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Dove vanno a morire le grandi navi, i cimiteri sparsi nel mondo e i rischi per l’ambiente

Alcuni armatori inviano le proprie navi verso Paesi poveri che chiudono non uno ma entrambi gli occhi sul rispetto delle regole per lo smaltimento dei rottami in sicurezza. Tra i peggiori in Europa ci sono Grecia e Germania

di Roberto Zonca   

Quando una società costruttrice di navi realizza per conto di un armatore un’imbarcazione di prestigio, le pagine dei quotidiani vengono occupate da servizi giornalistici spesso entusiastici che ne annunciano il varo in pompa magna. Ma cosa succede quando una grossa nave, ormai vecchia, deve esser rottamata? Nessuno ne parla, perché la verità di questo ultimo passaggio risulta troppo scomoda. Ebbene, quei giganti del mare, venuti alla luce attraverso proclami capaci di varcare i confini geografici delle singole nazioni, vengono spediti silenziosamente verso dei cimiteri situati nei paesi poveri del mondo, dove le normative a tutela dell’ambiente (ma non solo quelle) sono meno stringenti. Qui, orde di operai disperati, sottopagati e non tutelati, dovranno demolirle con inevitabili danni per l’ambiente e per la salute. Bangladesh, India, Africa, Cina e Pakistan sono letteralmente invase da queste vecchie navi. I lavoratori, pagati meno di 4 dollari al giorno, devono vedersela con sostanze tossiche e residui di idrocarburi altamente cancerogeni. A denunciare il fenomeno, che tanti governi fingono di non conoscere, associazioni non governative come la Shipbreaking Platform.

I numeri sono impressionanti

Secondo l’associazione internazionale nel mondo verrebbero demolite ogni anno, in modo irregolare, oltre mille navi. Da dove arrivano? Il 40 per cento da Paesi europei: primi tra tutti Grecia e Germania. Il tutto in barba alle normative vigenti. Una direttiva dell’Ue, in vigore dal 2013, imporrebbe infatti agli armatori la rottamazione delle navi europee nello stesso Vecchio Continente, e per farlo vi sarebbero anche incentivi economici. I costi di demolizione risultano esser però troppo elevati, e alcuni (forse troppi) colossi preferiscono eludere la legge trasferendo la proprietà delle navi a società extra europee, che consentano di issare la bandiera di un paese meno fiscale - ad esempio Liberia, Panama e Togo -, e l’invio della nave verso un cimitero non regolamentato.

La mappa rilasciata dalla Shipbreaking Platform

Dove si trovano i cimiteri navali

Il cimitero più grande del pianeta è situato in India. Questo, situato ad Alang, nello stato di Gujarat, sembra esser quello che più di tutti soddisfi la voglia di impunità degli armatori disonesti. Ogni anno, evidenziano i rapporti della Shipbreaking Platform, in questo luogo devastato dall’inquinamento vengono demolite oltre cento navi, petroliere comprese. Il Bangladesh, benché si piazzi secondo, offre servizi simili sulla costa di Sitakunda: qui ogni anno vengono demolite più di 30 navi. E le cose non vanno certo meglio in Namibia dove il problema non è la rottamazione delle imbarcazioni ma, piuttosto, l’abbandono delle vecchie navi lungo la costa. Uno dei cimiteri marittimi più spettrali si trova infatti in quella che è stata ribattezzata la Skeleton Coast (nome non certo scelto a caso), sulla costa atlantica del Paese. Qui, fanno sapere le Ong, si trovano i relitti di oltre mille navi.

A cura di Roberto Zonca

di Roberto Zonca   
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