L’allarme degli scienziati: andare oltre l’Accordo di Parigi o ci sarà un riscaldamento globale di 2,9° C: il video
Mentre le temperature globali e le emissioni di gas serra superano ogni record, il nuovo ’Emissions Gap Report 2023: Broken Record - Temperatures hit new highs, yet world fails to cut emissions (again), dell’United Nations environment programme (Unep) rileva che gli attuali impegni assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi non sono sufficienti ad evirare il caos climatico e che è necessaria una maggiore azione climatica. Pubblicato prima della 28esima Conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP28 Unfccc) che si terrà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, il rapporto Unep evidenzia che sono necessarie trasformazioni globali per ottenere i tagli alle emissioni di gas serra previsti pe il 2030.
Presentando l’Emissions Gap Report, la direttrice esecutiva dell’Unep Inger Andersen, ha ricordato che «L’umanità sta battendo tutti i record sbagliati sul cambiamento climatico. Le emissioni di gas serra e la temperatura media globale stanno raggiungendo nuovi massimi, mentre gli eventi meteorologici estremi si verificano sempre più spesso, si sviluppano più rapidamente e diventano più intensi. L’edizione 2023 dell’Emissions Gap Report ci dice che sarà necessario un cambiamento massiccio e urgente per evitare che questi record accadano anno dopo anno e per evitare che l’Unep e altri tornino a lanciare gli stessi avvertimenti inascoltati, come un disco rotto. I dati principali dell’Emissions Gap Report sono estremamente preoccupanti. Gli impegni sul cambiamento climatico per il 2030 mettono il mondo sulla strada per limitare l’aumento della temperatura globale tra 2,5 e 2,9° C rispetto ai livelli preindustriali in questo secolo. I tagli necessari per raggiungere il calo delle emissioni di gas serra nel 2030 sono rispettivamente del 28 e 42% per il percorso dei 2°C e degli 1,5°C previsti dall’Accordo di Parigi. Siamo già ai limiti estremi della possibilità degli 1,5° C, con solo il 14% di possibilità di evitare il superamento anche nello scenario più ottimistico».
Per la Andersen, «Il cambiamento deve avvenire più rapidamente sotto forma di trasformazioni di sviluppo a low-carbon a livello economico, con una forte attenzione all’energia. Il carbone, il petrolio e il gas estratti durante il ciclo di vita delle miniere e dei giacimenti pianificati eliminerebbero quasi l’intero budget di carbonio rimanente per i 2° C e cancellerebbero più volte il budget per gli 1,5° C. I governi non possono continuare a impegnarsi a ridurre le emissioni nell’ambito dell’Accordo di Parigi e poi dare il via libera a enormi progetti sui combustibili fossili; questo sta mettendo in discussione la transizione energetica globale e il futuro dell’umanità. I Paesi con maggiore capacità e responsabilità nella generazione di emissioni dovranno intraprendere azioni più ambiziose e fornire supporto finanziario e tecnico ai Paesi in via di sviluppo. I Paesi a basso e medio reddito, che già rappresentano più di due terzi delle emissioni globali, devono soddisfare le loro legittime esigenze e aspirazioni di sviluppo con traiettorie di crescita low-carbon».
La direttrice dell’Unep ha avvertito che «Se non realizziamo i tagli delineati in questo rapporto, dovremo prepararci per uno sforzo ancora più grande negli anni ’30. I Nationally Determined Contributions per il 2035, previsti per il 2025, dovranno essere forti, credibili e in grado di preparare il terreno per impegni a emissioni net zero per ridurre le emissioni in modo deciso e rapido. Il primo Global Stocktake, che si concluderà quest’anno alla COP28 di Dubai, informerà questi nuovi impegni. Anche la rimozione del biossido di carbonio, analizzata nel rapporto di quest’anno, sarà maggiormente necessaria in futuro. Tuttavia, ci sono molti rischi legati ai nuovi metodi di rimozione del biossido di carbonio, uno dei principali è che la tecnologia non è ancora stata adottata. In sostanza, più aspettiamo, più difficile sarà. Il mondo deve sollevare l’ago dal solco dell’azione insufficiente e iniziare a stabilire nuovi record sulla riduzione delle emissioni, sulle transizioni verdi e giuste e sulla finanza climatica, a partire da ora. Non c’è persona o economia sul pianeta che non sia stata toccata dal cambiamento climatico, quindi dobbiamo smettere di stabilire record indesiderati sulle emissioni di gas serra, sulle temperature elevate globali e sulle condizioni meteorologiche estreme. Dobbiamo invece togliere l’aratro dallo stesso vecchio solco di ambizioni insufficienti e azione insufficiente, e iniziare a stabilire altri record: sulla riduzione delle emissioni, sulle transizioni verdi e giuste e sulla finanza climatica».
