Nel mondo c’è poca “popò” di pinguino, ed è un grosso problema ecologico
Chi lo avrebbe mai detto che la bassa produzione di escrementi da parte di un animale avrebbe potuto mettere in crisi i delicati ecosistemi del Pianeta. Il guano di questa specie è ricchissimo di ferro e dalla sua abbondanza dipende la crescita del fitoplancton, nutriente essenziale per il krill, che a sua volta è indispensabile per la vita di predatori più grossi
Nel mondo “c’è poca cacca di pinguino”. Quello che potrebbe apparire ai più come una notizia di fatto “positiva”, o comunque, poco importante, risulta essere nella realtà dei fatti un problema ecologico importante. Il guano di pinguino, infatti, contiene moltissimo ferro, nutriente fondamentale per gli oceani. Il ferro è indispensabile per la crescita del fitoplancton, a sua volta necessario per il krill, che risulta esser poi l’alimento base di tantissimi grossi predatori. Certo, il pinguino, mentre fa le sue deiezioni, non pensa a quanto quel gesto liberatorio sia importante, ma l’Oceano Antartico non può fare a meno del suo prezioso guano.
A rischio l'intera catena alimentare
Nelle fredde acque oceaniche c’è poco da fare gli schizzinosi, i nutrienti disponibili sono pochi e non vanno sprecati. Il fitoplancton, senza quel ferro, non potrebbe svilupparsi e questo metterebbe in crisi tutta la catena alimentare. Ad essere in pericolo, dunque, anche balene e megattere. Il problema, noto da tempo, non era mai stato analizzato così attentamente. Il team di ricercatori, guidato dallo spagnolo Oleg Belyaev, dell’Institute of Marine Sciences of Andalusia (ICMAN), ha visto i risultati del proprio lavoro pubblicati sulle pagine della rivista Nature Communications.
Popolazione dei pinguini dimezzata
Il pigoscelide antartico, un particolare pinguino la cui dieta è composta per il 90 per cento da krill, è una specie che, da sola, è in grado di produrre migliaia di tonnellate di guano e, di conseguenza, tantissimo ferro: secondo le stime almeno 500 tonnellate all’anno. Tutti felici dunque, il pinguino si nutre, e dopo una veloce digestione si libera l’intestino, facendo la gioia di tante specie marine: un tempo era così, oggi non più, perché il pigoscelide antartico sta lentamente scomparendo.
Un circolo vizioso senza via d'uscita
Negli ultimi 40 anni la popolazione ha subito un crollo del 50 per cento, anche (ma non solo) a causa dei cambiamenti climatici. La specie va dunque protetta, ma per alcuni si tratta di una missione impossibile: la presenza di ferro nelle acque dell'oceano aiuta nella cattura della CO2, meno guano significa pertanto più anidride carbonica in atmosfera, e ancora un peggioramento delle condizioni climatiche che a loro volta minacciano il pinguino e tutti gli ecosistemi. Si potrebbe quasi dire che, la carenza di guano, mette irrimediabilmente il mondo in una situazione... “poco piacevole”.