamento delle carcasse nelle zone non urbanizzate”. Il 49% dei casi ha riguardato i cani, il 42% i gatti, il 5% le volpi, il 2% i volatili e il 2% altri animali. 1.300 i casi di sospetto avvelenamento da sostanze chimiche, di cui il 46% risultati positivi all’analisi tossicologica, 700, invece, i ritrovamenti di esche avvelenate sospette, risultate positive all’analisi tossicologica nel 38% dei casi.

ESCHE PERICOLOSE
Una classica esca sono i bocconi avvelenati, solitamente carne di pollo, cotenna, salsicce o granaglie, mescolate a sostanze pericolose. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie spiega come per confezionarli vengano principalmente utilizzate tre sostanze: i rodenticidi anticoagulanti, la metaldeide e i carbammati. I primi, usati per la derattizzazione e che derivano da sostanze come il dicumarolo, l’indandione e il tiocumarolo, agiscono inibendo la coagulazione del sangue. La seconda, utilizzata nei lumachicidi o come combustibile e commercializzata sotto forma di granuli, pellet, polvere o liquido, agisce, invece, a livello del sistema nervoso, così come i carbammati, che siano in polvere, in granuli o liquidi, utilizzati come insetticidi e antiparassitari.

Oltre alle sostanze tossiche, i bocconi possono contenere “materiali taglienti, come pezzi di vetro e spilli, che si possono ritrovare all’interno di bocconi di formaggio, pesce o carcasse di uccelli”, spiega ancora l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, che in un opuscolo sugli avvelenamenti ricorda come anche dolciumi tipo torrone, cioccolato e uvetta mescolati a rodenticidi vengano utilizzati per la fabbricazione di bocconi avvelenati e con un rischio ulteriore: “Esche costruite in questo modo sono particolarmente pericolose anche per l’uomo: se un bambino difficilmente può essere tentato di addentare un’esca fatta con carne putrescente, potrebbe essere invece attratto da un pezzo di cioccolata o da un torroncino”.

PERICOLO AVVELENAMENTO
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha anche cercato di rispondere ai dubbi più frequenti tra i possessori di animali domestici. Ad esempio, se si trova un’esca avvelenata non bisogna toccarla senza guanti, mentre se l’animale presenta i segni di un possibile avvelenamento bisogna avvertire i servizi dell’Asl territoriale o la polizia provinciale, mentre l’area del ritrovamento dovrebbe essere delimitata per impedirne l’accesso fino all’arrivo delle autorità competenti.
Come riconoscere, invece, i sintomi di un possibile avvelenamento? “Un sospetto avvelenamento” spiega l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie “va gestito come un’emergenza. Purtroppo l’avvelenamento presenta spesso dei sintomi aspecifici che, salvo qualche eccezione, compaiono in maniera improvvisa. I più frequenti sono vomito, ipersalivazione, difficoltà respiratoria, tremori muscolari e sintomi nervosi come difficoltà a mantenere l’equilibrio, depressione e convulsioni. Ricorda! Se il tuo animale domestico presenta segni di un possibile avvelenamento contatta immediatamente il tuo veterinario di fiducia, o quello più vicino, anche se hai sospetti o conosci la natura della sostanza ingerita dall’animale”.

