Tra monili e siccità, ecco come abbiamo perso il 90% degli elefanti, quanti ne restano e dove vivono
Oggi è l'Elefant day, istituito per sensibilizza il Pianeta, è diventato un my day
Oggi si celebra il World Elephant Day. Lanciata per la prima volta nel 2012, la Giornata mondiale dell'elefante - ricorda il Wwf - unisce il mondo intero nella sensibilizzazione sulle minacce che incombono sugli elefanti asiatici e africani. In questa occasione, il Wwf rinnova l'allarme sullo stato di conservazione di queste specie, promuovendo le azioni di conservazione che contrastano bracconaggio, commercio di avorio, perdita di habitat e conflitti con l'uomo, e sensibilizzando sul ruolo chiave che gli elefanti svolgono negli ecosistemi e sul loro valore culturale.
Quanti ne restano e dove sono
In Asia - segnala l'associazione ambientalista - restano fra gli 8mila e gli 11mila elefanti in natura, mentre l'Africa, in soli 100 anni, ha già perso oltre il 90% dei propri elefanti, passati da 12 milioni circa di un secolo fa ai 415.000 riportati nell'ultimo censimento. In otto Paesi del Sud-Est asiatico e della Cina (Cambogia, Cina, Laos, Indonesia, Malesia, Myanmar, Thailandia e Vietnam) - spiega nel dettaglio il Wwf - restano circa fra gli 8.000-11.000 elefanti in natura. La popolazione residua di elefante asiatico oggi occupa appena il 5% del suo areale storico.
Gli ingegneri dell'ecosistema
Conosciuti come "ingegneri dell'ecosistema e giardinieri della foresta", gli elefanti asiatici svolgono un ruolo cruciale disperdendo semi e sostanze nutritive attraverso i loro escrementi mentre si spostano, creando percorsi nelle foreste dense e modificando gli habitat forestali a beneficio di altri animali. La perdita e la frammentazione degli habitat, i conflitti con l'uomo e il bracconaggio hanno causato un allarmante declino della popolazione: in alcuni Paesi sono rimasti solo poche centinaia di individui in natura.
Non se la passano meglio gli elefanti in Africa, che in 100 anni hanno visto scomparire 9 propri simili su 10. Le due specie presenti nel continente africano sono l'elefante di savana (Loxodonta africana) classificato come "in pericolo" e l'elefante di foresta (Loxodonta cyclotis) invece inserito tra le specie in "pericolo critico". Il bracconaggio resta la causa principale del declino di entrambe le specie: si stima che ogni anno, infatti, vengano uccisi circa 20.000 elefanti per il commercio illegale di avorio. A questo - spiega il Wwf - si aggiungono le uccisioni generate dai conflitti con le comunità locali, purtroppo in crescita a causa della deforestazione (trasformazione di aree di foresta e savana in coltivazioni), carenza di cibo o di acqua.