Problemi gastrointestinali nei cuccioli di cane, i sintomi, le cause e i consigli degli esperti
Nei piccoli amici a quattro zampe la diarrea è abbastanza comune. Le cause sono numerose, e tra queste vanno considerati anche dei parassiti chiamati coccidi
La diarrea nei cuccioli di cane è una manifestazione clinica molto comune e rappresenta uno dei motivi più frequenti che spinge il proprietario a rivolgersi al proprio Medico Veterinario di fiducia.
Quali sono le cause
Le cause di diarrea nei cuccioli di cane sono numerose e tra queste vanno considerati anche dei parassiti chiamati coccidi. A differenza di quanto si creda, i coccidi sono parassiti specie-specifici, privi di valenza zoonotica (capacità di infettare l’uomo) ed incapaci di infettare altre specie animali come i gatti che convivono con un cucciolo infetto. I fattori predisponenti l’insorgenza della coccidiosi dei cuccioli sono rappresentati dall’incompleto sviluppo del sistema immunitario e del microbiota intestinale, nonché dalle condizioni di stress determinate dai cambiamenti ambientali (es. sovraffollamento, spedizione e alloggio presso negozi di animali, trasferimento in nuove abitazioni di proprietà) o modificazioni repentine nella dieta nel post-svezzamento.
Come si infettano?
I cuccioli si possono infettare per diverse vie: attraverso cibo e acqua contaminati dalle forme di resistenza di tali parassiti (le c.d. “oocisti”), eliminate con le feci da parte di animali infetti o trasportate da mosche, scarafaggi o coleotteri; attraverso il contatto con l’ambiente condiviso con le proprie mamme, che nel periodo dell’allattamento possono riprendere ad eliminare forme parassitarie; inoltre, nei cuccioli svezzati e che abbiamo un accesso all’esterno, è necessario considerare anche la possibilità di infezione attraverso la predazione di topi e ratti che albergano forme parassitarie nei propri tessuti. La coccidiosi si osserva soprattutto in animali al di sotto dei sei mesi d’età (con un picco al momento dello svezzamento), che provengano da realtà collettive o di sovraffollamento (es. canili o allevamenti).
Quali sono i sintomi
I sintomi clinici che devono far sospettare al proprietario una coccidiosi sono rappresentati dall’insorgenza di una diarrea, che può anche presentare tracce di sangue vivo, ma che di norma non è accompagnata da grave risentimento generale, tipico invece di altre malattie infettive come ad esempio la parvovirosi. In alcuni casi i cuccioli possono presentarsi un po’ depressi e privi di appetito. La morte per coccidiosi è molto rara e si osserva in animali che hanno recentemente subito infezioni virali e/o che risultino particolarmente debilitati.
Diagnosi emessa solo dal Medico Veterinario
La diagnosi di coccidiosi può essere emessa solo dal Medico Veterinario, attraverso un esame delle feci con il quale mettere in evidenza le caratteristiche oocisti; alcune volte l’esame delle feci può fornire risultati falsi negativi, quando ad esempio i cuccioli sono testati troppo precocemente, oppure false positività quando i cuccioli esercitano la coprofagia (ingestione di feci), ragione per cui è sempre consigliabile di eseguire più esami in successione.
Terapia e pulizia
Una volta emessa la diagnosi, il Medico Veterinario procederà a prescrivere una terapia farmacologica anticoccidica, alla quale i cuccioli di solito rispondono con una rapida attenuazione della sintomatologia. Poiché il danno, dovuto all’intensa replicazione intestinale del parassita, può provocare un’alterazione della flora microbica che colonizza l’intestino (dismicrobismo), è consigliabile associare alla terapia anticoccidica dei regolatori del microbiota intestinale (pre e probiotici) per almeno 15 giorni. La pulizia meccanica (es. rimozione quotidiana delle feci) combinata con l’utilizzo di un sistema di igienizzazione appropriato (es. esposizione delle superfici a idrossido di ammonio al 7%, lavaggio a vapore e a pressione, tinteggiatura o sigillatura dei pavimenti delle cucce), risultano essenziali per impedire alle forme parassitarie di resistenza, le oocisti, di aderire alle strutture e conseguentemente di favorire le reinfezioni, molto frequenti specialmente nelle realtà collettive.