Tiscali.it
SEGUICI

Le borracce di plastica riutilizzabili rilasciano centinaia di sostanze chimiche, lo studio shock

I risultati, pubblicati sulle pagine del Journal of Hazardous Materials, non permettono di salvare neppure quelle lavate nella lavastoviglie, che risultano esser persino peggiori

di GreenReport.it   
Foto Shutterstock
Foto Shutterstock

Secondo lo studio “Non-target screening for the identification of migrating compounds from reusable plastic bottles into drinking water”, pubblicato sul Journal of Hazardous Materials da Selina Tisler e Jan Christensen della Københavns Universitet, nell’acqua di rubinetto conservata in borracce di plastica riutilizzabili ci sono diverse centinaia di sostanze chimiche e «Molte di queste sostanze sono potenzialmente dannose per la salute umana. C’è bisogno di una migliore regolamentazione e di standard di produzione per i produttori».

I due chimici danesi hanno studiato quali sostanze chimiche vengono rilasciate nei liquidi dalle borracce  in plastica morbida riutilizzabili utilizzate soprattutto da sportivi come i ciclisti e i risultati sono stati una vera sorpresa.

La Christensen, che insegna chimica analitica all’Institut for Plante- og Miljøvidenskab della Københavns Universitet, spiega: «Siamo rimasti sorpresi dalla grande quantità di sostanze chimiche che abbiamo trovato nell’acqua dopo che era stata 24 ore nelle bottiglie. C’erano centinaia di sostanze nell’acqua, comprese sostanze mai trovate prima nella plastica, oltre a sostanze potenzialmente dannose per la salute Dopo un ciclo di lavastoviglie, ce n’erano diverse migliaia».

Christensen e la Tisler hanno rilevato più di 400 sostanze diverse provenienti dalla borraccia di plastica e oltre 3.500 sostanze derivate dal sapone per lavastoviglie. «Gran parte di queste sono sostanze sconosciute che i ricercatori devono ancora identificare – dicono – Ma anche delle sostanze chimiche identificate, la tossicità di almeno il 70 %rimane sconosciuta.

Tra le sostanze tossiche trovate nell’acqua che preoccupano maggiormente le ricercatrici ci sono i fotoiniziatori, noti per avere effetti potenzialmente dannosi sulla salute perché sono interferenti endocrini e cancerogeni. Inoltre, le ricercatrici hanno trovato una varietà di ammorbidenti per plastica, antiossidanti e agenti distaccanti utilizzati nella produzione della plastica, nonché il dietiltoluamide (DEET), comunemente noto come principio attivo negli spray per zanzare.

Nei loro esperimenti, Christensen e Tisler hanno imitato i modi in cui molte persone utilizzano solitamente le borracce  di plastica, bevendo spesso acqua che è stata tenuta nella borraccia per diverse ore. Lre ricercatrici hanno lasciato per 24 ore della normale acqua di rubinetto sia in borracce nuove che usate, sia prima che dopo il lavaggio in lavastoviglie, e anche dopo che erano state risciacquate accuratamente con acqua di rubinetto dopo il lavaggio in lavastoviglie. La Tisler evidenzia che «Quel che viene rilasciato di più dopo il lavaggio in lavastovoglie sono le sostanze saponose. La maggior parte delle sostanze chimiche che provengono dalla bottiglia d’acqua stessa rimangono dopo il lavaggio in lavastovoglie e il risciacquo extra. Le sostanze più tossiche che abbiamo identificato in realtà sono arrivate dopo che la bottiglia era stata dentro la lavastoviglie, presumibilmente perché il lavaggio consuma la plastica e quindi aumenta la lisciviazione».

Nelle borracce riutilizzabili nuove, sono rimaste nell’acqua circa 500 sostanze diverse anche dopo un ulteriore risciacquo. Oltre 100 di queste sostanze provenivano dalla plastica stessa.

