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Povero lupo, adesso è stato declassificato. Ed è "colpa" anche di un pony speciale

La von der Leyen ha un motivo preciso per appoggiare la nuova normativa. Solo due Paesi hanno difeso la protezione dell'animale, Spagna e Irlanda. Cipro, Slovenia, Malta e Belgio hanno optato per l'astensione. L'Italia ha votato a favore

di Tiscali Ambiente   
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Tempi bui per i lupi in Europa. I Ventisette Paesi membri dell'Ue hanno dato via libera alla riduzione della sua protezione aprendo, di fatto, la strada ad un maggiore possibilità di abbattere il mammifero che ha già rischiato l'estinzione in diverse aree dell'emisfero boreale. Eppure, per i 27, il lupo può rappresentare un serio pericolo. Alla riunione dei Rappresentanti Permanenti (Coreper I) solo due Paesi hanno difeso la protezione dell'animale, Spagna e Irlanda. Cipro, Slovenia, Malta e Belgio hanno optato per l'astensione. L'Italia ha votato a favore.

Il voto finale potrebbe arrivare a strettissimo giro, al Consiglio Competitività di giovedì a Bruxelles. La protezione del lupo non è stata azzerata. È stata declassata da "rigorosa" a "semplice", modificando l'allegato III della Convenzione di Berna aumentando la flessibilità nell'abbattimento o nella cattura dell'animale per le comunità che ne hanno necessità. Decisivo per il raggiungimento della necessaria maggioranza qualificata è stato il sì di Berlino, che ha ottenuto una clausola, cara anche alla Svezia: la riduzione dello status di protezione è specifica per il Canis lupus e non può avere impatto su altre specie animali.

L'odio della von der Layen per i lupi

Tra i Paesi in cui l'animale è più comune c'è l'Italia. Ma è in Germania che ha origine la battaglia dell'Ue al lupo. Precisamente nella Bassa Sassonia dove, nel settembre del 2022 un pony chiamato Dolly veniva trovato morto, ucciso da un lupo. Il problema è che, quel pony apparteneva alla fattoria di Ursula von der Leyen. Il lupo GW950, che aveva già colpito altri animali della proprietà della presidente della Commissione Ue, divenne un ricercato speciale. E Ursula non ha mai dimenticato l'accaduto. Alcuni mesi dopo ha inviato una lettera al Ppe in cui spiegava la necessità di intervenire sullo status dell'animale. Nel dicembre del 2023 la Commissione Ue ha messo sul tavolo la proposta di modifica. Le associazioni ambientaliste, ovviamente, hanno protestato contro il sì dei 27. Ma hanno una sola speranza, che la decisione sia capovolta dal comitato per la Convenzione di Berna, parte del Consiglio d'Europa, l'organizzazione che ha redatto il testo per la conversazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale. A Strasburgo se ne potrebbe parlare a inizio dicembre. Nel Comitato, oltre che i rappresentanti degli Stati, siedono quelli delle Ong. Lo scontro è assicurato.

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