PREVENIRE GLI AVVELENAMENTI
Come si può, invece, prevenire un avvelenamento? E qua entrano in gioco l’educazione del proprio animale e alcuni accorgimenti che possono, comunque, ridurre le situazioni a rischio: “Educa il tuo cane/gatto a mangiare solo cibo offerto da te; fa’ attenzione durante le passeggiate per evitare che ingerisca cibo abbandonato; fa’ uscire il tuo cane/gatto solo dopo averlo nutrito, in modo che non si interessi ad altro cibo; individua le possibili fonti di avvelenamento accidentale presenti nell’ambiente domestico, e tienile lontane dalla portata dell’animale” conclude l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, che tempo fa ha realizzato proprio un video sugli avvelamenti.
Video
Avvelenamenti degli animali domestici
AVVELENAMENTI E INTOSSICAZIONI ACCIDENTALI
Ci sono, quindi, gli avvelenamenti e le intossicazioni di tipo accidentale, come quelli esposti in un manuale sulla prevenzione e la cura delle intossicazioni in cani e gatti a cura della dottoressa Francesca Assisi del Centro Antiveleni di Milano e redatto in collaborazione con la dottoressa Paola Moro del Centro Antiveleni di Milano, nonché della dottoressa Mila Nocentini, del dottor Andrea Leto, del dottor Gian Luca Autorino e del dottor Rosario Fico dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana. Nel manuale vengono, ad esempio, indicate le fonti a rischio come i prodotti domestici, i pesticidi, i farmaci, le piante e i fiori, gli alimenti, le punture e i morsi di animali.
Tra i prodotti domestici il manuale prende in esame i detergenti, i caustici, i solventi, il tabacco e il glicole etilenico. Tra i detergenti ci sono i prodotti schiumogeni come i detersivi per piatti a mano, per il bucato a mano o in lavatrice, lo shampoo, il bagnoschiuma, i saponi liquidi, i prodotti per l’igiene intima e le tavolette per il WC. Molto più aggressivi e potenzialmente ustionanti sono, invece, i caustici come i detersivi per pavimenti o superfici dure specialmente quelli con potere sgrassante e igienizzante. Tra i caustici pericolosi sono anche lo shampoo per auto, i detersivi per lavastoviglie, anche in capsule, i detersivi per lavastoviglie industriali, che contengono soda caustica, gli sgrassatori, i disincrostanti, gli anticalcare, i pulitori per metalli, i prodotti per la pulizia del forno, l’ammoniaca, l’acido muriatico, l’acido solforico, quello, ad esempio, della batteria delle automobili, la soda caustica, gli igienizzanti a base di ammoni quaternari, le pastiglie al cloro, gli additivi pretrattanti per tessuti e la candeggina, senza dimenticare, spiega il manuale, che le candeggine vendute come delicate o gentili, quelle, cioè, a base di perossido di idrogeno, sono in realtà più aggressive della candeggina classica, a base di ipoclorito di sodio, e che “per ingestione, possono danneggiare gravemente le mucose con lesioni a carico dell’esofago e dello stomaco”.

Tra i solventi vengono indicati l’acetone, i solventi per vernici come l’acqua ragia e il tricloroetilene, cioè, la trielina, la benzina, il gasolio e altri derivati del petrolio, che possono rappresentare una “fonte di intossicazione accidentale”. Queste sostanze, spiega il manuale, possono venire assorbite per via inalatoria causando “un’azione tossica sul sistema nervoso centrale, con difficoltà a mantenere la posizione eretta dovuta al cedimento delle zampe posteriori, con incoordinazione nei movimenti, barcollamento e sopore” oltre a “danni al cuore (aritmie), al fegato (epatiti) e ai polmoni dove causano una lesione della membrana alveolare, con edema polmonare e polmonite chimica”. Possono venire assorbite anche per ingestione causando, in tal caso, “vomito, salivazione, diarrea, alterazioni neurologiche, respiratorie, epatiche e cardiache con comparsa e peggioramento dei sintomi più gravi, anche dopo diverse ore dall’esposizione”.

I prodotti a base di tabacco, e quindi di nicotina, non sono solo le sigarette tradizionali, i sigari e il tabacco per pipa, ma anche i cerotti, i cosiddetti patch, alla nicotina - che s’applicano sulla pelle per limitare o neutralizzare i sintomi legati all’astinenza dopo aver smesso di fumare -, nonché il liquido per le sigarette elettroniche. “Le cartucce per le sigarette elettroniche” spiega il manuale “hanno una notevole concentrazione di nicotina, in più sono spesso aromatizzate e quindi più appetibili, sia per i cani, sia per i bambini: sono per questo molto più pericolose delle sigarette classiche”.

