Il caldo estremo minaccia i ghiacciai del Grand Etret, il Gran Paradiso è un inferno climatico
Ogni giorno, evidenziano i guardaparco, perdiamo circa 6 centimetri di ghiaccio. Si tratta del dato peggiore registrato dal 2000
I cambiamenti climatici si fanno sentire anche sul Gran Paradiso. I ghiacciai del Grand Etret si stanno letteralmente sciogliendo, con una velocità mai osservata prima. Secondo gli ultimi rilievi effettuati da guardaparco, infatti, negli ultimi due mesi e mezzo la montagna ha perso 3 metri di massa glaciale, equivalenti a circa 6 centimetri di ghiaccio al giorno. Il fenomeno è indubbiamente collegato ai cambiamenti che si stanno registrando in tutta Europa, con siccità diffusa che sta prosciugando persino i corsi d’acqua più importanti. Per il Parco nazionale del Gran Paradiso quanto sta accadendo era prevedibile, e i primi sintomi di quella che oggi è diventata una vera e propria emergenza si erano visti a fine maggio, quando i riscontri evidenziarono la presenza in vetta di un esiguo (decisamente scarso) l’accumulo di neve.
Ma un report più preciso arriverà soltanto a fine estate, quando i guardaparco analizzeranno l’ablazione, calcoleranno cioè il quantitativo effettivo della neve e del ghiaccio fuso nei mesi più caldi dell’anno. Tale attività si svolgerà nel mese di settembre, ma i dati finora raccolti lasciano ben poco spazio all’ottimismo. Secondo gli esperti quest’anno le temperature registrate causeranno la fusione del cuore stesso del ghiacciaio.
Le ripercussioni, per l’intero ecosistema, saranno incalcolabili, e gli effetti del tutto imprevedibili. “Oltre ai ghiacciai - affermano preoccupati i guardaparco -, anche la fauna ha risentito notevolmente dell’ondata di caldo estiva, con una risalita degli animali a quote sempre più alte, che ha comportato una diminuzione degli avvistamenti e maggiore difficoltà di osservazione degli stessi durante il giorno. Da studi realizzati nel Parco, anche grazie all’ausilio di radiocollari, è stato notato che gli stambecchi riescono a percepire l’evoluzione delle temperature nel giorno successivo, scegliendo di rimanere poco attivi e in quota se le stesse rimangono alte, per evitare di spendere energie per la termoregolazione, evitando anche di alimentarsi, oppure scendendo di quota se diminuiscono”.