Fibre di amianto respirate per anni: dalla Kuwait risarcimento da record
Inizialmente era pompista poi conduttore caldaier e infine agli impianti di produzione della centrale termoelettrica. La sentenza diffusa dall'avvocato Ezio Bonanni: la famiglia dell'operaio deceduto vince la battaglia legale.
Per 22 anni ha lavorato per la raffineria di Napoli Kuwait, già Mobil Oil Italiana. Inizialmente era pompista poi conduttore caldaier e infine agli impianti di produzione della centrale termoelettrica. In tutti quegli anni, fino al 1994, ha respirato fibre di amianto, inconsapevolmente, anche quanto il tema era ormai già esploso nelle cronache.
Per questo, nel 2016, l'operaio V.T. è deceduto per mesoteliona pleurico, una malattia che purtroppo non dà molte speranze. Per la famiglia ora giunge un raggio di luce: grazie al lavoro dell'avvocato ezio Bonanni e dell'Osservatorio nazionale amianto, la società è costretta a pagare in totale oltre un milione e mezzo di euro, alla famiglia dell’operaio andrsnno 444.787 euro e, per i danni sofferti singolarmente, un importo di circa 300mila euro ciascuno alla vedova e ai 3 figli, per una cifra complessiva che va oltre 11 milione e mezzo di euro.
Secondo l'Ona, «Sulla base dell’istruttoria del Giudice del Lavoro del Tribunale, e la CTU tecnica e medico legale, sono emerse le precise responsabilità dell’azienda per l’utilizzo della fibra killer senza restrizioni, e l’esposizione del lavoratore, diretta, indiretta e per contaminazione ambientale a polveri e fibre di amianto in assenza di misure cautelari».
L'avvocato Bonanni, sottolinea: «Si tratta di una importante pronuncia perché conferma il rischio amianto anche nel settore petrolchimico, che ha visto una elevata incidenza epidemiologica di casi di mesotelioma, tumore del polmone, della laringe, e di tutti gli altri, causati dall’amianto. Questo impone una accelerazione nella bonifica e messa in sicurezza del SIN relativo proprio a Napoli, (il Sito di interesse nazional, ndr) come abbiamo più volte richiesto».