"La mia vita stravolta dalla battaglia di mia madre contro i Pfas": cos'è l'eternit dell'acqua e perché è pericoloso
Maria e gli altri attivisti si sono riuniti a Roma grazie a Greenpeace. Rispetto a 20 anni fa bisogna essere ancora più ambiziosi perchè quanto è stato scoperto è incredibile
Tra i comitati No Pfas si è ormai alla seconda generazione di combattenti. Come Maria Secco, figlia di una Mamma No Pfas, che ha ereditato il testimone dalla madre e a Tiscali racconta: «Quando cominciammo a parlarne io avevo 14 anni e la mia vita fu stravolta. Mia madre non c'era più», assorbita completamente da questa battaglia. «A casa abbiamo armadi di faldoni con scritti che lei ha studiato», si capisce che essere no Pfas è, per tutta la sua famiglia, una ragione di vita.
Occhi azzurri, sorriso timido ma piglio molto determinato, Maria si lascia andare a una constatazione molto forte: «Mi sentivo confusa perchè mi sembrava strano che le istituzioni che dovevano proteggerci in realtà ci stessero mentendo». Sente di dover combattere, questa ragazza veneta, soprattutto per i giovani: «Oggi sappiamo che i Pfas toccano continuamente il nostro quotidiano, e dobbiamo informare le ragazze e i ragazzi della conseguenza sulla nostra salute». Maria con la sua toccante testimonianza ha aperto, dopo i saluti istituzionali, il convegno sui Pfas organizzato da Greenpeace a Roma. Un incontro che è sembrato soprattutto una chiamata alle armi.
Che cosa sono i PFas e dove si trovano
I Pfas, sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS), sono oltre 4 700 in numero: sono un gruppo di sostanze chimiche artificiali ampiamente utilizzate, che nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell’ambiente. Sono note come «sostanze chimiche permanenti», in quanto sono estremamente persistenti nel nostro ambiente e organismo.
Sono "l'Eternit dell'acqua", in sostanza: come la fibra sottile che provoca il mesotelioma, sono utilizzate in numerosi settori industriali, sono permanenti nell'ambiente, causano conseguenze per la salute. La differenza maggiore è una: l'eternit è messo al bando dal 1992, i Pfas no.
Anni fa si pensava che i Pfas fossero un problema legato solo alla fabbrica Miteni in Veneto. La provicincia di Vicenza, in particolar modo, ne fu considerata l'epicentro. Ma adesso il quadro è completamente cambiato, soprattutto grazie alla saldatura tra il lavoro dei comitati e del team investigativo di Greenpeace.
Una diffusione nazionale
I Pfas sono stati trovati in Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria. E si trovano nei cartoni della pizza, nei prodotti antimacchia, contenitori dei fast food, pesticidi, involucri di caramelle, shampo, vestiti impermeabili, pentole antiaderenti, negli smalto, nel filo interdentale, nel trucco per occhi, nelle vernici e nei sacchetti per popcorn da microonde.
«Ci allarmammo inizialmente quando leggemmo di uno studio americano che aveva trovato i Pfas nella carta igienica, e noi vivevamo in una zona nella quale si produce carta. Abbiamo voluto vederci chiaro - dice Tommaso Panigada, Associazione Senza Confini Toscana - quindi abbiamo fatto un accesso agli atti e abbiamo scoperto che anche nel distretto cartiero intorno a Lucca c'erano i Pfas. Li hanno trovati nei pesci, nei fiumi, con concentrazioni maggiori salendo verso le cartiere. Vogliamo diffidare le autorità sanitarie a continuare a guardare dall'altra parte».
Il Piemonte è l'unica regione dove ancora vengono prodotti i Pfas, nell'impianto di Spinetta Marengo Solvey della provincia di Alessandria.
«In questa giornata c'è stata una saldatura tra cittadini e ricerca e noi insieme vogliamo sollecitare la politica - spiega Riccardo Ferri, gruppo Anemos Alessandria - Dove vengono cercati, vengono trovati i Pfas. Bisogna cercarli, e poi ci vuole l'accesso a questi dati, più trasparnza, aiutare il territorio e aiutarlo anche alla salute e supportarlo. Da più di 10 anni chiediamo queste cose. Adesso è il momento di ottenerle».
Come è accaduto in Francia, dove dopo l'Assemblea Nazionale, il Senato francese in queste ore adotta un disegno di legge ambientalista per limitare la produzione e la vendita di prodotti contenenti Pfas, anche se le padelle antiaderenti - tra le maggiori accusate della presenza di queste sostaze - restano fuori dalla legge.