Orsi, l'Italia impari dall'Alaska: viaggio nel Paese dove la convivenza è possibile. Ecco come
“Rispetto” e comprensione verso il mondo naturale, l’ambiente, gli orsi e gli altri animali è un concetto-chiave che ranger, eventuali guide, pannelli informativi cercano di inculcare in chi desidera scoprire queste terre e i suoi abitanti

“This is a bear country”. Questa è terra degli orsi, noi umani siamo intrusi, ospiti, dobbiamo tenerlo sempre a mente. Nel caso andiate in un parco del magnifico Alaska all’ingresso vi imbatterete in quell’avvertimento rivolto a turisti spesso sprovveduti o ignari perché con la natura non si scherza. In Italia ci troviamo ad affrontare il caso dell'orsa Kj1 uccisa per ordine della Provincia di Trento perché ritenuta pericolosa e fioccano le proteste. Inevitabilmente. Allora può incuriosire un confronto con la strategia, istituzionale e non, adottata dallo Stato più vasto degli Usa, da una terra dell’estremo nord dove tundra e boschi, montagne alte fino a seimila metri, fiumi e vallate hanno estensioni prive di presenza umana impensabili in Europa. Orizzonti a perdita d’occhio dove la natura ispira fascino, rispetto, un dovuto timore reverenziale, fors’anche un senso del “sublime” che avrebbe mandato in estasi poeti romantici come l’inglese William Wordsworth.
In Alaska il rispetto verso gli orsi è la norma
“Rispetto” e comprensione verso il mondo naturale, l’ambiente, gli orsi e gli altri animali è un concetto-chiave che ranger, eventuali guide, pannelli informativi cercano di inculcare in chi desidera scoprire queste terre e i suoi abitanti. Per evitare pericoli e incidenti fatali, per proteggere sia noi umani che i veri “padroni di casa”, ovvero gli animali. Prendiamo il Denali National Park and Preserve, che chi scrive ha avuto la fortuna di visitare di recente. Magari lo avete sentito nominare perché qui morì il giovane in fuga Christopher McCandless di cui ha raccontato il giornalista Jon Krakauer nel libro-reportage “Nelle terre estreme” diventato il film con la toccante colonna sonora di Eddie Vedder “Into the Wild”. È un parco sterminato.
Orbene, in Alaska vivono circa 100mila orsi bruni e 30mila orsi grizzly, dal pelo più chiaro e con caratteristiche leggermente diverse: appartengono alla stessa specie (gli orsi polari richiederebbero un discorso a parte). Nel parco del Denali si può fare trekking nei sentieri tracciati oppure anche immergersi nel “backcountry”, laddove si cammina e campeggia in terre selvagge. Prima che vi avventuriate sia per la strada in terra battuta che nelle zone senza riferimenti umani il parco del Denali (nome indigeno della montagna più alta d’America prima chiamata McKinley) avvisa con costanza che bisogna stare attenti. In particolare non si può improvvisare e bisogna essere pronti a incontri imprevisti con gli orsi, sia bruni che grizzly, o con gli enormi alci che possono essere perfino più pericolosi e aggressivi.
Esiste un piano per gestire i conflitti con gli orsi
Il Denali ha un “Bear-Human Conflict Management Plan”, un piano per gestire eventuali conflitti con gli orsi; in ogni caso ovunque andiate, per esempio al Wrangell - Saint Elias National Park and Preserve con i suoi ghiacciai spettacolari, la musica non cambia: se camminate nella “wilderness”, siano boschi o sentieri in zone aperte, monti, il letto di un fiume, dovete fare il possibile per evitare incontri ravvicinati con quei pelosi animali a quattro zampe, tanto affascinanti quanto potenzialmente pericolosi se li cogliete di sorpresa: quando si sentono minacciati è un pasticcio. Né guasta portare anche delle campanelline per far rumore (tipo pecore).
Video e pannelli ve lo dicono e ripetono: non andare mai da soli, camminate facendo rumore, se incontrate un orso non scappate mai, non perdete mai la calma (se non si è esperti probabilmente è più facile a dirsi), abbiate sempre a portata di mano per utilizzarlo al volo il “bear spray” e non riponetelo nello zaino. Si tratta di uno spray al peperoncino da spruzzare davanti a voi e al muso del plantigrado in situazioni di emergenza se l’orso si avvicina e che, caso mai ci pensiate, è molto più efficace di qualsiasi arma da fuoco. Se lo comprate in un negozio sportivo di Anchorage, magari gli addetti vi faranno provare come funziona perché è bene avere almeno un’infarinatura: lì per lì ci vuole sangue freddo e non c’è un secondo da perdere.
Su tutto, mai e poi mai dare cibo a nessun animale ovunque andiate: fareste del male alla bestiola, mettete in pericolo loro e voi, alterate il contesto, è un atto di ingenuità o di arroganza imperdonabile. Se dormite in tenda, tenete al chiuso in auto se in campeggio o a distanza e in contenitori adeguati qualunque cibo, crema o dentifricio che possa emanare il più flebile odore: noi non lo sentiamo, gli animali lo sentono a grandi distanze.
Camminando in un bosco verso il campeggio con squarci magnifici su valli e laghi, insieme al piacere dello sguardo e del silenzio dovete stare sempre con gli occhi aperti. Magari capita che sussultiate all’improvviso per una grossa macchia nera intravista a distanza sul vostro cammino, come è capitato a chi scrive, salvo tirare un sospiro di sollievo quando vi accorgete che è un tronco spaccato e non avete superato chissà quale prova di coraggio. Ma non è cautela sprecata. Il discorso di fondo dell’Alaska è “educazione” alla natura, a un mondo in cui noi umani siamo ospiti, troppo spesso invadenti, e di prepararsi sempre a ogni eventualità. Non guasterebbe studiare prima tramite video online come si comportano i vari tipi di orso, bruni o grizzly perché sono mammiferi intelligenti, attenti, forti e, ricordatelo sempre, in grado di correre molto più velocemente di ogni umano: scappare è la scelta peggiore.
Occhio alle tracce dell'orso
Anche camminare in un sentiero tracciato o lungo una strada in terra battuta nella “bear country” può portare a un incontro indesiderato. Non è detto, non è escluso. Così come l’Alaska vi fa intendere, se ascoltate, che la vita vale più di qualsiasi foto a distanza ravvicinata possiate scattare. Il “rischio zero” non esiste, non deve esistere e ti dicono che devi esserne consapevole. Da stime trovate online, da prendere con beneficio di inventario, l’Alaska avrebbe registrato sei assalti mortali di grizzly e due di orsi bruni dal 2020 al 2022, dieci in tutto dal 2000 al 2017, e spesso le cause sembrano essere state imprudenze pur involontarie. Come può essere un’imprudenza involontaria correre da soli in un bosco e sorprendere un orso che si spaventa e attacca per difendersi, non perché considera l’umano una preda. Piuttosto, se l’habitat naturale dei plantigradi si riduce il rischio di attacchi cresce ma è un ritornello ormai costante nel rapporto tra animali e umani nell’intero pianeta. L’Alaska, con la sua bellezza sconfinata, ti ricorda anche questo.