Il segretario generale dell’Onu, Antònio Guterres, ha sottolineato: «Sappiamo che è ancora possibile rendere realtà il limite di 1,5 gradi. Occorre estirpare la radice avvelenata della crisi climatica: i combustibili fossili. E richiede una transizione giusta ed equa verso le energie rinnovabili». Ecco i principali punti dell’Emissions Gap Report:
Il disco rotto
Fino all’inizio di ottobre, sono stati registrati 86 giorni con temperature superiori a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Settembre è stato il mese più caldo mai registrato, con temperature medie globali di 1,8°C superiori ai livelli preindustriali.
Il rapporto rileva che le emissioni globali di gas serra (GHG) sono aumentate dell’1,2% dal 2021 al 2022, raggiungendo un nuovo record di 57,4 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente (GtCO2e). Le emissioni di gas serra nel G20 sono aumentate dell’1,2% nel 2022. I trend delle emissioni riflettono modelli globali di disuguaglianza. A causa di questi trend preoccupanti e degli insufficienti sforzi di mitigazione, il mondo è sulla strada per un aumento della temperatura ben oltre gli obiettivi climatici concordati durante questo secolo.
IL rapporto Unep fa notare che «Se gli sforzi di mitigazione implicati dalle politiche attuali continueranno ai livelli odierni, in questo secolo il riscaldamento globale potrà essere limitato solo a 3° C rispetto ai livelli preindustriali. La piena attuazione degli sforzi impliciti nei Nationally Determined Contributions (NDC) metterebbe il mondo sulla buona strada per limitare l’aumento della temperatura a 2,9° C. Gli NDC condizionali, pienamente attuati, porterebbero a temperature non superiori a 2,5° C rispetto ai livelli preindustriali. Tutti hanno una probabilità del 66%.
Queste proiezioni della temperatura sono leggermente superiori rispetto a quelle del Rapporto sul divario delle emissioni del 2022, poiché il rapporto del 2023 include un numero maggiore di modelli nella stima del riscaldamento globale.
Gli attuali NDC incondizionati implicano che nel 2030 saranno necessari ulteriori tagli alle emissioni di 14 GtCO2e rispetto ai livelli previsti per i 2° C. Per gli 1,5° C sono necessari tagli da 22 GtCO2e. L’implementazione degli NDC condizionali riduce entrambe queste stime di 3 GtCO2 e. In termini percentuali, il mondo deve ridurre le emissioni del 28% entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo dei 2° C previsto dall’Accordo di Parigi, con una probabilità del 66% e del 42% per l’obiettivo di 1,5° C.
Se tutti gli NDC condizionati e gli impegni net zero a lungo termine fossero rispettati, sarebbe possibile limitare l’aumento della temperatura a 2° C. Tuttavia, gli impegni di zero emissioni non sono attualmente considerati credibili: nessuno dei Paesi del G20 sta riducendo le emissioni a un ritmo coerente con i propri obiettivi di zero emissioni. Anche nello scenario più ottimistico, la probabilità di limitare il riscaldamento a 1,5° C è solo del 14%.
Qualche progresso, ma non abbastanza
I progressi politici fatti dalla firma dell’Accordo di Parigi nel 2015 hanno ridotto il gap di attuazione, definito come la differenza tra le emissioni previste nell’ambito delle politiche attuali e la piena attuazione degli NDC. Si prevedeva che le emissioni di gas serra nel 2030, sulla base delle politiche in atto, sarebbero aumentate del 16% dal momento dell’adozione dell’Accordo di Parigi. Oggi l’aumento previsto è del 3%.
Al 25 settembre, 9 Paesi avevano presentato NDC nuovi o aggiornati dalla COP27 del 2022, portando il numero totale di NDC aggiornati a 149. Se tutti gli NDC incondizionati nuovi e aggiornati fossero pienamente implementati, probabilmente ridurrebbero le emissioni di gas serra di circa 5,0 GtCO2e, circa il 9% delle emissioni del 2022, annualmente entro il 2030, rispetto agli NDC iniziali.
