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Le acque contaminate di Fukushima in mare. L'allarme di Coldiretti: "Sul mercato italiano oltre 42 mila tonnellate di pesce"

I timori del mondo alla fine hanno preso consistenza. Il Giappone ha deciso di disfarsi delle pericolose scorie scaricandole semplicemente in mare. Inutili le proteste di Corea del Sud e Cina

di Roberto Zonca   
Foto Ansa
Foto Ansa

Il governo giapponese, a 10 anni dall’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, ha deciso di liberarsi dell’acqua contaminata, utilizzata per raffreddare alcuni dei reattori danneggiati dal terremoto e dal successivo tsunami, riversandola semplicemente in mare. Cosa comporta però quest’azione. Sebbene da Tokyo cerchino di sminuire i rischi per la salute, sostenendo che l’acqua (ricca di trizio) possa esser persino bevuta dall’uomo, le perplessità sugli effetti a breve e lungo termine sono tantissime. Non si parla infatti di poche centinaia di litri d’acqua, che una volta finiti in un oceano finirebbero col diluirsi fino a quasi scomparire, ma di ben 1,25 milioni di tonnellate di acqua radioattiva. La preoccupazione è grande, tanto da far protestare non soltanto i pescatori locali e gli ambientalisti, ma anche i governi dei paesi vicini, nello specifico Corea del Sud e Cina.

L'oceano "non è il bidone della spazzatura del Giappone, né il Pacifico è un ricettacolo di drenaggio per il Paese", tuona il ministro degli Esteri cinese, Zhao Lijian. "Il Giappone non dovrebbe lasciare che il mondo paghi per il trattamento delle acque reflue nucleari", ha aggiunto. Zhao, in conferenza stampa, ha preso di mira anche i "funzionari nipponici che suggeriscono che l'operazione non sia pericolosa: allora bevano pure quell'acqua".

Il presidente sudcoreano Moon Jae-in, nel frattempo, ha ordinato ai funzionari governativi di impugnare al Tribunale internazionale del diritto del mare la decisione del Giappone. Portando il caso al tribunale di Amburgo, Moon mira a sospendere l'iniziativa annunciata dal governo di Tokyo. L'ipotesi più accreditata, secondo la Yonhap, sarebbe quella di una richiesta formale sull'adozione di una prima e urgente misura provvisoria, simile a una "ingiunzione da parte del tribunale" per il blocco di ogni piano.

E le scorie, una volta in mare, saranno un problema per l’intero pianeta. Coldiretti ha fatto subito sapere che, dalle acque circostanti il Giappone arrivano in Italia oltre 21 milioni di chili di pesci, crostacei e molluschi. E la preoccupazione diventa incubo se poi si sommano a questi altri 18 milioni di chili di pesce dalla Cina e 3,3 milioni di chili dalla Corea. "E' devastante la decisione del Giappone - sottolinea la Coldiretti - che ha pesanti ripercussioni dal punto di vista ambientale, economico e sanitario a livello globale, sulla quale devono intervenire le istituzioni internazionali". Per controllare direttamente l'origine del pesce acquistato il consiglio della Coldiretti è di verificare sul bancone l'etichetta, che per legge deve prevedere la zona di pesca, e scegliere la "zona Fao 37" se si vuole acquistare prodotto pescato del Mediterraneo.

Per ora resta tuttavia conferma la decisione del premier Yoshihide Suga: le acque contaminate della centrale nucleare di Fukushima finiranno in mare. Nel farlo, ripete, quasi fosse un mantra, che l'acqua radioattiva sarà liberata nell'oceano soltanto dopo esser stata diluita a livelli non dannosi per l'uomo. "Ma la diluizione non cambierà il totale di radioattività dispersa".

A decisione presa si è pronunciato anche un portavoce della Commissione europea, che non sembra però condannare l’imminente azione ma chiede procedure sicure nello svolgimento di quel che appare come un disastro annunciato: "La Commissione si aspetta che le autorità nipponiche garantiscano la piena sicurezza nell'operazione di sversamento in piena conformità con i suoi obblighi nazionali e internazionali. E' importante la piena trasparenza in questo tipo di operazioni. Noi continueremo a monitorare la situazione e a restare in contatto con i nostri omologhi giapponesi".

Alla salute degli oceani, e dunque alla salute dell’intero pianeta, sembra pensare soltanto Greenpeace che, senza troppi giri di parole, condanna con forza la decisione del governo guidato dal primo ministro Suga. "Questa decisione ignora completamente i diritti umani e gli interessi della gente di Fukushima e in generale del Giappone e della parte di Asia che si affaccia sul Pacifico”, sostiene Greenpeace. “Il Governo giapponese ha ancora una volta deluso i cittadini di Fukushima", ha detto poi Kazue Suzuki, responsabile della campagna clima ed energia di Greenpeace Giappone. "Il governo ha preso la decisione del tutto ingiustificata di contaminare deliberatamente l'Oceano Pacifico con acqua radioattiva. Ha ignorato sia i rischi legati all'esposizione alle radiazioni che l'evidenza della sufficiente disponibilità di stoccaggio dell'acqua contaminata nel sito nucleare e nei distretti circostanti. Invece di usare la migliore tecnologia esistente per minimizzare i rischi di esposizione a radiazioni immagazzinando l'acqua a lungo termine e trattandola adeguatamente per ridurre la contaminazione, si è deciso di optare per l'opzione più economica, scaricando l'acqua nell'Oceano Pacifico".

E l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l'energia atomica, cosa pensa della decisione presa dal governo giapponese? Per il direttore Rafael Grossi va tutto bene: il rilascio dell'acqua nell'Oceano Pacifico sarebbe in linea con gli standard internazionali dell'industria nucleare.

Stando a quanto riferito dal gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), le cisterne raggiungeranno la massima capacità consentita entro l'estate del 2022, lo sversamento verrà pianificato pertanto entro un anno a partire da adesso.

di Roberto Zonca   
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