Le balene e i delfini vivono organizzati in piccoli gruppi nei quali hanno delle relazioni complesse, e utilizzano un linguaggio diverso da gruppo a gruppo, come accade con i dialetti umani.
La scoperta, che potrebbe aiutare a comprendere anche il comportamento umano, è pubblicata sulla rivista Nature Ecology & Evolution e si deve ai ricercatori coordinati dell'Università britannica di Manchester.
Studiando il comportamento di novanta specie di delfini, balene e focene, è stata scoperta una lunga lista di comportamenti simili a quelli dell'uomo e di altri primati. Sembra che i cetacei siano degli esseri molto "sociali" come l'uomo, collaborano per il vantaggio reciproco, giocano insieme, e insegnano dei comportamenti, come le tecniche di caccia, ai compagni del gruppo.
Allo stesso modo degli esseri umani, anche loro utilizzano linguaggi diversi, come dei "dialetti" diversi per ogni gruppo, e si chiamano per "nome" con fischi unici per i singoli individui.
Secondo gli studiosi, queste caratteristiche sociali e culturali sono legate alla dimensione del cervello dei cetacei, e alla sua espansione.
Testo di Alessandra Concas.
Foto: Delfini, Pixabay
Le balene e i delfini vivono organizzati in piccoli gruppi nei quali hanno delle relazioni complesse, e utilizzano un linguaggio diverso da gruppo a gruppo, come accade con i dialetti umani.
La scoperta, che potrebbe aiutare a comprendere anche il comportamento umano, è pubblicata sulla rivista Nature Ecology & Evolution e si deve ai ricercatori coordinati dell'Università britannica di Manchester.
Studiando il comportamento di novanta specie di delfini, balene e focene, è stata scoperta una lunga lista di comportamenti simili a quelli dell'uomo e di altri primati. Sembra che i cetacei siano degli esseri molto "sociali" come l'uomo, collaborano per il vantaggio reciproco, giocano insieme, e insegnano dei comportamenti, come le tecniche di caccia, ai compagni del gruppo.
Allo stesso modo degli esseri umani, anche loro utilizzano linguaggi diversi, come dei "dialetti" diversi per ogni gruppo, e si chiamano per "nome" con fischi unici per i singoli individui.
Secondo gli studiosi, queste caratteristiche sociali e culturali sono legate alla dimensione del cervello dei cetacei, e alla sua espansione.
Testo di Alessandra Concas.
Foto: Delfini, Pixabay
I tursiopi, cetacei odontoceti appartenenti alla famiglia dei Delfinidi, modificano le loro vocalizzazioni quando comunicano con propria prole. Lo dimostra uno studio condotto da gruppo internazionale di ricercatori, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas). Gli esseri umani quando interagiscono con neonati e bambini, modificano spesso il loro linguaggio, parlando con un tono più acuto. Le mamme dei delfini sembrano fare lo stesso.
Nessun'altra specie lo fa
L’uso di una comunicazione modificata quando diretta alla prole, al pari di quella umana, non è documentata in altri animali. Laela Sayigh, ricercatrice e biologa presso The Woods Hole Oceanographic Institution e colleghi hanno esplorato il potenziale uso della comunicazione diretta ai propri figli, nella specie di delfini dei tursiopi, nello specifico Tursiops truncatus e hanno confrontato le vocalizzazioni di diciannove femmine adulte selvatiche di tursiopi in presenza o in assenza di prole.
Le interazioni dei mammiferi sono state registrate durante le valutazioni sullo stato di salute degli animali catturati e rilasciati vicino alla baia di Sarasota, in Florida. Gli autori hanno analizzato i fischi, caratteristici dei tursiopi, che sono l’uno diverso dall’altro e sono usati per mantenere il contatto con gli altri esemplari. Le femmine di tursiope, rispetto ai tipici fischi emessi quando sole o con altri individui, hanno prodotto fischi distintivi con frequenze massime più elevate e intervalli di frequenza più ampi in presenza della propria prole.
Secondo i ricercatori, la comunicazione che le mamme rivolgono ai figli e l’apprendimento vocale nei piccoli di delfino sottolinea il legame con quanto osservato nello sviluppo e nel modo di comunicare negli esseri umani. “Questa scoperta suggerisce che i tursiopi sono un modello animale promettente per studiare l’evoluzione dell’apprendimento vocale e del linguaggio negli esseri umani”, hanno concluso i ricercatori.