Amianto, 1300 volte più sottile di un capello, vola indisturbato sulle nostre teste. Milioni di tonnellate: ecco dove
Franco Di Mare, prima di morire, ha voluto porre l'accento sul killer ancora presente ovunque, anche nelle scuole e negli ospedali
Prendiamo un capello, immaginiamo di dividerlo in 1300 parti. Ecco, ognuna di esse è grande quanto una fibra di amianto. È stato uno di questi sottilissimi filamenti, o più probabilmente un gruppo di essi, a essersi innestato nei polmoni del giornalista Franco Di Mare, che venerdì scorso ci ha lasciati, non prima di lanciare il suo grido di allarme - ancora una volta - su una patologia di cui si sa molto e di cui si parla poco: il mesotelioma pleurico da amianto.
Contro l’amianto un record finito nel nulla
Trentadue anni fa, nel 1992, l’Italia fu tra i primi paesi al mondo a dotarsi di una normativa per la messa al bando della fibra killer: la legge 257 non solo vietava l’estrazione, la vendita, l’uso di amianto ma imponeva la bonifica, lo smaltimento e un monitoraggio territoriale in capo alle regioni.
Ma, dopo anni di distanza, ancora non abbiamo mappato al cento per cento il nostro territorio. Anzi, gran parte delle regioni, soprattutto quelle del Sud, sono inadempienti. Non sappiamo dove si trovi l’amianto e per tanto non possiamo ancora eliminarlo del tutto.
Ancora oggi ci sono circa 30 milioni di tonnellate di fibre di amianto in Italia: cifra alla quale si arriva per stima. In un centimetro lineare si possono affiancare circa 250 capelli umani, 1300 fibre di nylon e 335.000 fibre di amianto.
Eternit "l'indistruttibile" che bisogna cancellare
Se si lavora in un ambiente contaminato oggi c’è una certa sensibilizzazione e si applicano - anche se non sempre - i dispositivi di sicurezza. Il problema, però, è la diffusione capillare dell’asbesto: fino agli anni 90 è stato utilizzato per coibentare qualsiasi cosa, nella edilizia, nei condotti pluviari, nelle cisterne, nelle navi e ovunque ci si dovesse proteggere dal caldo utilizzando una fibra indistruttibile.
Ecco il nome commerciale di “Eternit” dato all’amianto prodotto dall’omonima fabbrica, in Italia in quattro stabilimenti: Casale Monferrato, Reggio Emilia, Bagnoli e Siracusa.
Non basta guardare i tetti e scrutare la frammentazione delle coperture dei capannoni. L’amianto si trova anche nei muri delle scuole, degli ospedali, delle caserme, a bordo di traghetti, nelle condutture. A darci una panoramica è l’Osservatorio Nazionale Amianto, una delle principali associazioni il cui presidente è l’avvocato Ezio Bonanni, che tra l’altro segue adesso per le vie legali la famiglia di Franco Di Mare.
Secondo l’Ona negli ultimi 10 anni in Italia «sono deceduti per malattie asbesto correlate circa 60mila persone. Nel 2023 abbiamo censito circa 2.000 casi di mesotelioma, con un indice di mortalità, rapportato ai 5 anni antecedenti, di circa il 93% dei casi».
Unire le forze per combattere con l'unica arma
Nello stesso anno «sono state circa 4.000 le nuove diagnosi di tumore del polmone per esposizione ad amianto (al netto del fumo e degli altri agenti cancerogeni), con un indice di sopravvivenza (a 5 anni) stimato del 12%, per un calcolo di circa 3.500 decessi. Si deve poi tener conto che l’amianto provoca asbestosi con ripercussioni cardiache, con un impatto che è stato censito nella misura di 500 decessi, cui vanno aggiunte le altre neoplasie».
Per combattere contro questa fibra killer, questo nemico silenzioso e invisibile, c’è soltanto un’arma: la rimozione del rischio, cioè bonificare.
Quel cartello per vietare la corsa
Ancora ci sono circa 40 milioni di tonnellate di materiali in amianto e contenente amianto, in un milione di siti e micrositi, e non meno di 50mila siti industriali, e 42 siti di interesse nazionale tra i quali 10 sono solo di amianto; 2.500 scuole. Questo significa che sono inconsapevolmente esposti più di 352.000 alunni e 50.000 del personale docente e non docente; così 1.500 biblioteche ed edifici culturali, ed almeno 500 ospedali.
Qualche anno fa in una scuola superiore di Firenze, la Leonardo Da Vinci, il preside fece affiggere il cartello “vietato correre, vietato sbattere le porte, vietato appendere i quadri”. Sotto l’intonaco, c’era il killer. Il caso fece scalpore, la scuola è stata abbattuta e ricostruita, il preside trasferito. E tutte le altre?