Mai più gomme lisce o bucate. Arrivano gli pneumatici “infiniti” con tecnologia Nasa
Saranno sul mercato dal 2024 e promettono di salvare l’ambiente
Pneumatici “infiniti”, a prova di foratura o di usura, che si adattano perfettamente alle diverse necessità stagionali e che risultano rispettosi dell’ambiente. Ad annunciarli due imprenditori Statunitensi, che hanno creato le rivoluzionarie gomme traendo ispirazione dalla tecnologia dell’agenzia spaziale Statunitense, la Nasa. Il lancio sul mercato globale, fanno sapere Brian Yennie e Earl Cole, è fissato il mese di giugno del 2024. Bucature, cambi di gomma e ruote/ruotini di scorta diventeranno dunque uno sbiadito ricordo. Gli pneumatici, marchiati Smart Tire Company, sono destinati a rivoluzionare la vita degli automobilisti, e malgrado rappresentino una minaccia per alcuni professionisti del settore, promettono di ridurre drasticamente i danni ambientali dovuti allo smaltimento non sempre corretto dei vecchi copertoni. Gli pneumatici “eterni”, così sono stati ribattezzati dai media internazionali, non sono soggetti al normale deterioramento, perché si ispirano alle ruote utilizzate sui rover spaziali della Nasa.
Se funziona su Marte funzionerà benissimo anche sulla Terra
Gli “Metl”, pneumatici “senza aria”, si basano sulla memoria di forma. Grazie a questa tecnologia riescono infatti ad adattarsi perfettamente a variazioni di forma, pressione e condizioni ambientali esterne. Si potrà affrontare qualsiasi tipo di asfalto, anche malconcio, o di sterrato: la performance non ne risentirà. Gli pneumatici subiscono un consumo, a ma lo stesso risulterà essere infinitesimale rispetto ad una gomma “tradizionale”. Dalla Smart Tire Company, con sede in Ohio, fanno sapere che le spedizioni dei primi pneumatici partiranno nel giugno 2024, ma già da ora è possibile acquistarli al prezzo di 450 euro la coppia. Esiste anche una versione di pneumatici extra lusso, rivestiti in alluminio e fibra di carbonio, ma per questi si dovrà esser disposti a pagare un sovraprezzo.
Pneumatici tradizionali sono un vero problema per l’ambiente
Benché il dato sia poco noto alla maggior parte degli automobilisti, gli pneumatici tradizionali sono un vero problema per l’ambiente. Le particelle rilasciate dalle gomme nell'aria possono essere infatti 1.000 volte più inquinanti di quelle dei gas di scarico. Il problema risulta ancor più rilevante in questo momento. Il peso maggiore dei veicoli di ultima generazione, come i full-electric e gli ibridi plug-in, comporta infatti uno stress maggiore sulle gomme rispetto a quello provocato da auto alimentate con i tradizionali motori a diesel e benzina, e dunque un maggior rilascio di particelle nocive.
Oggi gli pneumatici tradizionali sono composti al 19 per cento di gomma naturale (estratta dalla specie botanica Hevea brasiliensis) e al 24 per cento di gomma sintetica (un polimero della plastica). Il resto del copertone è costituito da metallo e altre componenti (in larga parte fibre tessili come rayon, nylon e poliestere). La produzione di gomme per auto richiede 25 litri di petrolio, mentre le gomme per camion ne richiedono persino più di 80. Quando gli pneumatici lavorano inevitabilmente si consumano, disseminando le strade - che siano queste di città o di campagna - minuscoli pezzetti di plastica che inquinano anche i corsi d’acqua.
Lo smaltimento degli pneumatici
E la situazione peggiora quando i copertoni hanno finito “la loro corsa” e devono essere sostituiti. Una volta consegnati al gommista di fiducia gli pneumatici cambiano nome e diventano “pneumatici fuori uso”, o più semplicemente “PFU”. Questi vengono in buona parte riciclati, ma il resto che fine fa? Gli scarti vengono trasformati e usati per farne pavimentazioni per aree giochi, superfici per fare sport e materiali edili. La US Tire Manufacturers Association (USTMA) sostiene che il riutilizzo degli pneumatici è passato dall’11 per cento del 1990 all’81 per cento del 2017 (una percentuale non trascurabile – circa il 59 per cento - viene bruciata per produrre energia). E gli altri? Gli pneumatici che non vengono né riciclati né bruciati, approssimativamente il 18 per cento del totale, finiscono nelle discariche (dati USTMA del 2018). Nel nostro Paese le cose vanno leggermente meglio. Nel 2020 gli PFU smaltiti sono stati moltissimi: più di 200mila tonnellate. Di queste il 41 per cento è stato trasformato e le materie prime sono state recuperate e riutilizzate (oltre 60mila tonnellate di gomma, 19mila tonnellate di acciaio e quasi 2000 tonnellate di fibre tessili). Il restante è stato avviato a termovalorizzazione, nella maggior parte dei casi in cementifici. I dati ci fanno capire che per l’ambiente si deve fare ancora tantissimo, e forse l’idea degli pneumatici “infiniti” potrebbe realmente rappresentare la soluzione definitiva al problema.