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Conoscete l'ape di Byoncè o la lucertola di Messi? Quando la scienza diventa pop

Dare nomi umani alle specie ha aiutato la comprensione della biodiversità. Ma ora c'è qualche rischio. I problemi legati agli eponimi si presentano facilmente

di Tiscali Ambiente   
Conoscete l'ape di Byoncè o la lucertola di Messi? Quando la scienza diventa pop

Dare nomi "umani" alle specie animali è appropriato? La scienza lo fa da tempo ma ultimamente ha virato decisamente verso un confine un po' pop. Negli ultimi decenni, gli scienziati sono arrivati anche a nomi curiosi come l’ape di Beyoncé o la lucertola di Messi, ma i problemi legati agli eponimi si presentano facilmente. La giornalista Elena Camacho, in un suo articolo per l’agenzia Efe ripercorre le origini e le implicazioni di questa pratica rivelando che ci sono anche alcuni nomi imbarazzanti. Dal XIX secolo, con l'introduzione del sistema linneano, i naturalisti hanno iniziato a classificare le specie secondo un metodo universale che ha semplificato la comprensione della biodiversità. Ma ora emergono alcune perplessità e qualche rischio.

Questo sistema, infatti, è legato a un periodo storico controverso: l’epoca del colonialismo europeo, durante la quale molte scoperte si sono tradotte in nomi dedicati a esploratori, benefattori, o figure influenti, spesso europee e bianche. In passato alcune scelte sono state più che controverse, con nomi che ricordano personaggi storici collegati a schiavitù, oppressione o valori discutibili come Cecil Rhodes, noto suprematista, a George Hibbert, oppositore dell'abolizione della schiavitù o, ancora peggio, il coleottero di Hitler.

Alcuni ricercatori, come Timothy Andrew Hammer e Kevin Thiele, hanno sollevato critiche verso questa consuetudine, definendola superflua e proponendo di eliminare i nomi inappropriati. La questione è stata affrontata anche da Patricia Guedes e altri studiosi, che in un articolo del 2023 hanno dichiarato inutili gli eponimi nella nomenclatura scientifica, sollecitando un cambiamento netto. Ma il dibattito non è semplice. Se da un lato si vogliono evitare nomi offensivi, dall’altro si teme che una revisione radicale danneggi la stabilità tassonomica e renda più difficile la ricerca.

Nel 2024, il Congresso Botanico Internazionale di Madrid ha deciso di introdurre dal 2026 regole più severe per evitare nuovi nomi offensivi, ma ha scelto di non rivedere quelli già esistenti per evitare complessi lavori retroattivi. Il Codice di Madrid ha segnato un passo avanti, ma non ha abolito gli eponimi. La prossima occasione per riconsiderare la questione sarà nel congresso del 2029, ma il dibattito resta aperto, alimentando riflessioni etiche e culturali sulla relazione tra scienza e società.

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