La Francia è il primo Paese Pfas free: approvata la legge che li vieta nei tessuti e nei cosmetici
Gli inquinanti eterni banditi dal 2026. Varato un progetto di legge, sostenuto dalla sinistra e dalla coalizione governo, su queste pericolose sostanze chimiche. In Italia chiesti 91 milioni di euro di risarcimento.

I Pfas - anche conosciuti come inquinanti eterni - saranno banditi dai prodotti tessili e cosmetici in vendita in Francia. L'Assemblea nazionale ha infatti adottato in seconda lettura un progetto di legge, sostenuto dalla sinistra e dalla coalizione governo, che riguarda queste pericolose sostanze chimiche.
Gli inquinanti eterni che si trovano dappertutto
Il divieto - che esclude solo alcuni tessuti industriali e quelli “necessari per usi essenziali - entrerà in vigore dal 1 gennaio 2026. I Pfas sono una famiglia che comprende 5.000-10.000 sostanze molto diffuse nell'ambiente. La loro caratteristica comune è un legame chimico particolarmente stabile (quello carbonio-fluoro), che le rende resistenti all'acqua, al calore e alla corrosione. I prodotti che contengono Pfas sono quindi antiaderenti, impermeabili e costituiscono ottimi isolanti elettrici, tanto che hanno invaso gli oggetti di uso quotidiano. Si trovano in indumenti impermeabili, utensili da cucina, lenti per occhiali, stent utilizzati in cardiologia o in alcuni farmaci come il Prozac. Tuttavia, proprio in virtù della loro resistenza, non si decompongono facilmente e, per questo, alcuni di loro possono avere gravi effetti per la salute dell'ambiente delle persone. Sebbene il testo approvato sia meno restrittivo della bozza presentata inizialmente - anche per non penalizzare l'industria francese -, la Francia è "pioniera" in Europa nel regolare la produzione, la vendita e l'impiego degli Pfas. Il disegno di legge inoltre aggiunge lo scarico di Pfas nelle acque alle fonti di inquinamento per le quali è prevista una tassa per le aziende, basata sul principio “chi inquina paga”.
Nel processo italiano le richieste delle parti civili per 91 milioni
Più di 91 milioni di euro di risarcimento danni. Sono solo alcune delle prime richieste avanzate dalle prime parti civili che hanno iniziato le loro arringhe finali nel processo per l'inquinamento da Pfas che si tiene dell'aula della corte d'Assise del tribunale di Vicenza. Duecento sono quelle che si sono costituite all'interno del processo. La cifra più alta è stata chiesta dal Ministero dell'Ambiente che ha avanzato con l'avvocatura di stato 56 milioni di euro. Regione Veneto, aziende sanitarie di Vicenza, Padova e Verona, il comune di Trissino (Vicenza), dove ha sede l'azienda Miteni al centro del maxi inquinamento, e difese dall'avvocato Paolo Tabasso, hanno avanzato un conto da oltre 20 milioni. Infine è stato il turno della curatela fallimentare con l'avvocato Enrico Ambrosetti che ha richiesto 15 milioni di euro di risarcimento al cui interno ci sono anche i lavoratori della spa per ottenere i loro stipendi arretrati e il trattamento di fine rapporto. La prossima udienza in cui parleranno altre parti civili si terrà il prossimo 27 febbraio.