Il Giappone pronto a scaricare in mare l'acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima
A nulla sono servite le proteste dei pescatori, quelle delle associazioni ambientaliste e neppure gli inviti ad un ripensamento fatti da paesi confinanti e, più in generale, della comunità scientifica
Il Giappone si appresta a dare il via all’ultima fase del piano di bonifica per la centrale nucleare di Fukushima. Dopo l’incidente del 2011 il governo avviò immediatamente le operazioni di smantellamento e decontaminazione, che andranno avanti ancora per i prossimi 30 anni circa. Parallelamente l’acqua utilizzata per raffreddare il combustibile fuso dei reattori danneggiati è stata immagazzinata all’interno di serbatoi, ormai pieni. Cosa farne di quest’acqua contaminata? Gli scienziati della Fukushima Daiichi hanno fin da subito proposto di trattarla con un dispositivo chiamato Alps - progettato per rimuovere “quasi tutte” le sostanze radioattive - e poi scaricarla semplicemente in mare. Dalla Tepco infiniti messaggi rassicuranti, che parlano di un trattamento definitivo, capace di rimuovere dall’acqua tutte le sostanze radioattive, ma non il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno, innocuo in piccole quantità, che se disciolto in grandi quantità d’acqua “non dovrebbe” rappresentare un pericolo per la salute umana o per l’ambiente marino.
Tutto bene dunque, o c’è dell’altro?
Alcune analisi commissionate da GreenPeace nel 2020 hanno evidenziato che le acque di Fukushima conterrebbero anche altri contaminanti oltre al trizio e necessitano ulteriori filtraggi e trattamenti prima di essere smaltite. Il piano del Giappone viene osteggiato non soltanto dalle associazioni ambientaliste ma anche dai pescatori locali, che temono ripercussioni importanti su tutto il settore ittico, e dagli attivisti cinesi e della Corea del Sud: tutti chiedono garanzie relative alla sicurezza delle acque contaminate. Ma il governo non sembra voler sentire ragioni, e ora fa sapere di esser pronto a scaricare quell’acqua, forte del supporto dell’Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA).
"Più di una volta l'Aiea ha giustificato l’inquinamento radioattivo"
“L’Aiea - denuncia Shaun Burnie, specialista nucleare di Greenpeace East Asia - non è un’agenzia indipendente negli affari nucleari. Secondo il suo statuto, la missione dell’Agenzia è di promuovere la diffusione dell’energia nucleare e più di una volta ha cercato di giustificare l’inquinamento radioattivo dei mari come privo di impatti negativi e sicuro”. Di conseguenza, l’Aiea sarebbe “incapace di proteggere l’ambiente, la salute umana” dai rischi delle radiazioni, perché “questo non è il suo lavoro”. Per Burnie l’agenzia dovrebbe limitarsi a trovare soluzioni alternative, come lo stoccaggio a lungo termine, e migliorare le attuali tecnologie usate per il trattamento delle acque reflue.
Livelli di contaminazione non pericolosi per salute e l’ambiente
Dal giorno dell’incidente a Fukushima, i laboratori incaricati analizzano ogni anno qualcosa come 90mila campioni di acqua trattata. E i livelli di contaminazione risultano, così viene evidenziato, non pericolosi per la salute e per l’ambiente. Per confermare tali tesi, all’interno della centrale nucleare, si stanno allevando pesci in vasche rifornite con acque trattate. "L'acqua che scaricheremo - dice Kimoto Takahiro, vice sovrintendente del sito Fukushima Daiichi D&D Eng, Tepco - ha un livello di radioattività molto più basso dello standard stabilito dall'Oms".
Grande preoccupazione dei pescatori
Ma i pescatori che operano nelle acque limitrofi alla centrale si dicono comunque preoccupati. "Come pescatore - dice Nozaki Tetsu, presidente della Federazione delle cooperative della pesca della Prefettura di Fukushima - sono contrario al rilascio di materiali radioattivi nel nostro luogo di lavoro. Quello che ci preoccupa è la reputazione negativa che quest'attività genera. Negli ultimi 10 anni abbiamo avuto diverse spiegazioni dal governo. Quello che ci dicono non è falso, quindi apprezziamo i loro sforzi. Dando per buono che non ci siano falsità nelle loro spiegazioni scientifiche, ci sforzeremo di continuare a pescare, favorendo al contempo una migliore comprensione da parte dei consumatori. Così facendo, credo che potremo limitare la maggior parte dei danni alla nostra reputazione".
Nel mentre i piani del Giappone vanno avanti
In primavera, sembra ormai cosa certa, l’acqua verrà sversata in mare, e l’Aiea supervisionerà tutte le operazioni di scarico. L’agenzia è ancora impegnata ad esaminare gli aspetti normativi. La questione è delicata, e anche l’Onu, che ha istituito una task force speciale guidata da Gustavo Caruso, vuole vederci chiaro: "Il rapporto di valutazione e le conclusioni saranno resi noti tra tre mesi e la task force dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica effettuerà anche un'altra missione in Giappone a gennaio, prima dell'inizio dello scarico delle acque - ha detto Caruso -. L'agenzia pubblicherà un rapporto completo che conterrà tutti i dati raccolti finora e le nostre conclusioni su questo processo. Tutti gli standard che applichiamo rappresentano un alto livello di sicurezza". I primi scarichi dovrebbero avvenire l'anno prossimo.