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Tokyo: l’acqua radioattiva di Fukushima sarà riversata in mare. Corea del Sud e Cina protestano

Seul convoca l'ambasciatore giapponese. Pechino: “Non scarichi l'acqua senza intesa”. L'Ue: “Tokyo garantisca la sicurezza nell'operazione di sversamento”

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Dopo la decisione del premier giapponese Yoshihide Suga di riversare l’acqua radioattiva di Fukushima nell'Oceano Pacifico, immediate sono arrivate le reazioni di condanna di Cina e Corea del Sud. Non sono mancate poi le proteste per l'imminente disastro ambientale della Commissione europea, di Greenpeace Giappone dell'opinione pubblica, dell'industria della pesca e dei rappresentanti dell'agricoltura locale.

Seul convoca l'ambasciatore giapponese

Il ministero degli Esteri sudcoreano ha convocato l'ambasciatore giapponese Koichi Aiboshi presentando una protesta formale dopo che Koo Yun Cheol, ministro per il coordinamento delle Politiche governative, ha detto che Seul "si oppone con forza" al rilascio in mare di oltre 1,25 milioni di tonnellate di acqua contaminata dalla centrale nucleare di Fukushima. Tokyo "rilascerà l'acqua radioattiva dopo averla diluita a livelli non dannosi per l'uomo. Ma la diluizione non cambierà il totale di radioattività dispersa", ha denunciato a Seul un'alleanza di 31 gruppi civici anti-nucleare e pro-ambiente.

Pechino: “Non scarichi l'acqua senza intesa'”

La Cina ha esortato il Giappone a non rilasciare in mare l'acqua radioattiva trattata e accumulatasi in 10 anni nella centrale "senza autorizzazione" da parte di altri Paesi e dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). "La Cina si riserva il diritto di dare ulteriori risposte" alla mossa di Tokyo, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian. Gli Usa hanno mostrato comprensione verso il piano giapponese, ma Zhao ha espresso scetticismo al riguardo, dicendo che la Cina crede che anche Washington "attribuisca importanza alle questioni ambientali".

La Commissione Ue: "Continueremo a monitorare"

"Siamo al corrente della decisione presa dal governo del Giappone" di riversare le acque radioattive della centrale nucleare di Fukushima nell'Oceano Pacifico. Lo ha detto un portavoce della Commissione europea rispondendo ad una domanda dei giornalisti. "La Commissione si aspetta che le autorità nipponiche garantiscano la piena sicurezza nell'operazione di sversamento in piena conformità con i suoi obblighi nazionali e internazionali - ha aggiunto il portavoce -. E' importante la piena trasparenza in questo tipo di operazioni. Noi continueremo a monitorare la situazione e a restare in contatto con i nostri omologhi giapponesi".

La condanna di Greenpeace Giappone

Greenpeace Giappone condanna con forza la scelta del governo guidato dal primo ministro Suga. "Questa decisione ignora completamente i diritti umani e gli interessi della gente di Fukushima e in generale del Giappone e della parte di Asia che si affaccia sul Pacifico", sostiene Greenpeace. "Il governo - prosegue - ha preso la decisione del tutto ingiustificata di contaminare deliberatamente l'Oceano Pacifico con acqua radioattiva. Ha ignorato sia i rischi legati all'esposizione alle radiazioni che l'evidenza della sufficiente disponibilità di stoccaggio dell'acqua contaminata nel sito nucleare e nei distretti circostanti. Invece di usare la migliore tecnologia esistente per minimizzare i rischi di esposizione a radiazioni immagazzinando l'acqua a lungo termine e trattandola adeguatamente per ridurre la contaminazione, si è deciso di optare per l'opzione più economica, scaricando l'acqua nell'Oceano Pacifico". Greenpeace, si legge nella nota, è al fianco della gente di Fukushima, comprese le comunità di pescatori, nei loro sforzi per fermare questi piani.

Acqua radioattiva in mare

A 10 anni esatti dal terremoto e dallo tsunami del marzo 2011 che danneggio gravemente la Centrale nucleare di Fukushima 1 Dai-ichi - impianto della Tepco che si trovava nella parte nord-orientale dell’isola di Honshu -, il Governo non ha trovato altro modo per disfarsi dell’acqua utilizzata per raffreddare i reattori se non quello di scaricarla in mare. E non stiamo parlando di poli litri di acqua. La manutenzione giornaliera della centrale di Fukushima Daiichi genera l'equivalente di 140 tonnellate di acqua contaminata, che - nonostante venga trattata negli impianti di bonifica, continua a contenere il trizio, un isotopo radioattivo dell'idrogeno. Poco più di 1.000 serbatoi si sono accumulati nella area adiacente all'impianto, l'equivalente di 1,25 milioni di tonnellate di liquido, e secondo il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), le cisterne raggiungeranno la massima capacità consentita entro l'estate del 2022.

Tokyo: "L'acqua non rappresenta un pericolo"

Vista la forte opposizione il Giappone ha rimarcato la sicurezza dell'operazione forte del sostegno dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che ha definito la mossa simile allo smaltimento di acque reflue negli impianti nucleari in altre parti del mondo. Il processo, tuttavia, non inizierà probabilmente prima di diversi anni. Secondo il Governo nipponico l’acqua trattata contiene “soltanto” trizio radioattivo, un sottoprodotto dei reattori nucleari. Nulla di cui preoccuparsi, secondo gli esperti giapponesi, che poi aggiungono: anche bevendo l’acqua non sarebbe realistico un vero accumulo dell’elemento. Naturalmente nessuno di loro ha voluto dimostrare l’insana teoria . L’elemento, spiegano “sarebbe comunque escreto, vista anche la sua bassa concentrazione”. Per un essere vivente sarebbe possibile (dicono dal Giappone) persino immergersi in quell’acqua, senza alcuna conseguenza. Tutte teorie, che non sembrano convincere gli esponenti dell’industria della pesca, i consumatori locali, gli ambientalisti e neppure i paesi vicini che protestano a gran voce.

La verità nascosta

A rovinare gli annunci quasi propagandistici per quest’acqua che, continuando di questo passo, rischia di esser presentata al mondo persino per le incredibili proprietà benefiche per la salute, ci ha pensato però Zhao Lijian, il portavoce del ministero degli Esteri cinese: “La fuoriuscita di materiale radioattivo causata dall’incidente nucleare di Fukushima in Giappone ha avuto un profondo impatto sull’ambiente marino, sulla sicurezza alimentare e sulla salute umana. Il governo giapponese dovrebbe divulgare informazioni adeguate e prendere una decisione attenta basata sulla piena consultazione con i Paesi vicini”.

Il disastro di Fukushima

Il triplice disastro di Fukushima è stato innescato dal terremoto di magnitudo 9 e il successivo tsunami, che ha provocato il surriscaldamento del combustibile nucleare, seguito dalla fusione del nocciolo all'interno dei reattori, a cui si accompagnarono le esplosioni di idrogeno e le emissioni di radiazioni che hanno causato la morte di oltre 15.000 persone. Dieci anni dopo, la zona nord della regione, a circa 10 km dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, da cui è fuoriuscito il materiale radioattivo che ha compromesso la zona, è ancora inabitale e l’accesso sarà vietato completamente in oltre il 12% dell’intero territorio almeno fino al 2023.

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