Orche assassine alla fame, disperate per la mancanza di cibo in mare si lanciano nelle reti da pesca ma finiscono col morire
Il fenomeno, noto da tempo ma fino ad ora trascurabile, sta preoccupando biologi marini e più in generale gli scienziati. Almeno 9 gli esemplari morti al largo dell’Alaska
Le orche assassine, chiamate così a causa delle note caratteristiche predatorie, sono in pericolo. Il comportamento di questi enormi mammiferi sta subendo importanti cambiamenti in tutto il mondo. Cambiamenti che vanno di pari passo ai mutamenti climatici in corso e alle sempre più evidenti carenze di cibo nel mare. Se in alcune aree del Mediterraneo questi cetacei hanno iniziato a sferrare incomprensibili attacchi a danno delle piccole imbarcazioni in altre zone del Pianeta sono protagoniste di veri e propri “suicidi”. In Alaska, forse per la sempre minore disponibilità di pesce da cacciare, le orche si lanciano nelle reti da pesca a strascico, finendo col morire. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration Usa (NOAA), quest’anno il numero degli esemplari morti risulta insolitamente elevato.
Al momento il fenomeno viene descritto come un poco chiaro “nuovo comportamento” della specie. Ben nove le orche morte nel 2023 durante la pesca con reti a strascico nel Mare di Bering, vicino alle Isole Aleutine. Il numero potrebbe apparire in prima analisi trascurabile, ma la NOAA fa notare che nei 5 anni compresi tra il 2016 e il 2020 le morti complessive sono state appena 5. L’ente governativo sarebbe impegnato in indagini che mirano a confermare il perché di queste morti. “Nel 2023 i nostri capitani hanno segnalato un aumento del numero di orche presenti vicino alle nostre navi, dove sembrano nutrirsi davanti alle reti durante la pesca - commenta Groundfish Forum -. Questo nuovo comportamento non era stato documentato in precedenza e gli scienziati dei mammiferi marini non sono sicuri del motivo per cui si è verificato questo cambiamento”.
Ma la carenza di cibo, sempre più evidente, potrebbe non esser la sola motivazione degli incidenti. Alla base del cambiamento comportamentale potrebbe nascondersi una “evoluzione” delle tecniche di caccia. Le orche, spiegano gli esperti, sono animali sociali e molto intelligenti, e sono in grado di apprendere nuovi comportamenti gli uni dagli altri. Probabilmente hanno capito come sfruttare le attività di pesca umane, pur non essendo consapevoli dei rischi a cui vanno incontro. “Questi comportamenti sono ad alto rischio per le orche”, evidenzia Hannah Myers, biologa marina dell’Università dell’Alaska Fairbanks che ha collaborato con il Groundfish Forum. Questi cetacei si riproducono infatti lentamente e il numero degli esemplari deceduti, anche se le orche intensificano gli sforzi di riproduzione in caso di perdite all’interno del branco, potrebbe non esser facilmente ripristinabile. La NOAA si è detta non solo preoccupata ma persino pessimista. Negli oceani del mondo, benché la specie sia protetta dal Marine Mammal Protection Act, ci sono appena 50mila orche.