La morte dei due pavoni e la corsa contro il tempo per salvare 60 volatili: la soluzione possibile
A Cagliari l'aviaria minaccia i volatili. Ancora sessanta esemplari attendono nel braccio della morte la loro esecuzione preventiva. Ecco come li hanno salvati a Campo Bisanzio
Tutto è cominciato con due morti sospette. Qualche settimana fa due pavoni del parco di Monte Urpinu a Cagliari sono stati trovati privi di vita, giusto il tempo di avvisare i veterinari del comune per un controllo e le morti erano già salite a tre.
La sentenza, triste e scontata visti i precedenti in giro per l’Europa di questi mesi, è arrivata lapidaria: focolaio di influenza aviaria, la variante più aggressiva quella ad alta patogenicità (HPAI), sottotipo H5N1. Secondo le ricostruzioni fatte dagli esperti il focolaio dovrebbe essersi scatenato partendo da un germano reale (specie portatrice sana) che arrivato a Cagliari dal nord Europa si è fermato nel laghetto del parco dove ha riposato per qualche ora disseminando il virus attraverso le feci e contaminando l'ambiente, per poi riprendere la migrazione.
Così l’azienda sanitaria locale ha iniziato l’inesorabile attività di abbattimento di tutti i 300 esemplari del parco, tutti di specie altamente ricettive al virus.
L’uccisione degli animali del parco ha scatenato l’ira di cittadini e attivisti, oltre che segnalazioni e domande anche dal gruppo di intervento giuridico. Siamo certi non ci fossero alternative altrettanto efficaci e meno aggressive? Insomma, possiamo salvare almeno gli ultimi 60 esemplati che attendono nel braccio della morte la loro esecuzione preventiva?
L’esperienza suggerirebbe di sì. Un precedente virtuoso è stato segnalato a Campi Bisanzio dove nel gennaio 2022 è stato riscontrato un focolaio di influenza aviaria, eliminato a febbraio 2022 dopo un intervento complesso di confinamenti e cure. Il sindaco di Campi infatti, appena confermata la presenza dell’aviaria, avrebbe chiesto delle deroghe ministeriali, per fermare gli abbattimenti e valutare soluzioni alternative. Soluzioni che sono state trovate e hanno avuto un esito positivo.
In questi giorni gli esperti cagliaritani hanno analizzato tutti i parchi e le zone umide ricche di fenicotteri rosa, simbolo della città. Le analisi hanno dato esiti estremamente confortanti: l’aviaria non si è spostata dal parco di Monte Urpinu.
Dunque a questo punto non c’è più tempo, bisogna trovare la forza - e il coraggio - per pretendere un intervento alternativo. “Nel parco sono presenti le gabbie in cui vengono già abitualmente sistemati i pulli per separarli dagli esemplari adulti. Perché non utilizzarle per mettere in quarantena gli ultimi esemplari sopravvissuti e cercare di salvare loro la vita?” Questa la richiesta fatta a gran voce dagli attivisti. Anche la politica si è mossa, da entrambi gli schieramenti, chiedendo chiarezza e dibattiti in aula.
Il tempo stringe, Cagliari attende con il fiato sospeso una presa di posizione del sindaco Paolo Truzzu.