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Amianto: lui non credeva che sarebbe accaduto, ma alla fine giustizia è stata fatta

Risarcimento da un milione per un ex militare deceduto. Il Tribunale Civile di Roma ha condannato il Ministero della Difesa al risarcimento. Il Sottocapo nocchiere per 5 anni di servizio ha respirato fibre e polveri d’amianto 24 ore al giorno

Stefania Divertitodi Stefania Divertito   
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È definitiva la sentenza del Tribunale Civile di Roma che condanna il Ministero della Difesa a risarcire con 1 milione di euro i familiari, due orfane e la vedova, per i danni subiti per la morte del sottocapo nocchiere Clemente Crisci, deceduto il 19 agosto 2015 per un mesotelioma pleurico causato dall’esposizione all’amianto durante il servizio in Marina Militare.

La vicenda

Crisci ha prestato servizio in Marina Militare dal 1966 al 1971, ed è stato imbarcato in diverse unità navali della Marina Militare di vecchia generazione, rimanendo esposto ad elevate, e non cautelate, concentrazioni di amianto, che ne ha causato il mesotelioma pleurico, diagnosticato nel 2014 e la morte l’anno successivo.

Il Sottocapo nocchiere per 5 anni di servizio ha respirato fibre e polveri d’amianto 24 ore al giorno presenti nei locali motori, nei corridoi, nei rivestimenti delle condotte di scarico e nei locali di vita creando un ambiente estremamente pericoloso per la salute. Nonostante fosse ben nota da tempo la pericolosità della fibra killer, il militare non era dotato di strumenti di protezione individuale.

La richiesta

L’uomo, dopo aver ricevuto la diagnosi di mesotelioma, ha chiesto il riconoscimento della causa di servizio e dello status di “Equiparato a vittima del dovere”, ed i relativi benefici di legge. Ma solo dopo la sua morte, nel 2018 la CMO di Roma (Commissione medica ospedaliera del Ministero), e nel 2019 il comitato di verifica, è arrivata la conferma e il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere.

«Ricordo Clemente Crisci gravemente malato. Era molto scettico nella possibilità di ottenere il riconoscimento contro il Ministero della Difesa. Si riteneva tradito come uomo, cittadino e militare e sapeva di dover morire. Ricordo un’ultima telefonata prima della sua morte. La voce lasciava trasparire la fame d’aria e d’ossigeno. Dopo la sua morte, in un’assemblea di vittime dell’amianto che si è tenuta a Napoli, intervennero la vedova ed una delle orfane. Ricordo il loro sconforto, la loro tristezza e anche la loro disperazione. Eravamo impotenti davanti a questa morte e anche al colosso dello Stato e della Marina Militare, che all’epoca non avevano ancora riconosciuto il diritto. Ora abbiamo ottenuto una sentenza passata in giudicato. Questo non restituirà la vita a Clemente, né lo restituirà ai loro familiari, tuttavia è un punto importante di svolta perché imporrà la definitiva bonifica delle navi della marina dall’amianto e quindi salverà vite umane», dichiara Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale della famiglia.

Stefania Divertitodi Stefania Divertito   
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