I funghi minacciano la produzione alimentare globale. Raccolti di riso, grano e mais non basteranno a sfamare il mondo
A scatenare la nuova emergenza i cambiamenti climatici. I funghi si evolvono e stanno distruggendo i raccolti in ogni angolo del pianeta
Il mondo dovrà prepararsi ad affrontare una nuova minaccia. Dopo la crisi scatenata dalla pandemia di Covid, e dopo quella umanitaria ed economica dovuta alla guerra ancora in corso in Ucraina, gli esperti anticipano che il mondo potrebbe presto dover far fronte ad una emergenza alimentare senza precedenti. La crisi climatica, infatti, sta esacerbando i danni causati da una moltitudine di funghi che stanno mettendo a rischio i raccolti più importanti. La catastrofe sanitaria, evidenziano gli addetti ai lavori, è dietro l’angolo, e nessuno sembra aver preso la questione con la dovuta serietà. I funghi, già oggi responsabili della distruzione di una moltitudine di raccolti, sono sempre più resistenti. Molti hanno sviluppato una forte resistenza ai comuni fungicidi. Inoltre si adattano molto facilmente alle diverse condizioni climatiche e, grazie ai venti, possono percorrere anche grandissime distanze.
Cambiamenti climatici favoriscono malattie fungine
L'impatto delle malattie fungine, evidenziano ora gli scienziati, sarà sempre più devastante, poiché la crisi climatica provoca l'aumento delle temperature, favorendo la diffusione in territori fino a poco tempo fa considerati immuni dai pericoli. Dagli anni '90 i patogeni fungini si sono spostati verso latitudini più elevate a una velocità di circa 7 chilometri all'anno. In Inghilterra e in Irlanda sono già state segnalate infezioni normalmente diffuse ai tropici. Le alte temperature stanno inoltre favorendo la nascita di nuove varianti di patogeni decisamente aggressivi.
Raccolti in drammatico calo
L’attenzione sul “problema” delle infezioni fungine è cresciuta soprattutto attraverso la serie tv The Last of Us, in cui i funghi infettano il cervello umano. “Sebbene quella trama sia fantascientifica - evidenzia la professoressa Sarah Gurr, coautrice dello studio e ricercatrice presso l'Università di Exeter nel Regno Unito -, avvertiamo che potremmo assistere a una catastrofe sanitaria globale causata dalla rapida diffusione planetaria di infezioni fungine. La minaccia imminente qui non riguarda gli zombi, ma la fame globale”. La collega Eva Stukenbrock, professoressa dell'Università di Kiel, in Germania, si dice preoccupata perché l’emergenza colpirà la popolazione mondiale proprio nel bel mezzo di una crescita. "L'umanità affronterà sfide senza precedenti per la produzione alimentare durante la sua crescita. Già oggi sono evidenti massicce perdite di raccolto, tanto ingenti che metteranno a rischio ogni anno milioni di persone. Questa preoccupante tendenza, con un mondo sempre più caldo, potrebbe solo peggiorare”.
Già evidenti perdite fino al 23 per cento
L'avvertimento, pubblicato sulle pagine della rivista scientifica Nature, riferisce che le infezioni hanno già causato una perdita dei raccolti compresa tra il 10 e il 23 per cento. I funghi colpiscono duramente le cinque colture più importanti, ossia riso, grano, mais, semi di soia e patate, e centinaia di milioni di persone potrebbero non aver più di che sfamarsi.I fungicidi esistenti non sono più sufficienti a rallentare l’avanzata dei patogeni.Una possibile soluzione tuttavia esiste. Secondo gli scienziati i contadini dovrebbero coltivare miscele di semi geneticamente resistenti, evitando dunque di affidarsi alle monocolture di un singolo ceppo.
Per altri rimedi si dovrà attendere ancora
Alcuni scienziati dell'Università di Exeter hanno annunciato di aver avviato lo sviluppo di nuovi pesticidi capaci di colpire specifici processi biologici all'interno dei funghi, rendendo molto più difficile lo sviluppo della resistenza. L'approccio si è già dimostrato utile, in particolar modo nella coltivazione delle banane. La ricerca richiede però dei finanziamenti che, al momento, non sono sufficienti. “Se non abbiamo abbastanza da mangiare - commenta Gurr -, moriremo tutti di fame ancor prima di aver trovato la soluzione al problema”.