Il riscaldamento delle acque oceaniche sta condannando a morte gli uccelli marini
In Messico sono stati rinvenuti i corpi senza vita di centinaia di volatili. Gli uccelli non hanno più modo di raggiungere i banchi di pesce che, a seguito dell’aumento della temperatura, sono migrati nelle acque più profonde e inaccessibili
Il mondo sta cambiando, e lo sta facendo in maniera tanto veloce che alcune specie non riescono più ad adattarsi. In Messico, e più precisamente lungo le coste degli stati occidentali di Chiapas, Oaxaca, Guerrero, Michoacan, Jalisco, Sonora e Baja California Sur, sono stati individuati centinaia (forse persino migliaia) uccelli marini morti misteriosamente. Le analisi effettuate sui corpi non hanno evidenziato la presenza di alcun patogeno, e i biologi sono quasi certi che gli animali siano morti di fame. I perché di questa assurda moria non sono stati confermati, ma gli scienziati hanno una teoria: la “colpa” è dei cambiamenti climatici e del conseguente riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico.
Il fenomeno preoccupa, anche perché morie di questo tipo sono state segnalate anche in Perù e Cile. La maggior parte degli uccelli trovati morti, pari a circa il 90 per cento del totale, sono berte dal dorso grigio (nome scientifico Ardenna grisea). I ministeri messicani dell’Agricoltura e dell’Ambiente sostengono la tesi della “morte per mancanza di cibo”.
Il riscaldamento dell’Oceano Pacifico sta portando molti pesci di superficie a migrare in profondità. Le berte grigie, che vivono abitualmente in alto mare e che si riproducono sulle isole, non riescono a pescare quanto servirebbe loro per sopravvivere. Il cambio di abitudini dei banchi di pesci potrebbe presto avere conseguenze su altre specie. Capire ora le possibili conseguenze per gli ecosistemi, già pesantemente minacciati dalle attività umane, è complesso. L’attenzione degli scienziati resta pertanto altissima.