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Sa di pollo, è sostenibile e facile da allevare, la carne di pitone si candida a super alimento del futuro

Questi rettili convertono in peso il mangime in modo straordinariamente efficiente. Il bestiame convenzionale non è in grado di fare la stessa cosa

di GreenReport.it   
Foto Shutterstock
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Secondo lo studio “Python farming as a flexible and efficient form of agricultural food security”, pubblicato su Scientific Reports da un team di ricercatori australiani, britannici, vietnamiti e sudafricani, «i pitoni d’allevamento potrebbero offrire una nuova forma di bestiame sostenibile ed efficiente per aumentare la sicurezza alimentare». Il team guidato da Daniel Natusch della School of Natural Sciences, della Macquarie University e dallo zoologo Patrick Aust dell’università di Oxford è stato condotto in due allevamenti commerciali di pitoni del Sud-Est asiatico e ha scoperto che «i pitoni convertono il mangime in aumento di peso in modo straordinariamente efficiente rispetto al bestiame convenzionale come polli e bovini».

Messi a confronto diversi tipi di pitone

I ricercatori hanno confrontato pitoni reticolati (Malayopython reticulatus) e pitoni birmani (Python bivittatus) allevati in allevamenti commerciali di pitoni in Thailandia e Vietnam, testando gli effetti di diversi regimi alimentari. Natush ricorda che «il cambiamento climatico, le malattie e la diminuzione delle risorse naturali stanno aumentando la pressione sul bestiame convenzionale e sulle colture vegetali, con effetti disastrosi su molte persone nei Paesi a basso reddito che già soffrono di carenza proteica acuta. I fallimenti dei sistemi agroalimentari convenzionali che portano a una diffusa insicurezza alimentare stanno stimolando l’interesse verso fonti alimentari alternative».

Ecco perché questi rettili sono meglio di polli e bovini

«Stiamo davvero esaurendo le risorse - ha detto Aust all'ABC News -, mentre allo stesso tempo la domanda di nutrienti di alta qualità sta aumentando». I rettili a sangue freddo. sono estremamente più efficienti nel trasformare il cibo che mangiano in più carne e tessuto corporeo di quanto potrebbe mai fare qualsiasi creatura a sangue caldo. Natusch evidenzia che «in termini di rapporti di conversione di cibo e proteine, i pitoni superano tutte le principali specie da fattoria studiate fino ad oggi. Abbiamo scoperto che i pitoni crescevano rapidamente fino a raggiungere il “peso da macello” entro il primo anno dalla schiusa. La carne di serpente è bianca e molto ricca di proteine».

Allevare pitoni è più sostenibile

La carne di serpente è una fonte alimentare sostenibile, ad alto contenuto proteico e a basso contenuto di grassi saturi, già ampiamente consumata nel Sud-est asiatico e in Cina e in parti dell’Africa e dell’America Latina e lo studio conferma che «la carne di rettile non è diversa dal pollo: ricca di proteine, povera di grassi saturi e con un diffuso appeal estetico e culinario».

Ma Natusch fa notare che «tuttavia, sebbene l’allevamento di pitoni su larga scala sia ben consolidato in Asia, ha ricevuto poca attenzione da parte degli scienziati agricoli tradizionali. I serpenti richiedono una quantità minima di acqua e possono vivere anche della rugiada che si deposita sulle loro squame al mattino. Hanno bisogno di pochissimo cibo e mangiano roditori e altri parassiti che attaccano le colture alimentari. E in molti luoghi sono storicamente una prelibatezza. Il nostro studio suggerisce che l’allevamento di pitoni, integrando i sistemi di allevamento esistenti, può offrire una risposta flessibile ed efficiente all’insicurezza alimentare globale».

Il primo studio del genere

Un altro autore dello studio, Rick Shine, anche della School of Natural Sciences della Macquarie, afferma che «questo è il primo studio che esamina in modo approfondito gli input e gli output, i costi e i benefici degli allevamenti commerciali di serpenti. Ci sono chiari vantaggi economici e di adattabilità per gli agricoltori che allevano pitoni piuttosto che allevare maiali. Gli uccelli e i mammiferi sprecano circa il 90% dell’energia proveniente dal cibo che mangiano, semplicemente mantenendo una temperatura corporea costante. Ma gli animali a sangue freddo come i rettili trovano solo un posto al sole per riscaldarsi. Sono estremamente più efficienti nel trasformare il cibo che mangiano in più carne e tessuto corporeo di quanto potrebbe mai fare qualsiasi creatura a sangue caldo».

