Cop29, ultime ore frenetiche. Da Baku l'appello di Irena per il 2025: "Serve uno sforzo ciclopico"
Il direttore generale La Camera a Tiscali: "Favorevoli alla tassa sulla ricchezza"
Dopo una intensa notte di negoziati, a Baku si preannuncia una lunga giornata, l'ultima della 29esima Cop, quella che ha il compito nodale di decidere sulla finanza climatica: quanti soldi mettere sul piatto per i Paesi in via di sviluppo e come fornire questi finanziamenti per il contrasto e l'adattamento ai cambiamenti climatici. È sul quantum e sulla qualità della finanza climatica, dunque, che è in corso il braccio di ferro tra i negoziatori, tutti critici verso il primo testo della presidenza uscito ieri mattina prima dell'alba, che oltre a non contenere numeri, prevede ancora due opzioni molto distanti tra loro. Quello che si dice, è che esista già una terza opzione pronta a fare capolino nel testo finale, sarebbe la via di mezzo tra le due finora indicate e che riflettono una la posizione dei Paesi in via di sviluppo e l'altra quella dei paesi ricchi.
Secondo Francesco La Camera, direttore generale di Irena, l'agenzia internazionale per le energie rinnovabili, intervistato da Tiscali, «non è neanche importante il quantum, la cifra, ma che sia concordato, che ci sia la condivisione degli strumenti. Ci aspettiamo che ci sia un chiaro richiamo alla necessità di rafforzare l'ambizione per la definizione degli obiettivi dei singoli Paesi entro febbraio 2025 e più ragionevolmente entro la Cop30 dell'anno prossimo».
Irena è un po' l'Onu delle rinnovabili, protagonista della transizione energetica planetaria: l'agenzia chiede uno sforzo maggiore, la triplicazione della produzione energetica rinnovabile. È un obiettivo ancora possibile?
«In principio è ancora possibile ma serve uno sforzo ciclopico. Anche se lo sforzo è aumentato, siamo ancora lontani da quello che serve - ci dice il direttore generale - Bisogna cambiare rotta al più presto possibile altrimenti già dalla prossima Cop in Brasile potrà sembrare avventuroso fare riferimento al mantenimento dell'obiettivo di 1,5 gradi previsto dagli accordi di Parigi».
Nel World Energy Transitions Outlook 2024 si auspica che la proposta brasiliana della tassa globale sulla ricchezza possa essere ascoltata.
«Per quanto riguarda la tassa della ricchezza faccio una riflessione: si parla tanto di dotarsi di piccoli impianti nucleari che intanto non sono tanto piccoli, non sono economici e intanto non ne esiste uno al mondo che funzioni. Ciò che mi ha lasciato sbalordito è l'ammontare dell'investimento richiesto. Un ammontare di circa 40 miliardi di dollari che è venti volte di quanto si è investito in Africa lo scorso anno. Una transizione che tutti vogliono più giusta comporta anche che ci sia una redistribuzione della ricchezza. Una tassa come quella proposta dal governo brasiliano in principio non può essere discussa. Tecnicamente è un'operazione difficile e noi abbiamo intenzione di lavorarci».