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Rapporto Zoomafie: in Italia ancora troppi reati contro gli animali

Tessa Gelisiodi Tessa Gelisio   
Rapporto Zoomafie: in Italia ancora troppi reati contro gli animali

In Italia si commettono ancora troppi reati contro gli animali e, purtroppo, spesso la regia è quella della criminalità organizzata: è quanto rivela il nuovo Rapporto Zoomafie 2023 di LAV. E, sebbene vi sia stato un blando miglioramento rispetto all’anno scorso, molto deve essere ancora fatto: dagli animali di compagnia usati per i combattimenti clandestini, fino alla caccia e alla pesca di frodo, quello dello scarso rispetto per gli animali è un problema culturale, che coinvolge ancora larghe fette della popolazione.Questo ultimo rapporto di LAV è molto importante, poiché è il primo realizzato dopo l’istituzione, avvenuta lo scorso maggio, della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, che si occupa anche di “indagare sulle attività illecite legate al fenomeno delle cosiddette zoomafie”. Ma cosa si intende per zoomafia e quali sono i reati più frequenti nel nostro Paese?

Cosa si intende per zoomafie

Il termine zoomafie è ormai da decenni entrato nel linguaggio di uso comune, come riflesso delle attività dell’Osservatorio LAV che, dal 1998, si occupa proprio di monitorare i grandi reati a danno degli animali.Il termine si riferisce alle “organizzazioni criminali che traggono profitto dal controllo di attività illegali che hanno al centro gli animali, quali corse clandestine, traffico di specie esotiche e similari”, ma non si limita solo a questo. Sono incluse anche tutte le attività di sfruttamento economico degli animali, di controllo sociale e dominio territoriale, da parte di singoli o, ancora, di gruppi che possono essere appartenenti a cosche mafiose o clan camorristici.

L’origine dei dati del rapporto LAV

La base del rapporto annuale LAV è costituita da un campione statistico di dati pari all’80% di tutte le Procure della Repubblica Italiane, relative a reati quali:

uccisione di animali;maltrattamento di animali;spettacoli e manifestazioni vietati;combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali;uccisione di animali altrui;abbandono e detenzione incompatibile;reati venatori;traffico illecito di animali da compagnia.

Per il report 2023, LAV ha ottenuto i dati di 109 procure sulle 140 interrogate, identificando 7.510 procedimenti avviati nel corso del 2022, con un totale di 3.922 indagati. Si tratta del 10% in meno di casi rispetto all’anno precedente e dell’11% in meno di indagati, anche se bisogna sottolineare come questa sia la porzione sommersa – ovvero nota alle forze dell’ordine – di attività illegali con animali. Una parte considerevole di reati rimane purtroppo ancora sommersa. Detto questo, la proporzione rimane allarmante: a livello nazionale si aprono 25 fascicoli al giorno, uno ogni 58 minuti, con circa 13 indagati al giorno. Nella pratica, ciò si traduce in 14.9 procedimenti e 7.7 indagati ogni 100.000 abitanti.

Quali sono i reati contro gli animali più diffusi

Ma quali sono i reati contro gli animali più diffusi, spesso dovuti all’azione di gruppi organizzati o malavitosi? Purtroppo la lista è molto estesa, anche se la maglia nera spetta all’uccisione di animali (2.676 procedimenti)  – da anni il reato più frequente – seguito da:

maltrattamento di animali: 2.259 procedimenti;abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura: 757 procedimenti;reati venatori: 748 procedimenti;uccisione di animali altrui: 258 procedimenti;traffico di cuccioli: 28 procedimenti;organizzazione di combattimenti fra animali e competizione non autorizzate: 18 procedimenti;spettacoli e manifestazioni vietate: 10 procedimenti.

La provincia di Brescia è quella dove si sono registrati i maggiori casi aperti in Procura, forse anche perché da anni uno degli hotspot del bracconaggio italiano. La provincia dove avvengono meno reati sugli animali è invece quella di Savona.

Combattimenti tra animali, dove le zoomafie regnano

Quello dei combattimenti tra animali rimane un ambito dove la criminalità organizzata ha larghi interessi, perché legato ovviamente al fenomeno delle scommesse clandestine. E oggi si tratta di un reato che trova sfogo anche online, in particolare sui social network, dove non solo vengono raccolte le puntate, ma anche trasmessi gli incontri cruenti.Eppure, si tratta di un fenomeno che le autorità non riescono sempre a identificare con rapidità, anche considerando che nel 2022 l’unica operazione condotta da parte della Polizia di Stato è avvenuta a Canicattì. In ogni caso, dal 1998 al 2002, sono stati sequestrati 1.348 cani e 120 galli, con 559 denunce, 17 arresti e 4 combattimenti interrotti in flagranza.

Cavalli e corse clandestine: un fenomeno anche social

Sempre poiché alimenta il fenomeno delle scommesse illegali, anche le corse clandestine – e, di conseguenza, il maltrattamento di cavalli – continuano a prosperare. Nel 2022 le forze dell’ordine sono intervenute in 6 casi, denunciando 54 persone e sequestrando 5 cavalli. Dal 1998 a oggi, sono 1.389 gli animali sequestrati, 4.223 le persone denunciate e 155 le corse bloccate. Oggi questo crimine approfitta anche dei social – in particolare TikTok, come LAV sottolinea – dove le corse clandestine vengono trasmesse in diretta.Purtroppo, si registrano reati anche nelle gare ufficiali: nel corso del 2022, 48 cavalli appartenenti a corse autorizzate sono risultati positivi a sostanze vietate.

