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Amianto, risarcimento record per la morte di un operaio: fino ad oggi mai un risultato simile

Il Tribunale ha condannato Fincantieri per l’esposizione professionale all’amianto e la morte di un dipendente deceduto nell’aprile 2019 alla prematura età di 58 anni per un mesotelioma pleurico. L'avvocato Bonanni: "Una sentenza storica per due motivi".

Stefania Divertitodi Stefania Divertito   
Ansa

L'avvocato Ezio Bonanni ha dedicato tutta la sua vita, professionale e anche personale, alla lotta contro l'amianto. L'Osservatorio nazionale amianto, l'associazione che ha fondato, segue in prima persona e che raccoglie migliaia di vittime in tutta Italia, non intende celare la soddisfazione: fino ad oggi non era stato ancora ottenuto un risultato simile

Il Tribunale di Castellammare di Stabia ha condannato Fincantieri per l’esposizione professionale all’amianto e la morte di un dipendente deceduto nell’aprile 2019 alla prematura età di 58 anni per un mesotelioma pleurico. Il risarcimento è da record: circa un milione di euro.

I due motivi che rendono storica la sentenza sull'amianto

«Si tratta di una sentenza storica perché riconosce un maxi risarcimento per i familiari, e, oltre all’esposizione professionale, per la prima volta è stata riscontrata anche quella domestica, perché anche il padre che ha lavorato nello stesso cantiere è deceduto per mesotelioma. Un traguardo significativo verso la giustizia per le vittime di amianto», ci dice Ezio Bonanni.

L’uomo aveva lavorato nei cantieri navali con la qualifica di operaio dal 1977 al 1981 presso lo stabilimento di Castellammare di Stabia facendo il sabbiatore, pavimentista, verniciatore e manovale, in un contesto in cui l’amianto avvelenava praticamente ogni comparto. Fin dagli anni ‘60 l’asbesto era infatti onnipresente nei cantieri navali, e per i lavoratori era inevitabile “l’incontro ravvicinato” con le sottilissime fibre di asbesto che si trovava nelle coibentazioni, nelle tubature, nelle pareti, nel vano motore, nonché nelle cuccette delle navi militari e civili. Dalla perizia voluta dal tribunale è emerso che il lavoratore aveva manipolato amianto friabile in locali privi di impianti di aerazione senza le mascherine e tute monouso, dispositivi che avrebbero potuto evitargli l’inalazione delle polveri, ed è stato quindi riconosciuto il nesso tra esposizione e insorgenza del mesotelioma pleurico.

Amianto, una sentenza inequivocabile

Si legge nella sentenza: «Alla luce delle modalità operative con cui si svolgeva la movimentazione dell’amianto, la società convenuta risulta aver omesso di predisporre tutte le misure e cautele atte a preservare l'integrità psicofisica del lavoratore sul luogo di lavoro, atteso che tutte le operazioni che implicavano l’esposizione ad inalazione di amiantovenivano effettuate sostanzialmente senza alcuna effettiva precauzione volta ad evitare o ad abbattere l’inalazione di polveri contenti amianto». Insomma, inequivocabile.

Ci sono 2500 scuole con amianto in Italia

Una sentenza che aiuterà anche tantissime famiglie di vittime in attesa di giudizio. Solo nel 2023 i decessi sono stati circa settemila. Il monitoraggio della presenza della fibra in Italia e la sua successiva bonifica è al palo. Un tema che fatica a diventare prioritario nel dibatitto pubblico, eppure è un'emergenza ambientale oltre che sanitaria. Secondo l'Osservatorio nazionale amianto ci sono anche circa 2500 scuole contaminate e moltissime non sanno di esserlo, nel senso che sono state costruire con amianto incapsulato nelle mura, e il problema emerge in genere nel caso di lavori di manutenzione e di ristrutturazione. È proprio l'Ona che si sta prendendo carico della mappatura dei siti contaminati, nell'assenza di un piano nazionale ecoordinato. «Ricordiamo - sostiene l'avvocato Bonanni - che soltanto la bonifica e messa in sicurezza può evitare le esposizioni ad amianto e quindi le future diagnosi di malattie asbesto correlate che, purtroppo, in più del 90% dei casi si tramutano in una sentenza di morte».

Stefania Divertitodi Stefania Divertito   
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