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Fecondazione in vitro per salvare la barriera corallina, servono però particolari accortezze

Presentato uno studio su quattro specie essenziali per gli ecosistemi dei Caraibi. "Possiamo aumentare l'efficienza dei progetti di ripristino, dando a questi ecosistemi vitali una migliore possibilità di recupero"

di Tiscali Ambiente   
Ansa

Grazie alla fecondazione in vitro sarà possibile migliorare consistentemente gli sforzi di ripristino delle barriere coralline. Emerge da uno studio guidato dall'Università di Amsterdam, e pubblicato su PeerJ. Lo studio ha esaminato quattro specie di corallo che si riproducono a distanza: Diploria labyrinthiformis , Colpophyllia natans , Pseudodiploria strigosa e Orbicella faveolata. Queste specie sono essenziali per il mantenimento degli ecosistemi marini dei Caraibi, ma le loro popolazioni sono state gravemente colpite dal cambiamento climatico, dalle malattie e da altri fattori antropogenici. Gli autori della ricerca hanno scoperto che specifiche caratteristiche di questi coralli permettono un'efficace fecondazione in vitro, con, però, particolari accortezze.

La fecondazione in vitro dipende dalla specie di coralli

Nello specifico è emerso che i gameti dei coralli rimangono vitali per almeno quattro ore dopo la raccolta, consentendo ai ricercatori di mescolare gameti provenienti da più siti per migliorare la diversità genetica. In più i coralli cerebrali ( D. labyrinthiformis, C. natans e P. strigosa ) si fecondano rapidamente, entro soli 15 minuti dalla co-incubazione spermatozoo-uovo, riducendo i rischi di manipolazione. O. faveolata, invece, richiede tempi di co-incubazione piu' lunghi (60-120 minuti) per un successo ottimale della fertilizzazione. Sono state identificate soglie minime di concentrazione spermatica pari a 10-10 cellule/mL, per ottenere validi risultati con la fecondazione.

Questi risultati offrono linee guida pratiche per i professionisti della fecondazione in vitro dei coralli, consentendo rese larvali piu' elevate e riducendo al minimo lo spreco di gameti e il danno agli embrioni. Tali progressi potrebbero aiutare a ripristinare popolazioni di coralli isolate e a contrastare le limitazioni naturali dello sperma in natura. "Il nostro studio evidenzia l'importanza di adattare i protocolli di fecondazione in vitro a specifiche specie di corallo", ha affermato la dott. ssa Valerie F. Chamberland, autrice principale e ricercatrice presso SECORE International. "Perfezionando questi metodi, possiamo aumentare l'efficienza e l'impatto dei progetti di ripristino dei coralli, dando a questi ecosistemi vitali una migliore possibilità di recupero".

di Tiscali Ambiente   
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