Un mondo senz’acqua, il futuro del pianeta che dovrebbe far tremare l’umanità
L’oro blu è una risorsa preziosa, ma nei paesi ricchi in pochi sembrano rendersi conto del suo vero valore e, ancor meno, della sua sempre più scarsa disponibilità
Chi vive in un paese ricco ancora non sembra aver preso coscienza del fatto che l’acqua, indispensabile per la vita, non è una risorsa illimitata. Ciò non significa tuttavia che la stessa, entro i prossimi decenni, non finirà con l’esser “razionata”. Già oggi nel mondo non c’è abbastanza acqua per tutti. C’è chi ce l’ha, e paradossalmente la spreca ed inquina, e chi ne ha pochissima e cerca di servirsi al meglio di ogni litro del preziosissimo liquido. Nell’ultimo report pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) l’allarme è stato lanciato in modo chiaro: entro il 2050 nel mondo ci sarà acqua sufficiente per sostenere la metà della popolazione globale, che dovrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi di individui. Nel documento, intitolato “Lo stato delle risorse terrestri e idriche del mondo per l’alimentazione e l’agricoltura: sistemi al punto di rottura (SOLAW 2021)”, gli esperti tentano di ammonire chi, stando al potere, ha l’opportunità e il dovere di cambiare il futuro del mondo. Soltanto così, infatti, l’umanità potrà avere un futuro.
“La risposta all’aumento della domanda di cibo - si legge nel documento, che verrà rilasciato nella sua versione completa a inizio anno - sta aumentando la pressione globale sull’acqua, sulla terra e sulle risorse del suolo. L’agricoltura ha un ruolo da svolgere nell’alleviare questa pressione e nel raggiungere gli obiettivi climatici e di sviluppo. Le pratiche agricole sostenibili possono portare a miglioramenti diretti delle condizioni del suolo e dell’acqua, ma possono anche avvantaggiare gli ecosistemi e ridurre le emissioni (CO2 - ndr) dal suolo”.
L’uomo deve cambiare, in modo radicale, il modo in cui gestisce le risorse. “Sono necessarie misure complementari anche in aree diverse dalla gestione delle risorse naturali, allo scopo di sfruttare al massimo gli effetti sinergici e di realizzare i necessari compromessi”. Gli esperti, che hanno analizzato una moltitudine di dati, a cominciare da quelli relativi al consumo alimentare, stimano che da qui al 2050 la popolazione necessiterà del 50 per cento di cibo in più rispetto ad oggi… e il cibo può esser prodotto grazie all’acqua: “Per sfamare il mondo servirà impegnare un ulteriore 35 per cento di risorse idriche da destinare all’agricoltura”, e agli allevamenti di bestiame. L’esigenza scatenerà nuove crisi e conflitti sociali, come anche vere e proprie guerre per il controllo delle fonti di acqua.
Per la FAO una soluzione al problema esiste, ma è indispensabile che i governi si siedano immediatamente ad un tavolo per discutere le azioni da intraprendere. E’ già chiaro che le multinazionali del settore non potranno essere garanti di una soluzione equa. Stavolta si dovranno difendere gli interessi dell’umanità, e dunque quelle di decine di milioni di piccoli agricoltori sparsi nel globo.
L’istituzione dell’ONU ritiene sia stata superata quella fase in cui ci si poteva permettere di guardare ciò che stava accadendo. Ora è giunto il tempo di agire. Entro il 2030, a causa del riscaldamento planetario e dell’aumento dei consumi, potremmo affrontare una drammatica carenza idrica globale, con un crollo nella disponibilità della preziosa risorsa del 40 per cento.
E la FAO è soltanto una delle istituzioni che ha lanciato un allarme. Anche l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), un altro organismo delle Nazioni Unite, si è già espressa in merito. A ottobre del 2021, attraverso un rapporto tanto accurato quanto drammatico, ha evidenziato che la situazione sta peggiorando rapidamente: nell’ultimo ventennio l’accumulo di acqua terrestre è diminuito di 1 centimetro ogni anno e oggi solo lo 0,5 per cento è utilizzabile come acqua dolce. “A partire dagli anni Duemila – sottolinea la WMO – il numero di catastrofi legate alle inondazioni è aumentato del 134 per cento, mentre la durata delle ondate di siccità del 29 per cento”. Quindi “il numero di persone che soffrono continua a crescere, mentre i sistemi di gestione e di previsione meteorologica e di allerta sono ancora insufficienti”.
E l’Italia non può pensare di ignorare il monito degli scienziati, perché l’emergenza idrica riguarda anche il nostro Paese. I danni subiti dalla popolazione, dalle infrastrutture e dall’agricoltura, a causa di nubifragi o siccità, sono aumentati. Nel nostro Paese sono poi evidenti l’incapacità di gestione delle risorse: sprechiamo tantissima acqua potabile. “Quella che preleviamo – evidenziava a marzo il dossier di Legambiente (Acque in rete - 2021) - non viene trattata adeguatamente e in modo sostenibile”, e anzi viene “spesso dispersa, con un gap tra acqua immessa nelle reti di distribuzione e quella effettivamente erogata che va da una media del 26 per cento, nei capoluoghi del Nord, a quella del 34 per cento in quelli del Centro, fino al 46 per cento nei capoluoghi del Mezzogiorno”.