Pitoni possono convertire molti rifiuti agricoli in proteine

Il team di ricerca ha testato gruppi di pitoni con diverse “salsicce” di proteine ​​di scarto provenienti da ritagli di carne e pesce e ha scoperto che «l’alimentazione intensiva dei giovani ha portato a tassi di crescita rapidi senza alcun impatto apparente sul LORO benessere». Nonostante i pitoni in natura siano esclusivamente, quelli allevati potevano digerire la soia e altre proteine ​​vegetali, e alcune salsicce contenevano circa il 10% di proteine ​​vegetali, nascoste tra la carne. Per Natusch «è un po’ come nascondere i broccoli nelle polpette per convincere i bambini a mangiare le verdure. Abbiamo dimostrato che gli allevamenti di serpenti possono convertire efficacemente molti rifiuti agricoli in proteine, producendo relativamente pochi rifiuti».

Del pitone si utilizza quasi tutto

Una volta lavorato, circa l’82% del peso vivo di un pitone produce prodotti utilizzabili, tra cui la carcassa conciata ad alto contenuto proteico per la carne, la preziosa pelle e il grasso per l’olio di serpente e la cistifellea per la bile di serpente, che hanno entrambi usi medicinali. E alla Maquarie University fanno notare che «chilo per chilo, i rettili producono molti meno gas serra rispetto ai mammiferi. Il loro robusto sistema digestivo, che può anche frantumare le ossa, non produce quasi alcuno spreco d’acqua e molti meno rifiuti solidi rispetto ai mammiferi. I pitoni possono digiunare per più di 4 mesi senza perdere molto peso e riprendere rapidamente la crescita non appena si ricomincia a nutrirsi, in modo che la produzione costante possa continuare anche quando il cibo scarseggia».

I pitoni sono anche facili da allevare

Natusch aggiunge: «Abbiamo anche scoperto che alcune fattorie esternalizzano i cuccioli di pitone agli abitanti dei villaggi locali, spesso pensionati che guadagnano un reddito extra nutrendoli con roditori e scarti locali, per poi rivenderli alla fattoria entro un anno». I pitoni sono anche facili da allevare. Vanno d’accordo tra loro e quando non hanno bisogno di procurarsi il cibo sono per lo più sedentari. Sembrano anche tollerare spazi piccoli e ristretti e raramente si ammalano dei virus che colpiscono il bestiame e il pollame.

Necessario condurre ulteriori ricerche

Ma gli scienziati avvertono che è necessario condurre ulteriori ricerche sul contenuto nutrizionale della carne di serpente, nonché sulle implicazioni ambientali più ampie – e sui potenziali effetti a catena – degli allevamenti commerciali di pitoni. Kajsa Resare Sahlin, ricercatrice sull’alimentazione sostenibile dello Stockholm Resilience Centre – che non è stata coinvolta nello studio – ha detto a New Scientist: «Ad esempio, nutrirli con roditori parassiti può essere sostenibile, ma se un’intera industria si sviluppa attorno a questo come fonte di mangime, si creeranno incentivi perversi per mantenere i “problemi dei ratti”, e le implicazioni per le comunità locali potrebbero ovviamente essere vaste».

Una opzione da valutare attentamente

Monika Zurek, scienziata dei sistemi alimentari dell’Università di Oxford, non coinvolta nello studio, ha commentato su Scientific American: «Il nuovo studio è un buon primo passo verso l’esplorazione della carne di pitone come alimento sostenibile, ma è necessario completarlo con tutta una serie di studi aggiuntivi per esaminare questi altri aspetti prima di poter davvero dire: “Sì, è un’opzione”». Shine conclude: «Questo studio mostra la straordinaria efficienza dei rettili nel trasformare i rifiuti in prodotti utilizzabili, evidenziando grandi opportunità nei Paesi in cui esiste già un precedente culturale per la carne di serpente. Tuttavia, è improbabile che l’Australia o l’Europa adottino l’allevamento dei pitoni. Penso che passerà molto tempo prima che vediamo gli hamburger di pitone serviti nel nostro ristorante locale preferito».

A cura di GreenReport.it

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