Cane legato alla catena, anche la Toscana approva il divieto: che cosa dice la normativa
Il divieto, con pene severe nei confronti dei trasgressori, vige anche in altre Regioni. Tra queste Lazio, Campania, Veneto, Puglia, Umbria, Lombardia ed Emilia-Romagna

Nessun essere vivente dovrebbe essere incatenato e privato dunque della libertà. Nonostante ciò, sono ancora tantissimi - troppi - i proprietari che nel nostro Belpaese considerano normale e lecito tenere i propri animali incatenati. Una normativa a livello nazionale, con regole chiare e uniformi, ancora non esiste. Le singole regioni, tuttavia, si stanno adeguando con normative che in qualche modo sopperiscono alla grave lacuna. L’ultima in ordine di tempo ad essersi adeguata è la Toscana. Da oggi, su tutto il territorio, non potranno esserci cani tenuti legati alla catena. La Giunta Regionale ha approvato - in via definitiva e con valenza immediata - il regolamento che finalmente lo vieta. La Toscana segue la strada già imboccata da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Abruzzo, Puglia e provincia di Trento.
Per tutelare i cani serviva una legge specifica
Il fenomeno dei cani alla catena era più diffuso di quanto si potesse pensare e il precedente regolamento non definiva in maniera puntuale in quali casi “eccezionali” n cane potesse essere tenuto in questa condizione, lasciando di fatto il tutto alla discrezionalità dei singoli. Da qui la scelta di cancellarne la possibilità e di definire in maniera più rigorosa il divieto. La nuova norma definisce in maniera precisa le eccezioni, ovvero di fronte a casi di "comprovate ragioni sanitarie o per urgenti misure di sicurezza". "Si tratta di una norma di civiltà: tenere un cane alla catena può avere serie conseguenze, psichiche e fisiche, per lo sviluppo degli animali”, commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani. “Vietare questa pratica aiuterà ad accrescere il loro benessere" conclude l'assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini.
Nonostante alcune regioni non abbiano ancora preso a cuore il problema la Costituzione italiana sancisce i diritti degli animali negli Artt. 9 (oggetto di particolare tutela) e 41 (relativamente all’iniziativa economica privata). In questi viene sancito il diritto inalienabile di qualsiasi animale a non essere sottoposto a sofferenza, ed essere legati ad una catena significa esser torturati. I trasgressori possono essere puniti con l’arresto fino ad 1 anno o con l’ammenda da 1000 a 10 mila euro. Le pene variano a seconda della Regione e della gravità del caso.
Cosa fare se si nota un cane costretto alla catena
Se si nota che un cane è sempre alla catena è opportuno segnalare il fatto alle Autorità competenti. Carabinieri e Polizia vanno chiamati tempestivamente, ma è consigliabile coinvolgere anche la Guardia zoofila della città. Fondamentale sarà:
- Procurarsi dei testimoni;
- Fornire, quando possibile, nome e cognome del proprietario del cane maltrattato;
- Denunciare quanto visto;
- Fornire le informazioni per consentire alle Autorità di trovare il luogo dove l’animale è detenuto.