Capichera, un vino con un richiamo forte al territorio
L’intervista al presidente dell’azienda Carlo Bonomi, alla guida di un’azienda leader nel settore vitivinicolo
Capichera rappresenta uno dei fiori all’occhiello del settore del vino. Un nome che rispecchia l’identità della Sardegna partendo dal territorio fino ai suoi frutti più prelibati: l’uva. Da qui l’impresa è riuscita a ritagliarsi un ruolo centrale proponendo una vasta selezione di prodotti che da anni raccontano non solo la storia dell’isola, ma dell’Italia intera. «Capichera - afferma l’imprenditore Carlo Bonomi - nasce come azienda familiare nella seconda metà degli anni Settanta. Un percorso che ci ha permesso di valorizzare il vitigno autoctono, nella fattispecie il Vermentino, vinificandolo in purezza».
Quanto è cresciuta l'azienda dal primo giorno?
«Tantissimo. Dalla Capichera capsula rossa, prodotto inizialmente in poche migliaia di bottiglie, in breve tempo si sono aggiunte nuove etichette: Vign’angena, VT, Assajè, Mantenghja, Santigaini, e più recentemente Lianti, Lintori e il rosatoTambè, fino a raggiungere una produzione complessiva di circa 300.000 bt, vendute non solo in Sardegna e sulla penisola ma anche nel resto del mondo. In questo caso la Gallura ha agito da “cassa di risonanza”, accogliendo un numero importante di turisti selezionati che, dopo aver bevuto i vini Capichera in vacanza, e avendoli apprezzati, desideravano acquistarli anche una volta tornati a casa».
Quali sono gli obiettivi della cantina?
«Da sempre la filosofia Capichera è quella di produrre vini fortemente identitari del territorio gallurese, proponendo un modello fondato su una produzione di altissima qualità e di ricerca continua. Una viticoltura rigorosa e rispettosa del territorio ha consentito in oltre al Vermentino di rivelare e valorizzare le sue grandi peculiarità e caratteristiche, dando risalto alla profondità dei suoi toni e rivelandone la grandezza».
Chi sono i clienti Capichera?
«Chi beve i vini Capichera ama la nostra storia, i profumi che trova nel bicchiere e che sono gli stessi che rimandano alla Gallura, con note minerali, di elicriso, rosmarino, lavanda selvatica, macchia mediterranea, mirto. Un richiamo forte a un territorio che rimane nel cuore».
Ci parli delle caratteristiche peculiari dei vostri vini.
«Certamente il Vermentino è il vitigno su cui Capichera ha puntato maggiormente, fin dagli albori della sua storia. Vinificandolo in purezza, ne abbiamo esaltato la freschezza, facendolo rifiorire e amare nel mondo.
Accanto a Vign’angena, Capichera e VT, ciascuno espressione dei tre diversi vigneti di proprietà dell’azienda, ci sono il Lintori, ottenuto dalle uve raccolte più precocemente e provenienti dalle parcelle più giovani, e il Santigaini, prodotto con le uve provenienti da una parcella del vigneto storico in Loc. Capichera. La stessa ricerca continua dell’eccellenza, attuata da sempre sui bianchi, viene proposta anche sui rossi: ecco allora che negli anni sono arrivati il nostro Assajè, oggi un elegante blend di Carignano e Syrah, e il Lianti, interpretazione più schietta del Carignano che unisce immediatezza e freschezza a una qualità altissima».
Quanto è cambiato il mercato del vino?
«Capichera, data la posizione di assoluta eccellenza dei propri vini è naturalmente ben conscia della necessità di essere sempre all’avanguardia sia nella produzione che nel perseguire quella qualità dei prodotti che sempre l’hanno distinta nel tempo. Ed è in questa ottica che abbiamo intrapreso un completo rinnovamento delle nostre cantine oltre ad aggiungere altri 10 ha di vigneto nei nostri terreni di Spridda e Capichera con particolare attenzione ai vigneti di Cannonau onde aumentare in un prossimo futuro l’offerta di vini rossi che tanta soddisfazione ci stanno dando».
Riccardo Lo Re