Traffico di cani e irregolarità in allevamenti e canili non autorizzati

Come facile intuire, la mano lunga delle zoomafie raggiunge anche animali da compagnia destinati alle famiglie, con allevamenti e canili di razze particolarmente richieste, sempre per ragioni economiche. Lo scorso anno sono stati posti sotto sequestro 3 canili, per un totale di 390 cani, così come anche 5 allevamenti. Dal 2004 al 2022 sono stati 9.603 i cani e 200 i gatti sequestrati, con ben 103 denunce complessive.Nella maggior parte dei casi, questi animali sono detenuti in condizioni igieniche non consone, senza particolare attenzione alla loro salute e alla loro nutrizione, spesso in spazi angusti. Il maltrattamento non avviene però solo in allevamenti e canili, ma anche con il traffico di cuccioli – sovente dall’estero – destinati al mercato nero. Oltre al danno economico, si tratta spesso di cani strappati anzitempo alle loro madri, in condizioni precarie di salute, costretti a viaggi di ore e ore in condizioni disumane. Dal 2010 a oggi, sono stati sequestrati 7.230 cuccioli di cane e 92 gatti provenienti dal traffico illecito, per un valore economico di 5.857.000 euro.

Contrabbando di fauna e biopirateria: una zoomafia molto attiva in Italia

L’Italia è purtroppo fra i primi Paesi europei dove vengono commessi reati di contrabbando e di biopirateria degli animali. A farne le spese sono soprattutto gli uccelli – più di 5 milioni l’anno, secondo le stime LIPU – con ben 7 hotspot del bracconaggio in tutto lo Stivale.Esemplari come allodole, merli, tordi e sasselli vengono uccisi o catturati con reti per essere venduti sul mercato nero dei richiami vivi per la caccia, mentre gufi, poiane, falchi e nibbi vengono abbattuti perché considerati “nocivi” per le attività dein cacciatori.

Pesca illegale: sui nostri fiumi ci sono i pirati

Avreste mai detto che i nostri fiumi vengono quotidianamente saccheggiati da grandi gruppi organizzati, spesso per la rivendita all’estero di pesce sul mercato nero? Si tratta di una zoomafia particolare, spesso gestita dalla criminalità organizzata dell’Est Europa, che prende letteralmente possesso delle aree verdi vicino ai fiumi, con pescatori “paramilitari” e un sistema radicato di minacce e intimidazioni alle popolazioni locali. Dei pirati a tutti gli effetti, capaci di prendere in ostaggio i nostri fiumi.

Le specie più colpite sono siluri, carpe, lucioperca e anguille, che vengono poi caricati su furgoni senza refrigerazione, per raggiungere i banchi esteri, in particolare di Romania e Germania. Ma vengono venduti anche in Italia: pesce illegale è stato rinvenuto sui mercati ittici di Milano, Roma e di altre città tricolore.

Macellazione clandestina: ancora attiva la “Cupola del Bestiame”

Qualche anno fa LAV aveva coniato il termine “Cupola del Bestiame”, per identificare un grande giro di macellazione clandestina di animali da allevamento affetti da gravi patologie, le cui carni sono poi state immesse sul mercato alimentare.Oggi questo termine rimane valido, poiché in Italia si registrano ancora gravi reati nell’universo dell’allevamento, dalle condizioni di maltrattamento in cui versano gli animali fino alla loro macellazione senza standard etici e igienici, passando per le truffe e le sofisticazioni che subiscono gli alimenti. E non sempre alla base vi è la criminalità organizzata, spesso si tratta anche di grandi realtà del commercio di derivati animali poco attente al benessere dei capi allevati.

Distruggiamo il mare per vendere pesce illegalmente

Quello del malandrinaggio in mare è un fenomeno ancora molto diffuso, che coinvolge soprattutto specie protette, che vengono uccise per venderle su mercati esteri, in particolare in Asia. Ad esempio, ogni anno 70 milioni di squali vengono uccisi per il “finning”, ovvero la rimozione delle loro pinne per alimentare la domanda asiatica: molti di questi provengono dai mari del Vecchio Continente.L’Italia è purtroppo particolarmente attiva sull’uccisione e il contrabbando delle oloturie, come accaduto nel 2021 con la grande operazione “Kalimera”, organizzata dalla Capitaneria di Porto di Taranto. Anche in questo caso, le specie protette erano destinate ai mercati asiatici – Cina fra tutti – tramite l’aiuto di pescatori italiani e grossisti grechi.

Gli altri reati: sofistificazioni alimentati, Internet e crimini minorili

La lunga lista dei reati commessi dalle zoomafie non si ferma di certo ai più famosi. Anzi, ve ne sono alcuni emergenti e anche molto preoccupanti. Ad esempio, LAV rileva:

sofisticazioni alimentari: sono in crescita i sequestri di prodotti alimentari di origine animale non solo edulcorati, ma anche derivati da maltrattamenti, condizioni d’allevamento non consone, doping, abusi farmacologici e molto altro ancora;internet: oggi i reati sugli animali si compiono sempre più con l’avallo della rete, in particolare i social network. Sono ad esempio in aumento le condivisioni di materiali fotografici e video relativi a violenze sugli animali, per alimentare tutte le attività illecite – anche commerciali – connesse. Spesso gli animali subiscono violenze per intimidazione, sempre con l’aiuto della platea dei social;reati minorili: sempre più minori vengono coinvolti in reati sugli animali dalle organizzazioni criminali, in particolare uccisioni, maltrattamenti e combattimenti clandestini. Spesso le violenze sugli animali sono una sorta di rito di passaggio, un modo con cui il giovane dimostra la sua “virilità” ai criminali adulti, un atto di coraggio. 

In definitiva, il quadro italiano sulle zoomafie è davvero allarmante, sintomo di una cultura – purtroppo ancora radicata – di mancanza di rispetto verso gli animali e le loro esigenze.

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