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Disastro pellicce: vere o finte che siano, l’impatto ambientale è enorme

Per quanto più etiche, le pellicce "ecologiche" di ecosostenibile hanno ben poco. Si parla di "elevata presenza di fibre plastiche, altamente inquinanti e ben poco riciclabilii"

Tessa Gelisiodi Tessa Gelisio   
Disastro pellicce: vere o finte che siano, l’impatto ambientale è enorme

Vere o finte che siano, le pellicce hanno un impatto ambientale inimmaginabile. Con sempre più case di moda pronte ad abbandonare la vera pelliccia, per sacrosante motivazioni etiche, sul mercato hanno trovato sempre più spazio le cosiddette pellicce “ecologiche”. E le virgolette sono più che volute: per quanto più etiche, questi capi di ecosostenibile hanno ben poco. Cosa sapere, allora, per non contribuire alla sofferenza degli animali e, al contempo, scegliere delle soluzioni a basso impatto sull’ambiente?

In linea generale, sia la produzione di pellicce vere che di alternative finte è altamente inquinante: ho quindi deciso di raccogliere alcune delle informazioni utili, per permettere a tutti di fare scelte di consumo più consapevoli.

Pellicce vere: non solo un problema etico

Quando si parla di pellicce vere, alla mente non possono che apparire le immagini di animali – visoni, ermellini, procioni e molti altri – rinchiusi in minuscole gabbie, per poi essere abbattuti in modo cruento. Soprattutto sui mercati meno regolamentati, come quelli asiatici, gli esemplari vengono storditi anche con scosse elettriche, affinché il pelo rimanga eretto, e spesso scuoiati ancora vivi. Un fatto davvero inaccettabile nel 2023, quando le alternative alle pellicce di certo non mancano. Eppure la produzione di pellicce vere non è solo una questione di tipo etico, connessa alla salvaguardia e al benessere degli animali. È un problema anche di tipo ambientale, poiché la produzione di questi capi è altamente inquinante. Scopriamo perché.

Inquinamento del suolo e dell’acqua

I grandi allevamenti per la produzione di pellicce, in particolare fuori dall’Unione Europea, sono spesso responsabili di gravi contaminazioni del suolo e delle falde acquifere nei pressi degli impianti.Ad esempio, così come riporta The Free Fur Alliance, nel 2015 sono stati rinvenuti in Lituania più di 31 allevamenti che scaricavano illegalmente liquami nei pressi di campi coltivati, alterando per sempre la salubrità del suolo. Nel 2012, invece, uno studio della Acadia University ha dimostrato come l’industria della pelliccia in Nuova Scozia, in Canada, fosse responsabile della contaminazione delle acque di ben 9 grandi laghi.

Dalle pellicce danni alla biodiversità

Non è però tutto, poiché nei pressi degli allevamenti di pellicce spesso si registrano gravi danni alla biodiversità. È sempre The Free Fur Alliance a sottolinearlo, raccogliendo i dati di alcuni studi condotti negli ultimi anni.Negli Stati Uniti, in particolare, l’area circostante agli allevamenti è spesso disseminata di trappole per animali selvatici: questi ultimi, quali grandi predatori come lupi, sono proprio attirati dalla presenza di visoni ed ermellini rinchiusi nelle strutture. Queste trappole, spesso avvelenate, sono però a-specifiche e stanno causando la morte di molti animali.

L’Europa, invece, ancora sta facendo i conti con la fuga di alcuni animali alieni – ovvero non autoctoni – da questi allevamenti, in particolare in Danimarca. Furetti, visoni ed ermellini di origine nordamericana e asiatica, scappati dalle gabbie e trovato rifugio nei boschi, si sono riprodotti velocemente danneggiando e sostituendo le specie autoctone, con enormi danni ai delicati equilibri naturali, come da noi accaduto con le nutrie.

Pellicce vere? Pericolose anche per la salute

Tutti ricorderanno quando, nei primi e concitati mesi della pandemia, la Danimarca si trovò a gestire dei rapidi contagi da Covid all’interno degli allevamenti di visoni. Il rischio che il virus potesse ulteriormente mutare, portando a varianti più pericolose, costrinse il governo locale a ordinare l’abbattimento di milioni di capi.Eppure, non c’è bisogno di attendere una pandemia mondiale per scoprire che le pellicce vere sono dannose anche per la salute. Prima di arrivare sul mercato, il manto di visoni e altre specie è sottoposto a trattamenti chimici, affinché sia sempre lucido, morbido e duraturo nel tempo. Gli studi condotti in tutta Europa hanno confermato la contaminazione da formaldeide, etossilati, metalli pesanti e ftalati. Tutti elementi che la letteratura scientifica ha ormai ampiamente dimostrato essere non solo probabilmente cancerogeni, ma anche degli interferenti endocrini.

Pellicce finte: cosa c’è di ecologico?

Perché le pellicce finte vengono chiamate “ecologiche”? Per quanto siano maggiormente etiche, e la scelta di punta per chi non vuole indossare capi provenienti dalla sofferenza animale, di ecologico hanno ben poco.

Se si analizzano i materiali con cui le pellicce finte vengono realizzate, emerge infatti chiaramente l’elevata presenza di fibre plastiche, altamente inquinanti e ben poco riciclabili. La composizione tipica di una pelliccia “ecologica” infatti prevede:

cotone;viscosa;acrilico;modacrilico;poliestere;nylon.

Fatta eccezione per il cotone, queste fibre sono le principali responsabili del rilascio di microplastiche nell’ambiente – più di 700.000 per ogni ciclo di lavaggio – e, fatto non meno importante, non sempre è possibile riciclarle. Inoltre, per produrle servono grandi quantità di energia e di acqua, con peraltro il rilascio di scarti di produzione tossici. E se la questione ambientale non fosse sufficiente ad allertare gli irriducibili della pelliccia ecologica, ci si aggiunga quella di salute: questi materiali sono poco traspiranti e, nei soggetti ipersensibili, possono essere causa di dermatiti da contatto e allergie.

Quali alternative per la pelliccia finta?

Se proprio non si vuole rinunciare alla pelliccia finta, è indispensabile fare delle scelte di consumo consapevoli. abiti usati, vintage,

privilegiando quei produttori – spesso di nicchia – che stanno investendo su pellicce finte completamente biocompatibili, impiegando estratti vegetali, miceti e altre fibre completamente biodegradabili.Ancora, si può optare per le fibre sintetiche, purché di riciclo. Ad esempio, da qualche anno a questa parte sono disponibili sul mercato diverse pellicce finte ricavate dal recupero del PET, ovvero la plastica delle bottigliette.In definitiva, sia la pelliccia vera che quella finta sono inquinanti: prestiamo attenzione, di conseguenza, quando acquistiamo nuovi capi per il nostro armadio.

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