Senza dimenticare che una fonte di avvelenamento è anche la marijuana, un pericolo lanciato da tempo dai veterinari.

C’è, quindi, il glicole etilenico, solitamente di colore azzurro e sapore dolciastro e ch’è l’ingrediente principale dei liquidi antigelo, oltre a essere diffuso in ambito domestico. In caso d’ingestione, raccomanda il manuale, bisogna rivolgersi subito al medico veterinario.

Tra i pesticidi, dove non mancano i prodotti per il giardinaggio, il manuale segnala, invece, i repellenti - come, ad esempio, le piastrine antizanzare, lo zampirone e gli insettici spray -, i ratticidi, la stricnina, e la metaldeide e tra i farmaci il paracetamolo, i farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), gli antidepressivi, le benzodiazepine e gli antipertensivi.

Tra le piante e i fiori l’agrifoglio, l’amaryllis, l’anturio, l’azalea, il rododendro, la cycas, la dieffenbachia, la lantana, il lauroceraso, la nandina domestica o bambù sacro, l’ortensia, il mughetto, l’oleandro, il ricino, l’abro, la robinia o acacia, il ciliegio di Gerusalemme, la stella di Natale, il narciso, il giglio, l’edera, la phitolacca, il tasso, il vischio, lo zafferano falso e altro ancora.

Perché gli animali sono attratti dalle piante? Il manuale fa l’esempio delle piante di appartamento che i cani assaggiano per “integrare la dieta con la fibra contenuta nei vegetali, necessaria o per provocare il vomito o per migliorare il transito intestinale, ma anche solo per noia”. Poiché non sanno distinguere le piante utili da quelle velenose, è compito dei padroni, spiega il manuale, “evitare che entrino in contatto con quelle pericolose”, almeno negli appartamenti, spiegando come sia “buona norma conoscere il nome botanico e l’eventuale tossicità di ogni singola pianta” questo perché “nel caso di ingestione accidentale, sarà più facile intervenire con i presidi terapeutici più idonei”.

Un esempio di tipica pianta d’appartamento è la dieffenbachia, le cui foglie, radici e fusto, spiega il manuale, contengono “un lattice molto irritante, pericoloso soprattutto per i gatti” a base di ossalati di calcio e che oltre ad irritazione possono causare rilascio di istamina.

Per le festività natalizie molte case verranno abbellite con la stella di Natale e decorazioni con vischio e agrifoglio. La stella di Natale, ad esempio, che attira tradizionalmente gli animali di casa, contiene nelle foglie e nei fusti un lattice bianco di triterpene e ossalati di calcio: “Tutta la pianta è tossica” spiega, infatti, il manuale “perché, come le altre piante che contengono ossalati di calcio, provoca irritazione nel cavo orale, con eventuale gonfiore della lingua, aumento della salivazione e possibile difficoltà alla respirazione dovuto al gonfiore (edema) in gola. Se ingerita provoca vomito e diarrea; per contatto oculare si hanno congiuntivite e lacrimazione e per contatto cutaneo irritazione con eventuali dermatiti”. La terapia, spiega il manuale, prevede la somministrazione di un protettore della mucosa, mentre nei casi più gravi il consiglio è di rivolgersi a un veterinario.

Tra gli alimenti il manuale indica l’alcool, l’avocado, il caffè, il cioccolato, la cipolla, l’aglio, i funghi, l’uva, lo xilitolo, quindi, tra le punture quelle degli insetti e tra i morsi di animali quelli di rospo, salamandra, vipere e zecche.

