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Ecco Capsula Mundi, la sepoltura diventa ecologica e “trasforma” il defunto in un albero

E per chi vuole esser ricordato diversamente c’è il progetto DeathLab + Latent. I resti del defunto finiscono dentro un’urna cineraria a forma di lampada che si illumina per circa 12 mesi grazie all’energia prodotta dalla biomassa interna

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Cimiteri verdi, dove le classiche bare il legno massello - e saldature in zinco e piombo - lasceranno spazio a contenitori biodegradabili al cui interno saranno depositati corpi che con il passare degli anni verranno rimpiazzati da un albero. Il futuro del cimiteri diventa dunque sostenibile, benché a porre dei limiti, almeno per quanto riguarda l’Italia, c’è la legge. La strada sembra però chiara, e l’evoluzione del rito funerario, appare quanto meno inevitabile. Del resto, la cremazione dei morti, non sembra aver conquistato il nostro Paese. I dati rilasciati dalla Federazione dei servizi funerari italiani (SEFIT) parlano chiaro: soltanto il 17 per cento della popolazione italiana sceglie la cremazione dei cadaveri, il restante 83 per cento opta per la sepoltura tradizionale. E allora ecco affacciarsi sul mercato funerario delle nuove opportunità, decisamente ecologiche.

Capsula Mundi è un’azienda italiana, guidata da due designer italiani, Anna Citelli e Raoul Bretzel, che propone la tumulazione in contenitori biodegradabili a forma d’uovo. Anche la forma non è stata scelta a caso. La nuova bara sembra infatti rievocare l’habitat ovattato dell’utero materno. L’involucro ovoidale può essere realizzato con un materiale a base di amido, bambù o vimini. Il defunto viene sistemato all’interno in posizione fetale, in compagnia dei semi di un albero. La morte che alimenta la vita, trasformando un luogo di dolore in un posto che segnerà la memoria del defunto. La Capsula Mundi permetterà di ricordare il defunto non attraverso una lapide in pietra ma trovandosi davanti l’albero cresciuto al di sopra del suo corpo.

“Capsula Mundi è messa a dimora come un seme nella terra, sopra di essa - a segnarne spazialmente la presenza - viene lasciato un cerchio di terra ribassato. Al centro di questo è piantato un albero la cui essenza viene scelta in vita dal defunto e sarà cura dei parenti e degli amici seguirne la crescita”, si legge sul sito ufficiale. In questo modo il cimitero potrebbe perdere la classica veste lugubre per diventare un grande parco sacro.

“Abbiamo voluto dedicare il nostro lavoro ad un momento della vita di estrema importanza così come lo sono il momento della la nascita e il matrimonio. La morte è un passaggio delicato, misterioso e inevitabile. I defunti non possono solo essere un problema tecnico, la morte non può essere trattata come un tabù. Se visto come fenomeno naturale, di trasformazione delle sostanze, il trapasso è un momento di ricongiunzione dell’essere alla natura, al suo perpetuo mutare. Al di là delle radici religiose e culturali a cui ognuno appartiene, questo è un fenomeno biologico, quindi uguale per tutti”.

Ma Capsula Mundi non è l’unico progetto che mira a rendere il trapasso un’esperienza meno tetra. Dalla Columbia University arriva infatti il progetto DeathLab + Latent. Qui un team di ricercatori ha pensato di creare delle urne cinerarie a forma di bulbi (lampade). Questi si illuminano grazie all’energia prodotta dalla biomassa interna.

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“Potrebbero essere appese, numerose, ad un ponte di Manhattan ed essere viste di notte per un intero anno a distanza di miglia creando il primo ‘ricordo collettivo’ per le metropoli. Stiamo cambiando il modo in cui le persone pensano alla morte - spiegano gli autori del progetto -. Ci stiamo ponendo la questione delle preoccupazioni urbane più intime, infrastrutturali, che non trovano risposta. La nostra ambizione è sviluppare strategie di progettazione che possano essere prototipate, costruite e sperimentate dal pubblico”.

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