Tuttavia, a meno che i livelli di emissione nel 2030 non vengano ulteriormente ridotti, diventerà impossibile stabilire percorsi a minor costo che limitino il riscaldamento globale a 1,5° C con un superamento minimo o nullo durante questo secolo. Accelerare significativamente l’implementazione in questo decennio è l’unico modo per evitare un significativo superamento di 1,5° C.
Trasformazioni per lo sviluppo low-carbon
Il rapporto invita tutte le nazioni a realizzare trasformazioni di sviluppo low-carbon a livello economico, con particolare attenzione alla transizione energetica. Il carbone, il petrolio e il gas estratti nel corso della vita delle miniere e dei giacimenti in produzione e pianificati emetterebbero oltre 3,5 volte il budget di carbonio disponibile per limitare il riscaldamento a 1,5° C, e quasi l’intero budget disponibile per i 2° C.
I Paesi con maggiore capacità e responsabilità in termini di emissioni - in particolare i Paesi ad alto reddito e ad alte emissioni tra i G20 - dovranno intraprendere azioni più ambiziose e rapide e fornire supporto finanziario e tecnico ai paesi in via di sviluppo. Poiché i Paesi a basso e medio reddito rappresentano già più di due terzi delle emissioni globali di gas serra, soddisfare le esigenze di sviluppo con una crescita low-carbon, ad esempio affrontando i modelli di domanda energetica e dando priorità alle catene di approvvigionamento di energia pulita, è una priorità in queste nazioni.
La transizione verso uno sviluppo low-carbon pone sfide economiche e istituzionali per i Paesi a basso e medio reddito, ma fornisce anche significative opportunità. Le transizioni in questi Paesi possono contribuire a garantire l’accesso universale all’energia, far uscire milioni di persone dalla povertà ed espandere le industrie strategiche. La crescita energetica associata può essere soddisfatta in modo efficiente ed equo con energia low-carbon, poiché le energie rinnovabili diventano più economiche, garantendo posti di lavoro verdi e aria più pulita.
Per raggiungere questo obiettivo, l’assistenza finanziaria internazionale dovrà essere notevolmente incrementata, con nuove fonti di capitale pubbliche e private ristrutturate attraverso meccanismi di finanziamento, tra i quali finanziamento tramite debito, finanza agevolata a lungo termine, garanzie e catalytic finance che riducano i costi del capitale.
COP28 e Global Stocktake
Il primo Global Stocktake (GST), che si concluderà alla COP28, informerà il prossimo ciclo di NDC che i Paesi dovrebbero presentare nel 2025, con obiettivi per il 2035. L’ambizione globale nel prossimo ciclo di NDC deve portare le emissioni di gas serra nel 2035 a livelli coerenti con 2° C e 1,5° C, compensando al contempo le emissioni in eccesso fino al raggiungimento di livelli coerenti con questi percorsi.
La preparazione del prossimo ciclo di NDC offre l’opportunità ai Paesi a basso e medio reddito di sviluppare roadmap nazionali con politiche ambiziose per lo sviluppo e il clima e obiettivi per i quali le esigenze finanziarie e tecnologiche siano chiaramente specificate. La COP28 dovrebbe garantire che sia fornito sostegno internazionale per lo sviluppo di queste roadmap.
Rimozione dell’anidride carbonica
Dopo l’allarme lanciato dallo studio “Legal limits to the use of CO2 removal to meet climate goals”’, anche l’Emission Gap Report rileva che ritardare la riduzione delle emissioni di gas serra aumenterà la futura dipendenza dalla rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera. La rimozione dell’anidride carbonica è già in atto, principalmente attraverso l’imboschimento, il rimboschimento e la gestione delle foreste. Le attuali rimozioni dirette tramite metodi terrestri sono stimate in 2 GtCO2e all’anno. Tuttavia, i percorsi a minor costo presuppongono aumenti considerevoli nella rimozione sia convenzionale che nuova dell’anidride carbonica, come la cattura e lo stoccaggio diretto del carbonio atmosferico.
Il raggiungimento di livelli più elevati di rimozione dell’anidride carbonica rimane incerto e associato a rischi: concorrenza fondiaria, protezione delle proprietà e dei diritti e altri fattori. Il potenziamento dei nuovi metodi di rimozione dell’anidride carbonica è legato a diversi tipi di rischi, tra i quali il fatto che i requisiti tecnici, economici e politici per l’implementazione su larga scala potrebbero non concretizzarsi in tempo.
A cura di GreenReport.it