Mobili Ikea realizzati con legname proveniente da foreste russe protette
Un’indagine di Earthsight getta ombre sulla catena svedese e su FSC, l’ente certificatore che dovrebbe vigilare sul programma verde globale per il legno

Il colosso svedese Ikea, famoso in tutto il mondo per i suoi prodotti realizzati con legname certificato, ha fatto un clamoroso passo falso. Stando a quanto emerso da un’indagine condotta da Earthsight la società avrebbe venduto per anni mobili per bambini realizzati con legno proveniente dal disboscamento illegale di foreste protette. E lo avrebbe fatto presumibilmente in buona fede, perché la materia prima utilizzata veniva certificata come “legale e sostenibile” dal Forest Stewardship Council (FSC), il programma verde globale per il legno. I mobili finiti sotto la lente della Earthsight sarebbero finiti in tutti i negozi Ikea, inclusi Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e altri Paesi europei, presumibilmente anche in Italia.
Le linee “incriminate sono Flisat e Sundvik, specifiche per bambini. Grazie al lavoro di una moltitudine di investigatori, che hanno operato sotto copertura, a blitz e a “pedinamenti” via satellite, gli attivisti sono arrivati all’inquietante conclusione: alcuni dei mobili Ikea sono stati realizzati con legname tagliato nelle foreste siberiane. Nel rapporto, l’Ikea’s House of Horrors, ovvero la casa degli orrori di Ikea, vengono indicati i nomi dei principali responsabili e l’esatto patrimonio boschivo abbattuto: dalle foreste protette, già messe a dura prova dai cambiamenti climatici, sono stati tagliati illegalmente circa 4 milioni di alberi. E il primo a finire sul banco degli imputati sarebbe il multimilionario Evgeny Bakurov, storico fornitore di Ikea a cui farebbero capo le società materialmente responsabili dei disboscamenti: sui registri della ExportLes, gruppo controllato da Bakurov, vi sarebbero una moltitudine di violazioni alle leggi forestali e ambientali, evidenziano gli attivisti della Earthsight.
Le aziende di Bakurov avrebbero disboscato più di quanto legalmente consentito dalle leggi, e lo avrebbero fatto dichiarando che gli alberi erano malati. Il territorio a seguito di queste azioni sconsiderate ha perso gran parte della sua biodiversità. Oggi è possibile vedere chilometri di coste, cruciali per la riproduzione di moltissime specie, totalmente distrutte. E non si sono neppure posti il problema di bonificare le aree, ripulendole dai detriti del disboscamento, o ripiantando alberi come previsto dalla legge e dagli accordi. E le indagini hanno permesso di scoprire qualcosa che andava ben oltre i semplici illeciti. Secondo i dati raccolti dagli investigatori, ora nelle mani dei tribunali, nei siti di approvvigionamento - che includevano aree di foresta certificata FSC -, l’86 per cento del legname tagliato sarebbe stato ottenuto da disboscamento illegale. Secondo il rapporto, nonostante le diffuse violazioni siano una questione di dominio pubblico, FSC ha continuato a certificare le foreste di Bakurov e il legname è stato utilizzato per creare mobili Ikea.
Il colosso svedese ora tenta di limitare i danni sostenendo di esser in possesso di documenti attestanti la provenienza legale del legname, mentre FSC nega qualsiasi addebito. Qualche giorno dopo lo scandalo il Forest Stewardship Council ha comunque sospeso le certificazioni concesse al gruppo guidato da Bakurov. “Accogliamo con favore le azioni che Ikea e FSC hanno intrapreso nelle ultime settimane dopo le nostre scoperte – evidenzia Sam Lawson, direttore di Earthsight - ma non basta. Si tratta di problemi che richiedono soluzioni sistemiche, che vanno oltre un acquirente, un fornitore o un paese. I governi in Europa e negli Stati Uniti devono agire con urgenza per arginare una volta per tutte il flusso illegale di legno”.