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Teulada, il paradiso naturale trasformato in discarica di bombe e missili. La sentenza che fa discutere

Per il disastro ambientale nessun colpevole: è questo il verdetto del processo a Cagliari. La guerra finta continua ma le armi sono vere

Stefania Divertitodi Stefania Divertito   

Un sibilo nelle prime ore del mattino annuncia l'apertura della giornata di esercitazioni. Quel sibilo non prelude a niente di buono perchè annuncia che a Capo Teulada, paradiso naturale a circa un'ora di auto da Cagliari, sulla costa occidentale, sarà un'altra giornata di guerra. È "normale" da queste parti assistere a lanci di missili, ai tank che attraversano le dune, che in teoria sarebbero area Sic, siti di interesse comunitario, allo sfrecciare dei caccia, al piovere, in squadra, di paracadutisti. È normale per molti mesi all'anno, ma non in estate. Una guerra finta, chiaramente, ma con armi vere. 

I ginepri sono arretrati per far posto alle battaglie

Teulada è un vero e proprio paradiso naturale: ma nella zona delle esercitazioni non si vedono più i cespugli della macchia mediterranea, i ginepri sono arretrati, per far posto allo scoppiare delle battaglie. Il poligono militare è stato in passato anche "affittato" a potenze straniere che nel corso degli anni hanno sperimentato le armi usate poi nei principali conflitti bellici. Alcuni dati ufficiali sono contenuti nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito e sui poligoni militari presieduta dall'ex parlamentare sardo del Pd Gian Piero Scanu: dal 2008 sino al 2016 nella penisola Delta - esprema propaggine di Capo Teulada, un'area interdetta agli esseri umani ma non alle armi - ampia circa 3 chilometri quadrati, furono sparati 860 mila colpi di addestramento e lanciati 11.875 missili, l'equivalente di 556 tonnellate di materiale bellico. Anche radioattivi, come i Milan, con testate contenenti torio, come le inchieste parlamentari hanno dimostrato.

Il disastro ambientale di Teulada confermato in tribunale

Numeri confermati anche durante il procedimento giudiziario in corso al tribunale di Cagliari conclusosi oggi: il collegio presieduto dal giudice Massidda ha accolto le motivazioni dell'Avvocatura di Stato e del pubblico ministero (Emanuele Secci) e ha prosciolto i generali, 5 ex capi di Stato Maggiore perchè il fatto non sussiste. Dei cinque imputati, che si erano succeduti al comando del sito negli anni, Claudio Graziano, 69 anni, ex Capo di Stato Maggiore già presidente di Fincantieri, è deceduto il 17 giugno scorso, suicida. Nel corso delle indagini la Procura aveva accertato lo stato di devastazione della Penisola Delta, un disastro ambientale vero e proprio. Ma al termine dell'inchiesta il pm Emanuele Secci aveva chiesto l'archiviazione, negata dalla gip che aveva invece ordinato l'imputazione coatta. Ma dopo altre indagini lo stesso pm, che per 7 anni ha indagato sulle morti nell'area della base militare e sull'inquinamento, aveva ritenuto di non avere gli elementi per poter reggere un'accusa in giudizio e aveva nuovamente chiesto al gip l'archiviazione con le stesse motivazioni. Oggi il giudice ha stabilito che il disastro esiste, mentre i colpevoli no

I numeri della devastazione

Vale la pena ricordare l'incipit della relazione finale scritta dai parlamentari della XVII legislatura: «Mai più una penisola interdetta, mai più militari morti senza un perché». Rileggendolo oggi, sembra una beffa.

«È diventato il simbolo della maledizione che per troppi decenni ha pesato sull’universo militare - c'è scritto - un pezzo di terra del nostro Paese, di rara bellezza, che a Capo Teulada l’uomo ha dovuto vietare all’uomo; quella Penisola Delta utilizzata da oltre 50 anni come zona di arrivo dei colpi (dal 2009 al 2013 circa 24.000 tra artiglieria pesante, missili, razzi), quella penisola permanentemente interdetta al movimento di persone e mezzi. Le immagini satellitari ritraggono una discarica non controllata: 30.000 crateri sino a 19-20 metri di diametro. Sulla superficie tonnellate di residuati contenenti cospicue quantità di inquinanti in grado di contaminare suolo, acqua, aria, vegetazione, animali. E l’uomo. A Foxi, frazione del comune di Sant’Anna Arresi, in prossimità delle esercitazioni militari con impiego di mezzi corazzati e con attività a fuoco comprendenti missili con raggi a lunga gittata, nel periodo 2000-2013, si registra un raddoppio della mortalità per tutte le cause e un rischio almeno tre volte maggiore di mortalità e morbosità per le malattie cardiache. E in altre aree collocate in prossimità del poligono, quali Sa Portedda e Gutturu Saidu, si rilevano eccessi per patologie respiratorie e digerenti, del sistema urinario e tumorali. Un decreto del Ministro della difesa del 22 ottobre 2009 impose la bonifica, ma l’area continuò ad essere il bersaglio delle esercitazioni».

Quel decreto è stato oggetto dell'esame del procedimento giudiziario, ma per i giudici nessuno è stato responsabile del disastro ambientale. 

Stefania Divertitodi Stefania Divertito   
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