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Mangiare sostenibile, ecco quali cibi causano più inquinamento: la classifica

Esistono degli alimenti che, direttamente o indirettamente, hanno un maggiore impatto ambientale. E’ per questo che il consumatore dovrebbe scegliere con maggiore attenzione ciò che consuma

di Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Il mondo subisce quotidianamente degli effetti più o meno pesanti derivanti dalle nostre scelte. E ciò avviene anche quando facciamo la spesa in un supermercato. Scegliendo un qualsiasi prodotto esposto sugli scaffali esprimiamo una preferenza. Questa, sommata alle tante espresse da milioni di consumatori in tutto il mondo, vanno inevitabilmente ad alimentare dei settori produttivi, magari poco sostenibili, a discapito di altri più virtuosi e rispettosi dell’ambiente. Allo stato attuale, benché non tutti ne siano ancora consapevoli, l’industria alimentare è tra le principali produttrici di Co2, uno dei gas serra responsabili dei cambiamenti climatici. Ciò significa che le “famose scelte”, di cui parlavamo pochi istanti fa, possono incoraggiare pratiche produttive deleterie per l’intero pianeta.

Come dobbiamo comportarci

L’Unione europea già viene incontro a questa nostra esigenza imponendo alle aziende l’uso di etichette chiare per i propri prodotti alimentari. Nel prossimo futuro ci si aspetta l’introduzione di etichette ancor più complete, capaci di indicare ai consumatori anche la sostenibilità di ogni specifico alimento. Su alcuni prodotti è possibile trovare oggi le cosiddette “etichette singole”, attestanti gli alti standard produttivi adottati da specifiche aziende che commercializzano prodotti biologici o equo-solidali. Ora tanti chiedono però etichette chiare e complete su tutti i prodotti. Etichette capaci di aiutare i consumatori a compiere scelte consapevoli, possibilmente rispettose dell’ambiente. Una soluzione potrebbe arrivare dalle etichette a semaforo, non dissimili da quelle usate per la classe energetica degli elettrodomestici, o da quelle nutri-score. Le prime potrebbero mostrare al consumatore informazioni quali, ad esempio, la quantità di Co2 rilasciata nell’ambiente nel corso delle varie fasi produttive, mentre le altre evidenzierebbero le qualità nutrizionali di un alimento.

Un cambiamento che richiederà tempo

E allora l’unica cosa da fare è capire, almeno a grandi linee, quale sia l’impatto dei singoli alimenti sull’ambiente. Openpolis ha pubblicato sul proprio sito una serie di infografiche, basati su dati Obc Transeuropa, che mostrano chiaramente l’impatto delle varie tipologie produttive alimentari sull’ambiente. Non sorprende scoprire che gli alimenti di origine animale sono principali responsabili delle emissioni in Ue. In particolar modo la carne di manzo, quella di agnello, le uova e i formaggi, sono quelli che più contribuiscono alle emissioni di gas serra (in Italia, Lituania, Repubblica Ceca e Grecia, la quota arriva fino all'85%, mentre il dato più basso si registra in Bulgaria, dove ammonta al 75%).

“In generale - si legge su Openpolis.it - tutti i prodotti provenienti da allevamento e coltivazione, e quindi dall’utilizzo di suolo, sono quelli più inquinanti. I trasporti, spesso erroneamente indicati come principali responsabili dell'impatto antropico sull'ambiente, causano in realtà una quota piuttosto ridotta delle emissioni totali. Ad esempio, l'impronta ecologica di una banana importata in Europa dall'Ecuador è decisamente inferiore rispetto a quella di un formaggio prodotto in una fattoria locale. Nonostante il valore di consumare cibi prodotti a chilometro zero sia innegabile, per fare la differenza da un punto di vista ecologico sarebbe importante anche prestare attenzione al tipo di prodotto che si acquista”.

di Roberto Zonca   
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