Gli uccelli nidificano usando sempre più plastica e altri rifiuti: i risultati shock di uno studio
E il materiale che un uccello seleziona per costruire il nido dove deporrà le uova dipende dalle dimensioni del suo becco

Stiamo distruggendo il mondo, e lo facciamo con il sorriso sulle labbra, perché la bottiglia di plastica che gettiamo via a cuor leggero, come anche la confezione della merendina che abbiamo consumato, in fondo, da sola non può arrecare gravi danni all’ambiente. Eppure, quegli oggetti tanto piccoli da apparire quasi innocui, si stanno accumulando, e quasi non si contano più. Ogni anno buttiamo 150 milioni di tonnellate di plastica nella spazzatura, e di questi almeno 8 milioni finiscono negli oceani. Dal 1950 ad oggi, con la grande diffusione dell’utilizzo della plastica, l’uomo ha prodotto 8,3 miliardi di tonnellate di plastica, buttandone in natura circa 6,3 miliardi. Il 79 per cento è finita nelle discariche e negli ambienti naturali, mentre soltanto il 12 per cento è stato incenerito e solo il 9 per cento avviato al riciclo.
Il mondo è diventata una discarica a cielo aperto, ma nonostante il dato possa spaventarci non si riesce a farci cambiare, così non si riesce ad arginare l’emergenza. Uno studio, intitolato “Why do some bird species incorporate more anthropogenic materials into their nests than others?”, ha ora mostrato come l’inquinamento stia colpendo tutto e tutti. Gli uccelli, stando a quanto pubblicato sulle pagine del numero speciale di Philosophical Transactions of the Royal Society B starebbero rapidamente cambiando le proprie abitudini. Ben 176 specie di volatili, in tutto il mondo, utilizzano ormai una vasta gamma di materiali antropogenici nei propri nidi. In Australia, evidenziano gli scienziati, gli uccelli marini utilizzano rifiuti di reti da pesca. I falchi pescatori, in Nord America, sfruttano lo spago tipicamente usato per gli imballaggi. E gli uccelli urbani del Sud America? Sono quelli caduti più in basso, perché aggiungono ai nidi i soffici e isolanti mozziconi di sigaretta. In Europa le cose non vanno certo meglio. I merli creano un isolamento termico per le proprie uova adoperando i classici sacchetti di plastica…

Certo, sull’immediato questi animali riescono a trarre beneficio da questi materiali, ma quale rischio? “I materiale trovati nei nidi possono essere utile – spiegano gli stessi ricercatori -. I mozziconi di sigaretta ad esempio trattengono la nicotina e altri composti che respingono gli ectoparassiti che si attaccano alla pelle degli uccelli nidificanti e ne succhiano il sangue. Ci sono anche suggerimenti secondo cui i materiali artificiali più duri possono aiutare a fornire un supporto strutturale per i nidi degli uccelli, mentre i film di plastica potrebbero aiutare a fornire isolamento e mantenere calda la prole. Nonostante tali potenziali benefici, è importante ricordare che questo materiale antropogenico può anche essere dannoso per gli uccelli”. “I genitori e la prole a volte rimangono fatalmente impigliati nello spago da imballaggio. Inoltre, la prole a volte ingerisce materiale antropogenico dopo averlo scambiato per prede naturali. Infine, l’inclusione di materiali antropogenici colorati nei nidi attira verso quei nidi i predatori che poi predano le uova o i nidiacei. Questo significa che dobbiamo ridurre la quantità di plastica e altro materiale antropogenico che scartiamo”.