Avete mai sentito parlare di PCB nel cibo? Sebbene quello della contaminazione alimentare con questi composti chimici sia un problema studiato dalla scienza ormai da decenni, non si può dire che la popolazione generale ne sia sempre stata debitamente informata. E così molti ignorano rischi e pericoli, con conseguenze anche gravi sulla salute e sulla fertilità. Ma cosa sono i PCB e quali sono i cibi più contaminati?Introdotti a partire dagli anni ‘30 dello scorso secolo per i più svariati scopi industriali, i PCB sono delle sostanze chimiche altamente inquinanti, tanto da aver contaminato negli anni le acque e il suolo e, conseguentemente, anche la catena alimentare. Oggi gli enti europei – l’EFSA, in particolare – ne hanno limitato fortemente il ricorso, ma la contaminazione rimane. Che fare?
Cosa sono i PCB?
Con la sigla PCB si identificano i policlorobifenili, una classe di composti organici clorurati, impiegati per anni in moltissime applicazioni industriali. Si tratta, infatti, di sostanze chimiche difficilmente solubili in acqua – ma facilmente nei grassi – che si caratterizzano per essere ottimi conduttori termici, rimanendo invece degli isolanti elettrici.
Largamente impiegati fino alla fine degli anni ‘70, data la loro stabilità chimica, come riporta l’EPA sono stati ampiamente usati per:
- facilitare la produzione della plastica;
- come isolanti in trasformatori e condensatori;
- produrre dispositivi elettrici, come elettromagneti, voltmetri e altro ancora;
- isolare i cavi elettrici;
- migliorare l’isolamento termico di fibra di vetro, feltro, schiume e molto altro ancora;
- aumentare l’aderenza alle superfici degli adesivi;
- nelle lampade a fluorescenza;
- nei sistemi idraulici motorizzati e, ancora, nella lubrificazione dei motori.
Nonostante i PCB siano stati vietati in gran parte dei Paesi industrializzati a partire dagli anni ‘80 – e dal 2001, con la Convenzione di Stoccolma, nei 150 Paesi firmatari – la contaminazione rimane tutt’oggi. Questo perché si tratta di inquinanti pressoché perenni, rimarranno quindi nel suolo e nelle acque per moltissimi secoli, data la loro forte stabilità chimica e scarsa solubilità, se non nei grassi.
Gli effetti sulla salute e sulla fertilità dei PCB
Negli anni sono stati scoperti gravi effetti sulla salute – e, in particolare, sulla fertilità – dell’esposizione umana ai PCB. E sono proprio le conseguenze sull’uomo, oltre che sull’ambiente, ad aver portato a un così esteso divieto a livello internazionale. Ma quali rischi si corrono? In generale, i PCB:
- aumentano il rischio di cancro: l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) li ha classificati come probabili cancerogeni, a seguito di studi epidemiologici che hanno rilevato un’associazione tra esposizione ai PCB e aumento di melanomi, tumori al fegato e alla cistifellea;
- sono degli interferenti endocrini: similmente a quanto accade con ftalati e BPA, i PCB modificano la produzione ormonale e, in particolare, attaccano la tiroide. Le ricerche evidenziano marcati problemi di sviluppo sessuale e di fertilità, in particolare con l’uomo – con seme infertile – ma anche con una ridotta produzione di ovuli femminili;
- danneggiano il sistema immunitario: l’esposizione a queste sostanze chimiche aumenta il rischio di sviluppare patologie autoimmuni;
- alterano il sistema nervoso: in particolare, questi composti possono interferire con lo sviluppo neurologico del feto e dei primi anni di vita del bambino;
- aumentano il rischio cardiovascolare: danneggiano infatti le pareti dei vasi sanguigni, rendendole meno elastiche, e le funzionalità del cuore.
PCB nel cibo: cosa sapere
Purtroppo, la principale esposizione umana ai PCB è rappresentata dall’alimentazione. Questo perché, a quasi quarant’anni dal divieto europeo – introdotto nel 1985 – questi composti rimangono ancora largamente presenti nell’ambiente.
Come avviene la contaminazione del cibo
Innanzitutto, è necessario comprendere come i PCB finiscano nella catena alimentare. Il processo è il medesimo che, purtroppo, coinvolge moltissimi altri inquinanti:
- Rilascio nell’ambiente: negli anni, la produzione industriale ha rilasciato grandi quantità di PCB nell’ambiente, sia attraverso gli scarichi delle fabbriche che con gli stessi manufatti che li contenevano;
- Contaminazione di acqua e suolo: una volta rilasciati nell’ambiente, questi composti sono penetrati nel suolo e hanno contaminato le falde acquifere, dove sono destinati a rimanere per secoli, data la loro stabilità chimica. Inoltre, proprio poiché stabili, possono essere portati a grande distanza dai siti di rilascio con il vento e le piogge;
- Contaminazione degli animali: con la permanenza in ambienti inquinati, gli animali hanno iniziato ad assorbire grandi quantità di PCB, che si sono accumulati nei loro tessuti adiposi, data la solubilità di queste sostanze con i grassi. Si è verificato quindi un fenomeno di bioaccumulo, a partire dagli animali marini fino a quelli terrestri, attraverso l’attività predatoria di molte specie;
- Contaminazione della catena alimentare umana: poiché molte specie animali colpite da queste sostanze sono stabilmente nella catena alimentare umana, anche l’uomo è stato contaminato.
I cibi più contaminati da PCB
In linea generale, sono gli alimenti di origine animale a essere maggiormente contaminati da questi composti chimici, proprio poiché facilmente solubili nei grassi. Dal 2018, l’EFSA ha imposto ai produttori delle nuove soglie limite, pari a non più di due picogrammi per ogni chilo di prodotto alimentare. Nel 2010, uno studio sempre dell’EFSA ha analizzato più di 12.000 prodotti alimentari, identificando le maggiori contaminazioni in:
- pesce grasso, come salmone, sgombro, anguilla e aringa;
- carne grassa, in particolare le rosse e la selvaggina
- uova, sia di gallina che di oca e anatra;
- latte bovino e tutti i derivati, come i latticini.
Livelli di contaminazione ridotti, o addirittura assenti, sono invece stati rilevati negli alimenti di origine vegetale.
Come ridurre l’esposizione da PCB
Per quanto le normative europee siano molto rigide sul fronte dei livelli di contaminazione dei cibi, vi sono alcune pratiche che possono ulteriormente limitare l’esposizione ai PCB:
- controllare le origini degli alimenti, in particolare del pesce: è sempre indicato scegliere esemplari pescati in aree a bassa contaminazione o, ancora, da allevamento in ambiente controllato;
- ridurre il consumo di alimenti di origine animale, dove la contaminazione è più elevata;
- rimuovere la parte grassa della carne, dove è più probabile si accumulino PCB.
In definitiva, gli inquinanti perenni rappresenteranno ancora a lungo un rischio alimentare, ma con normative rigide e buone abitudini quotidiane, l’esposizione può essere enormemente ridotta.
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