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Overshoot day: l’Italia è già in deficit con le risorse naturali, diciamo basta al greenwashing

L’Abbate: «Ho presentato una proposta di legge per istituire una commissione d'inchiesta in Parlamento e tutelare i cittadini dalle pubblicità ingannevoli sui prodotti sostenibili»

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Foto Shutterstock
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Si è tenuto lunedì alle 14, presso la sala conferenze della Camera dei deputati, l’evento Overshoot day: il futuro dei nostri figli, tutelare le risorse naturali del pianeta, un confronto sul tema fra studenti, imprese, associazioni ambientaliste e politica. All’evento hanno partecipato Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato; Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera dei deputati; Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima (Unione nazionale imprese recupero riciclo maceri); Mariangela Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia; Michelangelo Mecchia, direttore di Globetrotter 360; come moderatore è intervenuto Mimmo Muolo (Avvenire), mentre hanno partecipato al dibattito gli studenti della Luiss Guido Carli.

Italia ufficialmente in debito: esaurite le risorse per il 2023

Le risorse naturali disponibili sul nostro pianeta vengono chiamate anche “capitale naturale”, e corrispondono a tutte le risorse e i servizi ecosistemici che il pianeta ci offre, come ad esempio gli alberi, la terra e il mare che assorbono la CO2 oltre a fornire materie prime come legna e cibo; sul suolo inoltre edifichiamo le nostre case e inseriamo infrastrutture come ponti, strade, costruiamo ospedali, scuole e luoghi dove depositare i nostri rifiuti. Tutto questo avviene così velocemente che in Italia, dal 15 maggio, siamo ufficialmente in debito: l’Overshoot day il giorno che indica l’esaurimento ufficiale delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni, un data che cambia ogni anno a seconda della rapidità con cui consumiamo risorse. L’Overshoot day è un indicatore calcolato dal Global footprint network, ed è semplicemente un rapporto tra domanda e offerta di risorse naturali. L’offerta è data dal capitale naturale – o possiamo dire anche dalla biocapacità –, cioè tutti i servizi che ci offrono gli ecosistemi terrestri e marini, incluso l’assorbimento della CO2.

All'umanità servirebbero quasi 2,7 pianeti

Dal lato della domanda troviamo invece l’impronta ecologica, ossia quanto pesiamo sul nostro ecosistema: consiste nella terra biologicamente produttiva richiesta da una data popolazione per supportare le proprie attività quotidiane. Quando la domanda supera l’offerta, siamo in deficit considerando l’anno in corso. Considerando i dati procapite, ossia considerando la popolazione italiana, l’impronta ecologica media di un italiano è di circa 4,3 ettari e se la dividiamo per la biocapacità mondiale, cioè la quota di risorse disponibili per ciascun abitante della Terra (1,6 ettari) otteniamo 2,7: ossia, se tutti avessero il nostro stesso stile di vita, avremmo bisogno di quasi 2,7 pianeti. Le attività che contribuiscono maggiormente all’impronta ecologica di ciascun italiano sono il settore alimentare, con una percentuale di 31% e poi i trasporti con il 21%. Abbiamo uno spreco alimentare di 67 kg per abitante ogni anno, basterebbe dimezzarlo e ci porteremmo a 13 giorni più avanti con l’Overshoot day.

Riportare in parità il bilancio del pianeta Terra

Come invertire la rotta? Riportare in parità il bilancio del pianeta Terra. Ho presentato una proposta di legge per istituire una commissione d’inchiesta in Parlamento sul greenwashing (Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle pratiche commerciali scorrette in materia di sostenibilità ambientale di prodotti o servizi destinati al mercato e sui loro effetti sullo sviluppo del modello di economia circolare) per tutelare i cittadini dalle pubblicità poco veritiere sui prodotti sostenibili e le imprese virtuose che si stanno impegnando in un vero cambiamento a tutela del nostro pianeta e della nostra salute. Il greenwashing è una vera piaga, sono affermazioni ambientali generiche e prive di fondamento, dichiarazioni sulla sostenibilità di un prodotto non reali e ingannevoli per il consumatore, che non permettono il diffondersi di una giusta economia circolare e dovrebbero dunque essere vietate. In Europa i deputati al Parlamento europeo hanno sostenuto un progetto di legge per porre fine alle dichiarazioni fuorvianti, una proposta di una nuova direttiva sull’empowerment dei consumatori per la transizione verde.

Consideriamo inoltre che l’Italia ha poche risorse naturali ossia materie prime, dunque sviluppare una sana economia circolare è necessario, così come fare affidamento sull’ecodesign sistemico; per questo Transizione 4.0 è una svolta sulla quale il Movimento 5 Stelle ha sempre puntato. Occorre affiancare ed incentivare le imprese italiane per la transizione ad un nuovo modello di produzione, fornendo tecnologie innovative e capitale umano con elevate competenze. Gli slogan del Governo non sono utili a diminuire il deficit di risorse naturali, anzi possono solo peggiorarlo se frenano azioni che vanno nella giusta direzione. Non possiamo continuare ad indebitare il futuro dei nostri figli.

A cura di Patty L’Abbate
Vicepresidente commissione Ambiente – Camera dei Deputati

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