PRONTO SOCCORSO
Il manuale, corredato di tabelle - si veda la fotogalleria a corredo di questo articolo - per aiutare i proprietari nelle emergenze, ricorda che se alcuni interventi possono essere fatti in casa, non così altri come indurre il vomito, la lavanda gastrica e il lavaggio intestinale, cui compito, invece, del veterinario. Esempio, cosa fare in caso di contatto oculare? “Per allontanare una sostanza dall’occhio” spiega il manuale “si deve fare immediatamente un lavaggio abbondante e prolungato (per almeno 15 minuti) con acqua corrente o, meglio, con soluzione fisiologica. Non si deve tentare di neutralizzare, cioè usare una sostanza basica per tamponare quella acida (ad esempio il bicarbonato su acido cloridrico) e viceversa, perché, oltre a essere inutile, si potrebbe aggravare la lesione per il calore che si libererebbe dalla reazione chimica (esotermica). Se i sintomi irritativi persistono o se è noto che la sostanza con la quale c’è stato il contatto è caustica, portare l’animale dal veterinario per una visita oculistica urgente. La presenza di eventuali lesioni corneali richiederà l’uso di prodotti oftalmici specifici, antibiotico e bendaggio”.

Queste, invece, le istruzioni in caso di contatto cutaneo: “Anche nel contatto con la cute va fatto un lavaggio abbondante e prolungato, con acqua e senza tentare di neutralizzare il tossico. Nel caso di contatto con sostanze oleose, si deve utilizzare anche un sapone neutro, facendo molta attenzione nel rimuovere tutti i residui dal mantello; nell’impossibilità di una pulizia accurata (per esempio le vernici), bisogna mettere l’animale in condizione di non leccarsi (collare antileccata o elisabettiano) o prendere in considerazione la tosatura del pelo”.
Ecco, invece, come comportarsi in caso d’ingestione: “L’esposizione orale, negli animali è la via di contatto più frequente, insieme a quella cutanea; l’ingestione del tossico può essere diretta, o secondaria alla pulizia spontanea (grooming) del pelo e delle zampe imbrattate. Per l’ingestione di una sostanza pericolosa è prudente non far vomitare, né dare nulla per bocca: se non si conoscono il tipo, le caratteristiche e le dosi del tossico ingerito, si può peggiorare l’intossicazione! In caso di sostanze schiumogene o derivati del petrolio il vomito provocato può far inalare il tossico e dare, come conseguenza, una polmonite chimica; per quelle caustiche, aumenta la lesione per doppio passaggio. Se sarà necessario, il vomito sarà praticato dal Veterinario, così come la lavanda gastrica”.

DECALOGO PER I PROPRIETARI
In sintesi, cosa fare in caso di avvelenamento o intossicazione? Lo spiega il manuale in un decalogo: mantenere la calma; chiamare immediatamente un Centro Antiveleni, il proprio Medico Veterinario o un ambulatorio veterinario aperto, per richiedere assistenza; nella richiesta d’aiuto tenere a mente le seguenti domande cui rispondere, cioè, cosa (quale tossico), come (contatto cutaneo, orale, oculare), dove (in casa, all’aperto), quando (quanto tempo è passato), vi saranno date le prime indicazioni di massima su come intervenire per non peggiorare la situazione con manovre avventate e pericolose; recuperare quanto resta del tossico incriminato; verificare il tipo di sintomi come caratteristiche del vomito (alimentare, biliare, schiumogeno, ematico), salivazione, gonfiore della lingua, lesioni, occhi (arrossati, lacrimazione), respirazione (regolare, accelerata), sistema nervoso centrale (paziente sveglio, rallentato, barcollante, con tremori, o convulsioni), battito cardiaco (accelerato, rallentato, alterato).

Cosa, invece, non fare: lasciare incustodite sostanze pericolose; far vomitare le sostanze schiumose, quelle caustiche, i derivati del petrolio o con l’animale soporoso: si può peggiorare l’intossicazione (ab ingestis); somministrare latte nell’intento di disintossicare; tamponare una sostanza acida con una basica (reazione esotermica); aspettare i sintomi per vedere se c’è stata intossicazione (prima si allontana il tossico, maggiori sono le possibilità di guarigione).

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