I ricercatori danesi ricordano che bisogna ancora capire se l’acqua nelle borracce sia dannosa per la salute, perché attualmente hanno solo una stima delle concentrazioni delle sostanze e le valutazioni tossicologiche devono ancora essere completate. La Tisler aggiunge: «Solo perché queste sostanze sono nell’acqua, non significa che l’acqua sia tossica e colpisca noi umani. Ma il problema è che non lo sappiamo. E in linea di principio, non è eccezionale bere residui di sapone o altre sostanze chimiche».

Christensen ricorda che «Ci preoccupiamo così tanto dei bassi livelli di pesticidi nella nostra acqua potabile. Ma quando versiamo l’acqua in un contenitore dal quale  bere, aggiungiamo noi stessi senza batter ciglio centinaia o migliaia di sostanze all’acqua. Anche se non possiamo ancora dire se le sostanze presenti le borracce riutilizzabili influiscono sulla nostra salute, in futuro userò una bottiglia di vetro o di acciaio inossidabile di qualità».

I ricercatori sospettano che i produttori di bottiglie aggiungano intenzionalmente solo una piccola parte delle sostanze trovate: «La maggior parte si aggiunge inavvertitamente durante il processo di produzione o durante l’uso, quando le sostanze potrebbero essere state convertite da altre sostanze. Questo include la presenza del repellente per zanzare DEET», per il quale i ricercatori ipotizzano che «Quando uno degli ammorbidenti si degrada, viene convertito in DEET».

Ma la Tisler fa notare che «Anche delle sostanze conosciute che i produttori aggiungono deliberatamente è stata studiata solo una piccola parte della tossicità. Quindi, come consumatori, non sappiamo se qualcuna tra queste ha un effetto dannoso sulla tua salute».

Secondo i ricercatori, i risultati riflettono una mancanza sia di conoscenza che di regolamentazione: «Lo studio esemplifica la scarsa conoscenza delle sostanze chimiche emesse dai prodotti con cui vengono a contatto i nostri cibi e bevande – sottollinea Christensen –. Inoltre, è un problema generale che le normative di misurazione durante la produzione siano molto indulgenti. Fortunatamente, sia in Danimarca che a livello internazionale, stiamo esaminando come regolamentare meglio quest’area».

La Tisler spera che intanto le imprese si assumano autonomamente le loro responsabilità: «Si spera che le aziende che mettono i loro marchi sulle borracce di plastica riutilizzabili siano più attente ai prodotti che acquistano dai fornitori e che forse richiedano ai loro fornitori di indagare maggiormente sulle sostanze che si trovano in ciò che producono».

A cura di GreenReport.it

Riferimenti
di GreenReport.it   
I più recenti
La casa del futuro? Respira e fa risparmiare. Il progetto pilota unico al mondo è italiano. L...
La casa del futuro? Respira e fa risparmiare. Il progetto pilota unico al mondo è italiano. L...
Le Rubriche

Tessa Gelisio

Fin da piccola Tessa Gelisio si occupa di ambiente collaborando con associazioni...

Claudia Mura

Nata a Cagliari nel 1968, si è laureata in Filosofia nel 1997. Dopo alcune...

Stefania Divertito

Napoletana, è giornalista d’inchiesta, comunicatrice e scrittrice specializzata...

Roberto Zonca

Nato a Cagliari il 10 giugno del 1974. Giornalista professionista, perito...

Serena Ritarossi

Di origine ciociara, classe '94, si laurea in Editoria e Scrittura alla Sapienza...

Greenpeace

Greenpeace è una organizzazione globale indipendente che sviluppa campagne e...

Ignazio Dessì

Giornalista professionista, laureato in Legge, con trascorsi politico...

Consorzio Costa Smeralda

Il territorio gestito dal Consorzio Costa Smeralda è il tratto costiero della...

LegAmbiente

Associazione senza fini di lucro, fatta di cittadini e cittadine che hanno a...

Animali Senza Casa

Animali senza casa è un sito che raccoglie più di 1500 annunci di cani e gatti...

Paola Babich

Giornalista professionista. S'occupa di ambiente, turismo, attualità, cultura...