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Gatti vaganti “pericolosi” per la biodiversità globale: uno studio li mette sotto accusa

I gatti mangiano 2.084 specie diverse, il 17 per cento di queste è considerata di interesse conservazionistico dall’International Union for the Conservation of Nature (IUCN)

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Non è la specie umana la responsabile della distruzione degli ecosistemi. Non è la nostra specie a sterminare ogni anno milioni di animali, alcuni dei quali appartenenti a specie ormai quasi estinte. Il responsabile da sbattere sul tavolo degli imputati è il gatto, e nella fattispecie il gatto di strada, quello senza fissa dimora. E’ lui il responsabile, e lo dice un gruppo internazionale di scienziati che ha recentemente diffuso i dati di uno studio intitolato “A global synthesis and assessment of free-ranging domestic cat diet”, i cui risultati sono stati pubblicati sulle pagine della rivista Nature Communications. L’equipe, coordinata da Auburn Chris Lepczyk e Jean Fantle-Lepczyk, del College of Forestry, Wildlife and Environment (CFWE) dell’università di Auburn, ha voluto far luce sulla reale dieta di questi felini, i gatti domestici (Felis catus), e sul conseguente impatto dovuto alla predazione.

Secondo gli esperti, che hanno analizzato dati estrapolati da oltre 150 anni di ricerche provenienti da una infinità di studi provenienti da tutto il mondo, i pelosetti sono un problema che minaccia niente meno che la biodiversità globale. “I gatti - evidenzia Lepczyk - sono predatori generalisti responsabili del significativo declino della popolazione e dell’estinzione di diverse specie. Pertanto, volevamo sviluppare un quadro quanto più completo possibile di tutte le specie che colpiscono attraverso la predazione e lo scavenging”.

Ogni anno i gatti senza fissa dimora banchetterebbero con 2.084 specie diverse: il 9 per cento di tutti i volatili e il 6 per cento dei mammiferi esistenti. La preoccupazione degli scienziati nasce però dal fatto che “quasi il 17 per cento delle specie cacciate dai gatti” è considerata di interesse conservazionistico dall’International Union for the Conservation of Nature (IUCN). La maggior parte delle persone, spiegano i ricercatori, ritiene che questi gatti consumino esclusivamente specie comuni o dannose, come i roditori: ma non è così. I micioni di strada sono spietati e non si fanno scrupoli, perché la fame è una brutta bestia.

I gatti di strada si sono probabilmente macchiati di crimini inenarrabili. Probabilmente hanno ucciso e consumato più specie loro di quelle oggi esistenti. Lo studio, spiegano i responsabili della ricerca (che probabilmente non nutrono poi tutta questa simpatia nei confronti dei felini), rappresentano un problema perché riescono a adattarsi a qualsiasi ambiente mangiando di fatto qualsiasi specie disponibile. Gli scienziati sottolinea la necessità di affrontare gli effetti negativi della predazione dei gatti e Lepczyk aggiunge che “avere una maggiore comprensione delle specie colpite può aiutare sia nelle iniziative politiche che gestionali”.

“Le nostre intuizioni sul comportamento predatorio indiscriminato dei gatti - concludono gli scienziati - sottolineano l’importanza di preservare la biodiversità. Ci auguriamo che questa ricerca ispiri lo sviluppo di politiche e strategie di gestione per mitigare le implicazioni ecologiche più ampie dei gatti vaganti”. Insomma anche i gatti rischiano di finire nella lista nera dell'uomo, la prossima da eliminare.

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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