Piccolo è meglio: ecco dove la Natura è più rigogliosa e c'è più biodiversità
La classifica delle città con più biodiversità. In occasione della Giornata Mondiale dell’Habitat, il primo ottobre di ogni anni, 3Bee promuove il concetto di Nature Positive con l’obiettivo di generare un effetto positivo attivo sugli ecosistemi
Isernia la città più naturale d’Italia, Vercelli la meno naturale. Nella Giornata Mondiale dell’Habitat, 3Bee rilascia la classifica delle città più naturali, stilata grazie alla più completa digital platform di monitoraggio della biodiversità
In occasione della Giornata Mondiale dell’Habitat, il primo ottobre di ogni anni, 3Bee promuove il concetto di Nature Positive con l’obiettivo di generare un effetto positivo attivo sugli ecosistemi e attraverso una piattaforma digitale che consente a imprese e municipalità di ricavare una strategia climatica personalizzata sulla base dell’analisi dei propri impatti e dipendenze sulla natura, lancia la classifica delle città più naturali d’Italia, che restituisce una fotografia dettagliata dello stato della biodiversità urbana nel nostro Paese, evidenziando l’importanza di strategie climatiche basate su dati scientifici per preservare la biodiversità.
La prima classifica delle città più naturali l'Italia
La classifica dei 112 capoluoghi di provincia italiani rilasciata da 3Bee si basa sul parametro di Abbondanza Media di Specie per uso del suolo indiretta (MSA Land Use), un indicatore dell’integrità della biodiversità locale utilizzato per valutare l’impatto delle attività umane sull’ambiente naturale.
Il parametro MSA è calcolato confrontando l'abbondanza delle specie in una zona con la loro abbondanza in un ambiente totalmente naturale (non coinvolto da attività umane). Analizzando la top ten delle città capoluogo di provincia più naturali d’Italia, troviamo sul podio Isernia, Belluno e Savona, con un MSA_LU superiore a 0.9. Queste città sono situate in regioni che beneficiano di un'ampia copertura vegetale e di un basso livello di antropizzazione, elementi che contribuiscono a favorire il mantenimento della biodiversità.
Al quarto e al quinto posto, ci sono L’Aquila e Ascoli Piceno che beneficiano della vicinanza a vasti parchi naturali, rispettivamente il Parco Nazionale del Gran Sasso e quello dei Monti Sibillini. La complessità morfologica delle aree circostanti, caratterizzate da montagne, ricca vegetazione e fiumi, contribuisce a preservare una diversità significativa di specie, mitigando le pressioni derivanti dall'urbanizzazione.
Proseguendo nell’analisi delle città più naturali d’Italia, si nota come anche le città dal sesto al decimo posto della classifica, Pistoia, Reggio Calabria, Lucca, Massa, e Messina si distinguono per un MSA_LU compreso tra 0.85 e 0.87. Ciò è dovuto a una combinazione di copertura vegetale significativa e varietà di habitat, che includono aree costiere e montane, permettendo alle città sopra menzionate di mantenere un’elevata biodiversità.
E le città più grandi? Biodiversità critica
Le grandi città italiane mostrano significative criticità in termini di biodiversità: Milano, con un MSA_LU di 0.43 e posizionata al 98° posto, soffre particolarmente a causa della grande cementificazione e della scarsa copertura vegetale, elementi che riducono drasticamente la resilienza ecologica della città. Roma, al 66° posto con un MSA_LU di 0.57, pur vantando numerosi parchi storici, è penalizzata dall’espansione urbana incontrollata e dalla frammentazione degli habitat, che contribuiscono a limitare la connettività ecologica e la capacità della capitale di sostenere una biodiversità ricca. Torino (91° posto), Napoli (92° posto) e Catania (93° posto), con un MSA_LU che si aggira intorno allo 0.47) affrontano problemi simili: l’urbanizzazione intensa e la cementificazione. Mancanti i dati relativi alla gestione delle aree verdi che potrebbe, in caso di negligenza, contribuire a una biodiversità limitata in queste città.
3Bee è stata selezionata per presentare la prima piattaforma di monitoraggio della biodiversità a livello mondiale alla COP 16 sulla biodiversità di Cali, dal 21 ottobre al 1 novembre 2024, grazie alla qualità e rilevanza dei dati ottenuti.
Con oltre 1000 aziende coinvolte, la piattaforma ha già raggiunto i 17.000 siti monitorati in 21 paesi, grazie all’aggregazione e alla digitalizzazione di dati basati su indici di rischio fondamentali. In questo contesto, la regolare divulgazione dei dati aggregati offre un metro oggettivo per confrontare i progressi nel tempo e allinearsi agli standard internazionali. Un processo che accelera il percorso verso un impatto Nature Positive, permettendo alle aziende di raggiungere la compliance normativa.