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Giornata della Terra 2023 (Earth Day): cosa è il rewilding

Tessa Gelisiodi Tessa Gelisio   
Giornata della Terra 2023 (Earth Day): cosa è il rewilding

Si avvicina sempre più l’annuale appuntamento con l’Earth Day, la Giornata della Terra voluta dalle Nazioni Unite, per accendere i riflettori sui problemi ambientali che affliggono il nostro Pianeta. Dall’inquinamento atmosferico a quello ambientale, passando per la scarsità di risorse idriche e la perdita di biodiversità, purtroppo la Terra è malata. Ed è proprio per questo che è giunto il momento di invertire la rotta, così come suggerisce il tema dell’edizione 2023: “Invest in our Planet”, investiamo nel nostro Pianeta.Fra le varie idee e iniziative che animano l’Earth Day 2023, nelle ultime settimane si è discusso molto di rewilding. Di che cosa si tratta?

Giornata della Terra: cos’è e tematiche 2023

Prima di entrare nel dettaglio del rewilding, è utile spiegare come sia nata la Giornata della Terra, quali siano gli scopi dell’iniziativa e le tematiche che verranno trattate per l’edizione 2023.

Earth Day: la storia in pillole

La Giornata della Terra – o Earth Day – è una ricorrenza voluta dalle Nazione Unite, che si celebra ogni 22 aprile. L’iniziativa coinvolge oltre 193 Paesi e ha come scopo quello di accendere i riflettori sui vari problemi ambientali che affliggono il nostro Pianeta.L’Earth Day nacque nel 1969, quando durante una conferenza UNESCO John McConnell – attivista per la pace – propose di istituire una giornata per onorare la Terra e le sue risorse. La prima Giornata della Terra venne celebrata il successivo 21 marzo del 1970, in concomitanza con l’equinozio di primavera. Un mese e un giorno più tardi, il 22 aprile, più di 20 milioni di cittadini statunitensi si mobilitarono in favore del Pianetya, in una delle manifestazioni ambientaliste più grandi di sempre. Per questa ragione, da allora la Giornata della Terra viene celebrata proprio il 22 aprile.Ogni anno l’Earth Day cerca di riportare il tema ambientale al centro del dibattito pubblico e politico, per rispondere in modo mirato alle problematiche che stanno mettendo a repentaglio l’ambiente.

Invest in our Planet: la tematica del 2023

Per la Giornata della Terra 2023, le Nazioni Unite hanno pensato alla tematica “Invest in our Planet”, ovvero “investire nel nostro Pianeta”. L’obiettivo è quello di “rendere tutti responsabili” nella salvaguardia della Terra, dai singoli cittadini con piccole azioni quotidiane alle istituzioni, passando per le grandi aziende.“Nel 2023 dobbiamo stringere una nuova partnership per il Pianeta” – spiega Kathleen Rogers, Presidente di EarthDay.org – “Le imprese, i governi e la società civile hanno eguali responsabilità nell’agire contro la crisi climatica e nell’accendere quella scintilla per velocizzare la transizione verso un futuro verde, prospero ed equo. Dobbiamo unirci per la rivoluzione verde e la salute delle generazioni future, è arrivato il momento di investire nel nostro Pianeta”.

Cosa è il rewilding

Da qualche anno a questa parte si parla sempre più spesso di rewilding, una disciplina che mira al ripristino della biodiversità in zone un tempo floride, oggi danneggiate dall’azione dell’uomo. Non si tratta però di semplici tecniche di restauro ecologico, ma di un sistema integrato di conoscenze e applicazioni scientifiche che possa permettere alla stessa natura di autosostenersi, con il minimo intervento da parte dell’uomo.Noto anche come rinaturalizzazione, le discipline alla base del rewilding hanno come obiettivo quello “di lasciare fare alla natura il suo corso”, ovvero di ripristinare i processi naturali interrotti dall’uomo e permettere agli stessi ecosistemi di diventare autosufficienti.

Cosa prevede il rewilding

Il rewilding si propone di ripristinare le condizioni originarie degli ecosisistemi prima dei danneggiamenti causati dall’uomo – con la deforestazione, la caccia indiscriminata, la cementificazione – affinché possano tornare a svilupparsi in modo autonomo. Ma in che modo si opera per rinaturalizzare queste aree?

Studio e analisi profonda delle aree da rinaturalizzare, con una grande ricerca sulle specie animali e vegetali che un tempo abitavano questi luoghi, l’analisi dei corsi d’acqua e lo studio delle precipitazioni;Ripristino iniziale delle aree verdi, con l’eliminazione di strutture umane e il recupero dei tracciati naturali dei corsi d’acqua, deviati dall’uomo con canali e dighe;Reintroduzione di specie animali scomparse, nel tentativo di ricreare la popolazione originaria e favorire lo sviluppo di colonie autosufficienti.

Uno dei progetti di rewilding più famoso è quello realizzato nel Parco dello Yellowstone, negli Stati Uniti. A causa della caccia indiscriminata, il lupo per decenni è mancato dal parco, portando a forti disequilibri. Le popolazioni di cervi e di alci si sono infatti moltiplicate a dismisura, determinando un veloce decadimento di specie vegetali, come i manti erbosi, i salici e i pioppi. Il ripristino della vegetazione originaria, così come di alcuni corsi d’acqua, e la reintroduzione del lupo hanno portato a un’equilibrata biodiversità, con un controllo naturale degli ungulati e il recupero di varietà vegetali scomparse.

 I vantaggi del rewilding

Sono molti i vantaggi che i progetti di rewilding già avviati hanno dimostrato di poter garantire:

Il ripristino delle condizioni naturali, come prima della distruazione da parte dell’uomo;Il recupero di ecosistemi in grado di sostenersi in modo assolutamente autonomo, secondo i normali ritmi evolutivi della naturai;Il ritorno a una prosperità naturale che si pensava ormai perduta.

Ovviamente, il rewilding non è l’unica soluzione possibile per aiutare questo Pianeta malato a riprendersi. Qualsiasi intervento ambientale, mediato o meno dall’uomo, risulta oggi indispensabile per salvaguardare gli ecosistemi e incentivare la lotta contro i cambiamenti climatici!

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Tessa Gelisiodi Tessa Gelisio   
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